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Accensioni Pericolose: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un PM contro un’assoluzione per il reato di accensioni pericolose. L’imputato, che aveva acceso fuochi d’artificio in una via pubblica, era stato assolto perché non vi era un pericolo concreto per le persone. La Cassazione ha confermato che per configurare il reato non basta l’esplosione in luogo abitato, ma serve la possibilità concreta di un danno all’incolumità pubblica.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accensioni Pericolose: Non Basta Sparare Fuochi in Strada per il Reato

L’accensione di fuochi d’artificio in luoghi pubblici è una pratica diffusa, ma quando diventa penalmente rilevante? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22505 del 2024, offre un chiarimento cruciale sul reato di accensioni pericolose previsto dall’art. 703 del codice penale, sottolineando la necessità di un pericolo concreto e non solo presunto. La pronuncia conferma l’assoluzione di un individuo accusato di aver esploso fuochi pirotecnici in una pubblica via, stabilendo principi importanti per la corretta interpretazione della norma.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla decisione del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di assolvere un soggetto dall’accusa di accensioni pericolose. L’imputato aveva acceso sette batterie di fuochi d’artificio in una strada pubblica. Nonostante la richiesta di condanna del Pubblico Ministero, il GIP lo ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”.
La decisione si basava sull’analisi delle videoriprese, dalle quali emergeva che al momento dell’esplosione non vi erano persone nelle vicinanze la cui incolumità potesse essere messa a rischio. Secondo il giudice, mancava quindi un elemento essenziale del reato: il pericolo effettivo per la pubblica incolumità.

Il Ricorso del Pubblico Ministero

Insoddisfatto della decisione, il Pubblico Ministero ha presentato ricorso in Cassazione. La tesi dell’accusa era che il reato di accensioni pericolose fosse un reato di pericolo presunto. Ciò significa che, secondo il PM, la legge punirebbe la condotta a prescindere dalla verifica di un rischio effettivo, essendo sufficiente che l’accensione avvenga in un luogo abitato o lungo una via pubblica. Il ricorrente sosteneva che l’interpretazione del GIP vanificasse la distinzione tra l’ipotesi base del reato e quella aggravata, che richiede specificamente la presenza di una folla.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. I giudici supremi hanno respinto l’interpretazione del PM, confermando l’approccio del GIP e consolidando un importante principio di diritto in materia di reati di pericolo.

Le Motivazioni: Pericolo Concreto vs. Pericolo Presunto nelle accensioni pericolose

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella qualificazione del reato di cui all’art. 703 c.p. come reato di pericolo concreto. La Corte ha chiarito che la norma non punisce l’esplosione in sé, ma la concreta possibilità che essa possa compromettere l’incolumità delle persone. L’obiettivo della legge è prevenire situazioni di rischio reale, non sanzionare condotte meramente formali.

I giudici hanno spiegato che, sebbene il ricorso fosse formalmente basato su una presunta violazione di legge, in realtà mirava a ottenere una nuova valutazione dei fatti. Il GIP aveva già esaminato le prove (i video) e concluso, con una motivazione logica e non manifestamente errata, che non vi era alcuna situazione di pericolo concreto. La Corte di Cassazione, in quanto giudice di legittimità, non può riesaminare il merito delle prove, ma solo verificare la corretta applicazione del diritto e la coerenza della motivazione. Poiché la valutazione del GIP era fondata e non illogica, la Corte non aveva il potere di rimetterla in discussione. Di conseguenza, il ricorso è stato ritenuto inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza n. 22505/2024 ribadisce un principio fondamentale: per la configurabilità del reato di accensioni pericolose, non è sufficiente compiere l’atto in un luogo pubblico o abitato. È indispensabile che il giudice accerti l’esistenza di un pericolo concreto per la pubblica incolumità, valutando le circostanze specifiche del caso, come la distanza da persone o cose, il tipo di esplosivo e il contesto generale. Questa pronuncia offre una guida chiara per distinguere le condotte penalmente rilevanti da quelle che, pur essendo potenzialmente inopportune, non raggiungono la soglia del rischio effettivo richiesto dalla norma.

Accendere fuochi d’artificio in una strada pubblica è sempre reato?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente l’accensione in un luogo pubblico o abitato. Per configurare il reato di accensioni pericolose (art. 703 c.p.), è necessario che vi sia una possibilità concreta di compromettere l’incolumità delle persone.

Cosa si intende per reato di pericolo concreto in questo contesto?
Significa che il giudice deve valutare la situazione specifica per accertare se l’esplosione, per le modalità e il contesto in cui è avvenuta, ha effettivamente creato un rischio reale per la sicurezza delle persone, anche se nessuno è stato ferito. La sola violazione della norma non basta.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero?
La Corte ha ritenuto che il ricorso, pur lamentando un errore di diritto, chiedesse in realtà una nuova valutazione dei fatti (come la presenza di persone o il livello di rischio), cosa non permessa nel giudizio di legittimità. Il giudice di merito aveva già stabilito, con motivazione non illogica, l’assenza di un pericolo concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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