LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abuso edilizio: un nuovo abuso blocca la sanatoria

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino contro il rigetto della sospensione di un ordine di demolizione. La ragione decisiva è stata la commissione di un nuovo abuso edilizio mentre era in corso la pratica di sanatoria per le opere precedenti. Secondo la Corte, questo nuovo illecito impedisce una valutazione positiva della sanatoria e giustifica la piena efficacia dell’ordine di demolizione, poiché gli abusi devono essere considerati nel loro complesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio e Sanatoria: Attenzione a Nuovi Lavori!

Quando si parla di abuso edilizio, la speranza di molti è riposta nella possibilità di una sanatoria. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale: durante l’iter per regolarizzare un’opera, è assolutamente vietato commetterne di nuove. Come vedremo, anche un piccolo intervento successivo può compromettere irrimediabilmente l’intera pratica, confermando l’ordine di demolizione. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione della Demolizione

Il protagonista della vicenda aveva ricevuto un ordine di demolizione per un immobile a seguito di una sentenza di condanna del 2017. Per evitare la demolizione, aveva presentato un’istanza di sanatoria e, contestualmente, aveva chiesto al Giudice dell’esecuzione di sospendere l’ordine fino alla conclusione del procedimento amministrativo. Il Giudice, però, respingeva la richiesta. La ragione non era solo la mancata definizione della sanatoria, ma un fatto nuovo e determinante: nel corso dei lavori di parziale ripristino, era stato commesso un ulteriore abuso edilizio.

Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Giudice non avesse valutato correttamente le probabilità di successo della sanatoria e che, in pendenza di tale istanza, l’ordine di demolizione dovesse essere considerato temporaneamente inefficace.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno sottolineato come il ricorrente avesse completamente ignorato l’elemento centrale della decisione del Giudice dell’esecuzione: la commissione di un nuovo abuso. Il ricorso si concentrava unicamente sulla prognosi della sanatoria, senza confutare la circostanza di fatto che ha ragionevolmente indotto il giudice a escludere un esito positivo della pratica.

Le Motivazioni: Perché un nuovo abuso edilizio blocca tutto?

La Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: la valutazione degli abusi edilizi e paesaggistici non può essere frammentaria, ma richiede una visione d’insieme. Il danno al territorio non deriva dai singoli interventi, ma dall’impatto complessivo delle opere abusive.

Secondo la Suprema Corte, la ratio decidendi della decisione impugnata risiedeva proprio in questo aspetto: la trasformazione successiva del manufatto già oggetto di condono impedisce all’Amministrazione di verificare la corrispondenza tra le opere originariamente realizzate e quelle descritte nella domanda di sanatoria. Di conseguenza, il Comune non solo può, ma deve negare la concessione e sanzionare le nuove opere con un ulteriore ordine di demolizione.

L’impatto del nuovo abuso edilizio sulla valutazione complessiva

Dal punto di vista penale, la commissione di nuovi lavori abusivi su un’opera già illecita costituisce una nuova condotta illegale. Questo principio vale a prescindere dall’entità dei nuovi lavori e anche se il reato originario è ormai prescritto. I nuovi interventi, infatti, ereditano l’illegittimità dell’opera principale a cui sono strutturalmente connessi. Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile perché non ha affrontato questo profilo decisorio e non ha fornito alcun elemento per dimostrare la sicura sanabilità degli abusi.

Conclusioni: La Tolleranza Zero della Giurisprudenza

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro: chi ha in corso una pratica di sanatoria per un abuso edilizio deve astenersi da qualsiasi ulteriore intervento non autorizzato sull’immobile. La giurisprudenza adotta una visione complessiva e rigorosa, considerando ogni nuova opera abusiva come un fattore che “inquina” la procedura di regolarizzazione, rendendola di fatto impossibile. La commissione di un nuovo illecito non solo espone a nuove sanzioni, ma vanifica gli sforzi per sanare la situazione pregressa, rendendo la demolizione l’unica strada percorribile per il ripristino della legalità.

È possibile ottenere la sospensione di un ordine di demolizione se è in corso una pratica di sanatoria?
In linea di principio, la pendenza di un’istanza di sanatoria può portare a una temporanea inefficacia dell’ordine di demolizione. Tuttavia, come dimostra questa sentenza, se nel frattempo viene commesso un nuovo abuso edilizio, il giudice può legittimamente rigettare la richiesta di sospensione, considerando compromesso l’esito della sanatoria.

Un nuovo abuso edilizio, anche se di modesta entità, può compromettere una sanatoria già avviata?
Sì. La sentenza chiarisce che la valutazione degli abusi deve essere complessiva e non atomistica. Una successiva trasformazione abusiva del manufatto, a prescindere dalla sua entità, impedisce all’amministrazione di verificare la conformità dell’opera originaria, legittimando il diniego della sanatoria e la sanzione del nuovo illecito.

Perché la Corte di Cassazione ha considerato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha contestato l’argomento centrale e decisivo del provvedimento impugnato, ovvero la commissione di un nuovo abuso. Il suo ricorso si è concentrato esclusivamente sulla prognosi della sanatoria, ignorando il fatto che aveva ragionevolmente indotto il giudice a escluderne l’esito positivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati