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Accertamento tecnico irripetibile: validità e garanzie

Un individuo, accusato di rapina aggravata sulla base di una corrispondenza del DNA da una banca dati, ha impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La difesa sosteneva l’inutilizzabilità della prova genetica, in quanto l’accertamento tecnico irripetibile sarebbe stato eseguito senza le dovute garanzie difensive. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo un principio fondamentale: l’obbligo di avvisare il difensore sorge solo se esistono già indizi di reità a carico di una persona prima dell’esame. Se la persona diventa sospettata proprio a seguito dei risultati del test, la prova è valida. La misura cautelare è stata confermata per l’elevato rischio di recidiva.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accertamento Tecnico Irripetibile: La Cassazione Chiarisce le Garanzie Difensive

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3194 del 2024, offre un importante chiarimento sui confini delle garanzie difensive nell’ambito dell’accertamento tecnico irripetibile. La decisione analizza il caso di un’indagine per rapina in cui la prova chiave era costituita dal DNA rinvenuto su una pistola giocattolo, confrontato con i profili genetici presenti in una banca dati. La questione centrale riguarda la validità di tale prova quando l’interessato non era ancora formalmente indagato al momento del test.

La Vicenda Processuale: Rapina e Prova del DNA

Il caso ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di un soggetto per il reato di rapina aggravata in concorso. L’elemento probatorio principale a suo carico era il profilo genetico estratto dal grilletto di una pistola giocattolo, utilizzata durante la rapina e rinvenuta nelle vicinanze. Questo profilo era risultato compatibile con quello dell’indagato, già presente nelle banche dati delle forze dell’ordine a seguito di un precedente procedimento.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando la validità di tale prova. Il motivo principale del ricorso si fondava sulla presunta violazione delle garanzie difensive, in quanto l’accertamento tecnico sul DNA, per sua natura irripetibile, sarebbe stato eseguito senza il preventivo avviso al difensore.

L’Eccezione sull’Accertamento Tecnico Irripetibile e le Garanzie

Il cuore dell’argomentazione difensiva poggiava sull’articolo 360 del codice di procedura penale, che disciplina l’accertamento tecnico irripetibile. Secondo la difesa, anche se il proprio assistito non era formalmente iscritto nel registro degli indagati al momento del test, vi erano già sufficienti elementi per considerarlo un potenziale sospettato. Di conseguenza, l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto notificargli l’intenzione di procedere all’esame per permettergli di nominare un consulente di parte.

L’inutilizzabilità di questa prova, considerata l’unica di un certo peso a carico dell’indagato, avrebbe dovuto, secondo il ricorrente, comportare l’annullamento della misura cautelare.

La Decisione della Corte: la Validità dell’Accertamento Tecnico Irripetibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e fornendo una motivazione chiara e lineare. I giudici supremi hanno sottolineato un aspetto cruciale: il fattore temporale. L’obbligo di fornire l’avviso per un accertamento tecnico irripetibile sorge quando un soggetto, pur non essendo formalmente indagato, sia già stato raggiunto da concreti e specifici indizi di reità.

Nel caso di specie, la situazione era opposta: l’indagato è diventato un sospettato esclusivamente a seguito dell’esito della comparazione del DNA. Prima di quel momento, non esistevano elementi investigativi che lo collegassero alla rapina. Il suo profilo genetico era semplicemente uno dei tanti presenti nella banca dati. Pertanto, al momento dell’esame tecnico, non esisteva alcun obbligo di garanzia nei suoi confronti, poiché la sua posizione non era ancora stata individualizzata.

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevanti le altre doglianze difensive, come la mancanza di riconoscimento fotografico o di riprese video, considerata la professionalità con cui gli autori del reato avevano agito, travisandosi e pianificando la fuga per evitare le telecamere.

Le Motivazioni sulla Sussistenza delle Esigenze Cautelari

Oltre a confermare la validità del quadro indiziario, la Cassazione ha ritenuto infondate anche le censure relative alle esigenze cautelari. L’ordinanza impugnata aveva adeguatamente motivato la sussistenza di un concreto e attuale rischio di recidiva. Tale rischio era desunto non solo dalla gravità del fatto e dalle modalità professionali dell’azione criminale (che includeva l’appropriazione dell’arma di ordinanza di una delle vittime), ma anche dai precedenti penali specifici dell’indagato per reati contro il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale. Questi elementi, nel loro complesso, delineavano un profilo di spiccata pericolosità sociale che giustificava il mantenimento della misura della custodia cautelare in carcere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia consolida un importante principio di diritto processuale: la validità di un accertamento tecnico irripetibile eseguito senza avviso al difensore è subordinata al momento in cui emergono gli indizi a carico di una persona. Se l’individuazione del sospettato è il risultato e non il presupposto dell’accertamento, le garanzie difensive non sono violate. Questa sentenza assume particolare rilevanza nell’era delle indagini scientifiche e dell’uso sempre più massiccio delle banche dati, tracciando un confine netto tra la fase esplorativa dell’indagine e quella in cui i diritti di difesa di un soggetto specifico devono essere pienamente attivati.

Quando è obbligatorio l’avviso al difensore per un accertamento tecnico irripetibile?
Secondo la sentenza, l’avviso è obbligatorio quando il soggetto, pur non essendo formalmente indagato, è già concretamente raggiunto da indizi di reità prima che l’accertamento venga eseguito. Non è necessario se la persona diventa un sospettato proprio a seguito dei risultati dell’accertamento stesso.

La prova del DNA trovata su un oggetto e confrontata con una banca dati è utilizzabile se l’interessato non era ancora un sospettato?
Sì. La Corte ha stabilito che se l’identificazione di un sospettato avviene proprio grazie alla comparazione tra la traccia genetica rinvenuta sulla scena del crimine e il profilo presente in una banca dati, l’accertamento tecnico è pienamente utilizzabile, in quanto al momento del test non vi erano ancora indizi specifici contro quella persona.

Quali elementi giustificano il mantenimento della custodia cautelare in carcere in questo caso?
La Corte ha confermato la custodia cautelare basandosi sul concreto e attuale rischio di recidiva, desunto dalle modalità professionali della rapina, dall’elevata gravità del reato e dalla pregressa condanna dell’indagato per reati contro il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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