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Abuso edilizio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per abuso edilizio e violazione di sigilli. I motivi, basati su stato di necessità, tenuità del fatto e richiesta di attenuanti, sono stati respinti perché ripetitivi, nuovi o manifestamente infondati, confermando la condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi paletti procedurali che regolano il ricorso per abuso edilizio, confermando come non tutte le argomentazioni difensive possano trovare accoglimento in sede di legittimità. Il caso analizzato offre spunti cruciali sullo stato di necessità, sulla particolare tenuità del fatto e sulla concessione delle attenuanti generiche, temi centrali in materia di reati edilizi.

I Fatti del Caso: Costruzione Illegale e Violazione di Sigilli

La vicenda processuale ha origine dalla condanna, confermata in primo e secondo grado, di una donna per aver realizzato interventi edilizi senza il necessario permesso di costruire. Le opere erano state eseguite in una zona sismica, senza il preventivo deposito del progetto esecutivo e senza l’autorizzazione richiesta. A ciò si aggiungeva l’aggravante della violazione dei sigilli apposti in precedenza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Di fronte alla Corte di Cassazione, la ricorrente ha sollevato tre principali motivi di doglianza:
1. Stato di necessità: La difesa sosteneva che l’imputata avesse agito spinta da un’esigenza abitativa, invocando la causa di giustificazione prevista dall’art. 54 del codice penale.
2. Particolare tenuità del fatto: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p., data la presunta lieve entità del reato.
3. Circostanze attenuanti generiche: Si richiedeva la concessione delle attenuanti generiche in misura prevalente rispetto all’aggravante contestata, al fine di ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

La Decisione della Corte: L’inammissibilità del Ricorso per abuso edilizio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dalla difesa con argomentazioni precise e nette sotto il profilo procedurale e di merito.

Motivi Ripetitivi e Nuovi: Un Limite Invalicabile

Il primo motivo, relativo allo stato di necessità, è stato giudicato inammissibile in quanto mera riproposizione di argomenti già vagliati e correttamente respinti dai giudici di merito. La Corte ha sottolineato che l’imputata non aveva mai spiegato perché le fosse stato impossibile seguire l’iter amministrativo ordinario per realizzare l’intervento edilizio.

Il secondo motivo, sulla tenuità del fatto, è stato dichiarato inammissibile perché “nuovo”. La questione non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio, pertanto la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo di pronunciarsi in merito. Questo principio evidenzia l’importanza di articolare tutte le proprie difese sin dal primo grado.

Il Diniego delle Attenuanti e la Valutazione della Personalità

Anche il terzo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche era sorretta da una motivazione logica e sufficiente. Tale decisione si basava sulla gravità delle condotte illecite, reiterate nel tempo, su un precedente specifico per lo stesso tipo di reato e sulla personalità della ricorrente, elementi che non consentivano una prognosi favorevole circa la sua futura condotta.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine del processo penale. In primo luogo, il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere i fatti o riproporre le stesse argomentazioni già respinte. I motivi di ricorso devono individuare specifiche violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a criticare la valutazione del giudice.

In secondo luogo, l’introduzione di questioni nuove in Cassazione è preclusa. Il processo si sviluppa per gradi e le parti hanno l’onere di presentare tutte le loro istanze e difese nei tempi e modi previsti.

Infine, la valutazione del trattamento sanzionatorio, inclusa la concessione o il diniego delle attenuanti, rientra nell’ambito del potere discrezionale del giudice di merito. Se tale potere è esercitato con una motivazione coerente, logica e completa, come nel caso di specie, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce l’importanza di una strategia difensiva ben strutturata fin dalle prime fasi del procedimento per abuso edilizio. La decisione della Suprema Corte serve da monito: non è possibile sperare di rimediare in Cassazione a omissioni o a valutazioni di merito sfavorevoli subite nei gradi precedenti se non si è in grado di dimostrare un vizio di legittimità. Il ricorso viene dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo definitiva la condanna.

È possibile giustificare un abuso edilizio con lo “stato di necessità”?
No, nel caso di specie la Corte ha ritenuto inammissibile il motivo. I giudici di merito avevano già stabilito che l’imputata non aveva dimostrato l’impossibilità di seguire le procedure amministrative legali per soddisfare la sua asserita esigenza abitativa.

Si può chiedere per la prima volta in Cassazione il riconoscimento della “particolare tenuità del fatto”?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile questo motivo perché era “nuovo”, ovvero non era stato presentato nei precedenti gradi di giudizio. La Corte di Appello, di conseguenza, non aveva alcun obbligo di motivare sul punto.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto la decisione del giudice di merito ben motivata. Le attenuanti sono state negate a causa delle gravi condotte illecite reiterate nel tempo, di un precedente specifico e della personalità della ricorrente, che non permettevano un giudizio favorevole sulla sua futura astensione dal commettere altri reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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