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Accertamenti tecnici irripetibili: le impronte digitali

Un indagato in custodia cautelare per detenzione di un’arma da guerra ha presentato ricorso, sostenendo l’inutilizzabilità delle prove basate sulle sue impronte digitali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che il rilevamento e l’esaltazione delle impronte non sono considerati accertamenti tecnici irripetibili ai sensi dell’art. 360 c.p.p., bensì attività urgenti di polizia giudiziaria (art. 354 c.p.p.) che non richiedono le medesime garanzie difensive. La Corte ha inoltre confermato la sussistenza dei gravi indizi e la correttezza della misura cautelare più afflittiva, basata sulla precedente inaffidabilità del soggetto.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accertamenti tecnici irripetibili: la Cassazione chiarisce i limiti sulle impronte digitali

Nel contesto delle indagini penali, la raccolta delle prove tecniche è un momento cruciale che deve bilanciare l’efficacia investigativa con il diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione si è soffermata sulla qualificazione degli accertamenti tecnici irripetibili, tracciando una linea netta tra le diverse fasi dell’analisi delle impronte papillari e le relative garanzie difensive. Il caso riguardava la detenzione di un fucile mitragliatore e la validità delle prove raccolte.

I Fatti del Caso

Il Tribunale del riesame confermava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, gravemente indiziato per la detenzione di un fucile mitragliatore privo di punzonatura. L’indagato, tramite il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione lamentando tre principali violazioni di legge:

1. Errata procedura di analisi delle impronte: Secondo la difesa, l’esaltazione delle impronte digitali rinvenute sul sacco che conteneva l’arma avrebbe dovuto seguire le garanzie previste per gli accertamenti tecnici irripetibili (art. 360 c.p.p.), con avviso al difensore. Il Tribunale aveva invece ritenuto tale attività non soggetta a dette garanzie, anche perché al momento del ritrovamento si procedeva contro ignoti.
2. Carenza di gravi indizi: Il ricorrente sosteneva che le impronte, trovandosi solo sul sacco e non direttamente sull’arma, non costituissero un indizio sufficiente. Contestava inoltre il reato di porto d’armi, asserendo che il ritrovamento era avvenuto su un terreno privato.
3. Inadeguatezza della misura cautelare: La difesa criticava la scelta della custodia in carcere, ritenendola immotivata rispetto a misure meno afflittive come gli arresti domiciliari.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, giudicandolo infondato in ogni suo punto. I giudici di legittimità hanno confermato la piena correttezza del ragionamento del Tribunale del riesame, fornendo importanti chiarimenti sulla natura delle attività di rilevamento delle impronte digitali e sulla valutazione degli indizi e delle esigenze cautelari.

Le Motivazioni: la distinzione tra prelievo e analisi negli accertamenti tecnici

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra l’attività di rilevamento delle impronte e l’analisi comparativa successiva. La Corte ha stabilito che:

* Il rilevamento non è un atto irripetibile: L’attività di esaltazione delle impronte digitali, anche se eseguita con tecniche chimico-fisiche complesse, costituisce una fase prodromica e materiale. È un’operazione di ‘prelievo e messa in sicurezza del reperto’ che rientra nella disciplina degli atti urgenti di polizia giudiziaria (art. 354 c.p.p.). Questa fase non presuppone un’attività valutativa tecnico-scientifica e quindi non è soggetta alle garanzie degli accertamenti tecnici irripetibili dell’art. 360 c.p.p.
* La comparazione è l’atto ripetibile: L’accertamento vero e proprio, che consiste nella comparazione tra l’impronta esaltata e quella dell’indagato, è invece pacificamente ripetibile. L’impronta, una volta ‘fissata’, conserva le sue caratteristiche e può essere sottoposta a nuovi e ripetuti esami.
* Indizi sufficienti e porto d’armi: La Corte ha considerato fortemente indiziante la presenza delle impronte sul sacco, poiché chi maneggia l’involucro per seppellire un’arma compie un’azione deliberata e non casuale. Inoltre, ha ribadito il principio secondo cui il reato di porto abusivo d’arma sussiste anche su un terreno privato, se questo è liberamente accessibile a una generalità di persone.
* Scelta della misura cautelare: La decisione di applicare la custodia in carcere è stata ritenuta legittima. Il giudice ha correttamente basato la sua valutazione sul pericolo di reiterazione del reato, desumendolo dalla condotta dell’indagato in un altro procedimento, dove aveva violato le prescrizioni di una misura meno grave. Questo dimostra una sua inaffidabilità e un’inclinazione a non rispettare le regole.

Le Conclusioni: Implicazioni pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un importante principio di procedura penale: non tutte le attività tecniche investigative richiedono l’attivazione delle piene garanzie difensive previste per gli accertamenti tecnici irripetibili. La fase di raccolta e conservazione della prova materiale, come il rilevamento di impronte, è distinta dalla sua successiva analisi valutativa. Tale distinzione ha significative implicazioni pratiche, poiché consente alla polizia giudiziaria di agire con speditezza nella fase iniziale delle indagini per assicurare le fonti di prova, senza che ciò comprometta il diritto di difesa, che potrà essere pienamente esercitato nella fase successiva di analisi e comparazione del reperto.

L’esaltazione delle impronte digitali è un accertamento tecnico irripetibile che richiede le garanzie difensive dell’art. 360 c.p.p.?
No, la Corte ha stabilito che l’individuazione e il rilevamento delle impronte sono operazioni urgenti di natura materiale, prodromiche all’analisi comparativa. Rientrano nella disciplina dell’art. 354 c.p.p. e non richiedono le garanzie previste per gli accertamenti irripetibili.

La presenza di impronte solo sul sacco contenente un’arma, e non sull’arma stessa, è sufficiente a costituire un grave indizio di colpevolezza?
Sì, la Corte ha ritenuto che toccare e maneggiare l’involucro per seppellire un’arma è un’azione fortemente indiziante, non casuale, che collega in modo significativo la persona all’oggetto del reato.

Un giudice può basare la scelta della custodia cautelare in carcere su una condotta tenuta dall’indagato in un altro procedimento penale?
Sì, la sentenza conferma che, per valutare il pericolo di reiterazione del reato e l’adeguatezza della misura, il giudice può legittimamente considerare elementi desunti da altri procedimenti, come la violazione di prescrizioni cautelari meno afflittive, in quanto indicativi dell’inaffidabilità del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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