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Abuso edilizio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due coniugi condannati per un grave abuso edilizio, consistente nella sopraelevazione di un intero piano. Il ricorso, basato sulla presunta estraneità di uno dei coniugi, sulla lieve entità del fatto e sulla prescrizione del reato, è stato respinto in quanto mera ripetizione di motivi già rigettati in appello. La Corte ha confermato la responsabilità di entrambi, la gravità dell’abuso e il corretto calcolo dei termini di prescrizione, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio: la Cassazione conferma la condanna e dichiara il ricorso inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di abuso edilizio, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso e sui criteri di valutazione della responsabilità, della gravità del fatto e della prescrizione. La decisione sottolinea come la riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi precedenti porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso: La Sopraelevazione Abusiva di un Intero Piano

Due coniugi venivano condannati in primo grado e in appello per aver realizzato un significativo abuso edilizio. Nello specifico, avevano proceduto alla sopraelevazione di un intero piano (il sottotetto) del loro immobile in totale assenza di titoli abilitativi. La condanna prevedeva una pena di due mesi di arresto e 6.000 euro di ammenda. Nonostante l’emissione di un ordine di demolizione, l’opera abusiva non era stata rimossa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati presentavano un ricorso congiunto per Cassazione, basato su tre distinti motivi:

1. Violazione di legge sulla colpevolezza: Si sosteneva l’estraneità ai fatti del coniuge non proprietario dell’immobile.
2. Violazione dell’art. 131-bis c.p.: Si richiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
3. Violazione dell’art. 157 c.p.: Si eccepiva l’avvenuta prescrizione del reato al momento della pronuncia della sentenza d’appello.

La Decisione della Corte: Ricorso per Abuso Edilizio Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati una mera “pedissequa reiterazione” di doglianze già formulate in appello e motivatamente respinte. I giudici hanno evidenziato come il ricorso non si confrontasse criticamente con la sentenza impugnata, ma si limitasse a proporre una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità, specialmente a fronte di una “doppia conforme” di responsabilità.

La Responsabilità del Coniuge non Proprietario

La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, secondo cui la responsabilità non può essere esclusa per il coniuge non formalmente proprietario. La circostanza che quest’ultimo vivesse stabilmente nell’immobile rendeva del tutto implausibile che non fosse a conoscenza della realizzazione di un intero piano abusivo.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito che un abuso edilizio di tale entità – la sopraelevazione di un piano, senza alcun permesso e con opere insanabili – non può essere considerato di lieve entità. L’inottemperanza all’ordine di demolizione già emesso costituiva un ulteriore elemento a sfavore della tesi difensiva.

Il Calcolo della Prescrizione per l’Abuso Edilizio

Infine, la Cassazione ha ritenuto infondata l’eccezione di prescrizione. Il reato di abuso edilizio è un reato permanente, la cui consumazione cessa solo con l’ultimazione dei lavori. Nel caso di specie, al momento del sopralluogo del 17 giugno 2017, le opere erano ancora in corso di realizzazione. A ciò si aggiungeva un periodo di sospensione del processo di 334 giorni in primo grado, sufficiente a impedire il maturare della prescrizione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione centrale della decisione risiede nella natura del ricorso. La Cassazione ha chiarito che non è suo compito riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. I ricorrenti, invece di evidenziare vizi di legittimità della sentenza d’appello, si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni fattuali, senza criticare in modo specifico le ragioni per cui la Corte territoriale le aveva respinte. Questa modalità di impugnazione, definita “pedissequa reiterazione”, difetta di specificità e rende il ricorso inammissibile. La Corte ha sottolineato che, di fronte a una “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito che giungono alle medesime conclusioni sulla base dello stesso materiale probatorio, gli spazi per una censura in sede di legittimità si riducono notevolmente, soprattutto se le critiche sono di natura meramente fattuale e rivalutativa.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre spunti di riflessione fondamentali. In primo luogo, conferma che la responsabilità per un abuso edilizio non è limitata al solo proprietario, ma può estendersi a chi, vivendo nell’immobile, non poteva non essere a conoscenza dei lavori illeciti. In secondo luogo, ribadisce che abusi di notevole entità non possono beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Infine, chiarisce che per contestare una condanna in Cassazione è necessario formulare critiche specifiche e giuridiche alla sentenza impugnata, e non limitarsi a ripetere argomenti già respinti, pena l’inammissibilità del ricorso e la condanna a sanzioni economiche.

Chi è responsabile in caso di abuso edilizio? Solo il proprietario dell’immobile?
No. La sentenza chiarisce che anche il coniuge convivente, pur non essendo proprietario, può essere ritenuto responsabile. La sua presenza costante nell’immobile rende implausibile che non fosse a conoscenza della realizzazione di opere abusive di grande entità, come la sopraelevazione di un piano.

Un abuso edilizio di grandi dimensioni può essere considerato un reato di ‘lieve entità’?
No. La Corte ha stabilito che la realizzazione di un intero piano senza permessi, la totale assenza di titoli abilitativi e l’insanabilità dell’opera sono elementi che, per la loro gravità, escludono l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Come si calcola la prescrizione per il reato di abuso edilizio?
Il reato di abuso edilizio è un reato permanente, il che significa che la prescrizione inizia a decorrere solo dal momento in cui i lavori vengono ultimati. Se, come in questo caso, un sopralluogo accerta che le opere sono ancora in corso, il termine di prescrizione non è ancora iniziato a decorrere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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