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Accesso abusivo: la Cassazione sulla pena pecuniaria

Un ex socio e amministratore accede al sistema informatico aziendale dopo aver ceduto le quote, sottraendo dati sensibili per fini concorrenziali. La Corte di Cassazione conferma la condanna per accesso abusivo a sistema informatico, specificando che l’accesso è illecito se compiuto per finalità estranee a quelle per cui è stato autorizzato, anche in possesso di credenziali valide. Tuttavia, la sentenza annulla la quantificazione della pena pecuniaria sostitutiva, rinviando alla Corte d’Appello per un nuovo calcolo basato sulle reali condizioni economiche dell’imputato, in linea con i recenti principi costituzionali.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accesso abusivo: la Cassazione sulla pena pecuniaria

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di accesso abusivo a sistema informatico da parte di un ex socio, fornendo chiarimenti cruciali sulla configurabilità del reato anche per chi possiede credenziali valide e sui criteri di calcolo della pena pecuniaria sostitutiva. La decisione sottolinea come la finalità dell’accesso sia determinante per stabilirne l’illiceità e interviene sulla necessità di personalizzare la sanzione economica in base alle condizioni dell’imputato.

I Fatti: La Sottrazione di Dati Aziendali

Il caso riguarda un imprenditore, ex socio e amministratore di una società, che, dopo aver accettato l’offerta di acquisto delle proprie quote da parte di un altro socio, ha continuato ad accedere al sistema di posta elettronica aziendale. In un arco temporale di circa tre settimane, ha trasferito un ingente quantitativo di dati riservati, tra cui schede tecniche di clienti e prodotti, dal suo account aziendale a quello personale. Successivamente, ha avviato un’attività nello stesso settore commerciale, ponendosi in diretta concorrenza con la sua ex società.

La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità per il reato di accesso abusivo a sistema informatico (art. 615-ter c.p.), condannandolo a una pena di sei mesi di reclusione, poi sostituita con una multa di 45.000 euro.

La Configurabilità del Reato di Accesso Abusivo a Sistema Informatico

L’imputato ha sostenuto in Cassazione che il suo accesso non poteva considerarsi ‘abusivo’, poiché al momento dei fatti era ancora formalmente amministratore e dipendente della società, autorizzato a utilizzare il sistema con le proprie credenziali personali.

Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato questa tesi, richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali. Il reato si configura non solo quando si violano le misure di sicurezza, ma anche quando un soggetto, pur abilitato, accede o si mantiene nel sistema per finalità “ontologicamente estranee” a quelle per le quali gli è stata concessa l’autorizzazione.

In questo caso, l’accesso non era finalizzato a perseguire un interesse della società, ma a soddisfare un interesse personale: entrare in possesso di informazioni riservate per sfruttarle in una futura attività concorrenziale. Questa finalità extra-sociale rende la condotta illecita e integra pienamente il reato contestato.

L’Aggravante dell’Operatore di Sistema: Quando si Applica?

Un altro punto contestato era l’applicazione dell’aggravante per aver commesso il fatto in qualità di ‘operatore di sistema’. La difesa sosteneva che l’imputato fosse un semplice utente e non un tecnico con poteri di modifica del sistema.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al ricorrente. La Corte ha chiarito che l’operatore di sistema non è solo chi opera materialmente ‘sul’ sistema, ma chiunque sia abilitato a modificarne i contenuti o la struttura. Nel caso specifico, era emerso che l’imputato aveva commissionato a un consulente informatico delle modifiche al sistema operativo, funzionali proprio a facilitare la sottrazione dei dati. Questo potere di intervento, anche se esercitato tramite terzi, è stato ritenuto sufficiente per qualificarlo come operatore di sistema, giustificando così l’aggravante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto infondati i motivi di ricorso relativi all’esistenza del reato e all’applicazione dell’aggravante. Ha ribadito che il bene giuridico tutelato dall’art. 615-ter c.p. è il cosiddetto ‘domicilio informatico’, inteso come uno spazio virtuale di pertinenza della persona, il cui accesso è subordinato alla volontà del titolare. La violazione di questa volontà, anche da parte di un soggetto autorizzato che agisce però per scopi illeciti, integra il reato. Il dolo è stato considerato evidente dalle modalità della condotta (trasferimento massivo di dati, in orari serali e festivi) e dalla finalità concorrenziale.

Tuttavia, la Corte ha accolto l’ultimo motivo di ricorso, relativo al trattamento sanzionatorio. La Corte d’Appello aveva determinato la pena pecuniaria sostitutiva applicando un tasso di conversione di 250 euro per ogni giorno di detenzione, senza fornire alcuna motivazione specifica. Questa scelta è stata giudicata illegittima alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 28 del 2022. Tale pronuncia ha stabilito che il giudice, nel convertire la pena detentiva, deve personalizzare l’importo giornaliero tenendo conto delle ‘complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare’. L’applicazione automatica di un importo elevato senza motivazione viola i principi di eguaglianza e di finalità rieducativa della pena.

Le Conclusioni: la Rideterminazione della Pena

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino, che dovrà rideterminare l’importo della pena pecuniaria. Il nuovo giudice dovrà fornire una motivazione adeguata, basando il calcolo del valore giornaliero su una valutazione concreta della situazione economica dell’imputato, come imposto dai principi costituzionali. La condanna per il reato di accesso abusivo, invece, è diventata definitiva.

Quando l’accesso a un sistema informatico con credenziali valide diventa un reato di accesso abusivo?
L’accesso diventa abusivo quando, nonostante si possiedano credenziali valide, viene effettuato per finalità ontologicamente estranee e contrarie agli interessi del titolare del sistema, per i quali l’autorizzazione era stata concessa. Nel caso specifico, l’accesso era finalizzato a sottrarre dati per un vantaggio personale e concorrenziale, non per svolgere le proprie mansioni aziendali.

Chi può essere considerato ‘operatore di sistema’ ai fini dell’aggravante prevista dall’art. 615-ter cod. pen.?
È considerato ‘operatore di sistema’ non solo il mero utente, ma chiunque sia autorizzato a modificare i contenuti o la struttura del sistema. La sentenza chiarisce che tale qualifica spetta anche a chi, come l’amministratore nel caso di specie, ha il potere di commissionare a terzi interventi tecnici sul sistema per perseguire i propri scopi illeciti.

Come si calcola la pena pecuniaria che sostituisce una pena detentiva?
Secondo la sentenza, che recepisce i principi della Corte Costituzionale, il calcolo non può essere automatico. Il giudice ha l’obbligo di motivare l’importo del valore giornaliero scelto per la conversione, personalizzandolo sulla base di una valutazione effettiva delle condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare, al fine di garantire una pena proporzionata ed equa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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