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Abuso edilizio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per un grave abuso edilizio. La condanna, relativa alla realizzazione di una sopraelevazione di 150 mq senza alcun permesso in zona sismica, era stata confermata in appello. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può riesaminare i fatti o le prove, ma solo la corretta applicazione della legge. Inoltre, ha ritenuto infondate le richieste di applicare la particolare tenuità del fatto, data la gravità dell’opera, e di concedere le attenuanti generiche, confermando la legittimità della sospensione della pena subordinata alla demolizione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso Edilizio: La Cassazione e i Limiti del Ricorso

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità in materia di abuso edilizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna per aver realizzato una significativa sopraelevazione senza permesso di costruire. Questa decisione chiarisce i confini tra la valutazione dei fatti, riservata ai giudici di merito, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, compito della Suprema Corte.

Il Caso: Una Sopraelevazione Senza Permessi

I fatti alla base della vicenda riguardano la costruzione di un intero piano aggiuntivo su un immobile preesistente. L’opera, di circa 150 metri quadrati per un volume di 500 metri cubi, era stata realizzata senza alcun titolo autorizzativo, in una zona classificata come sismica. I lavori includevano la demolizione del solaio esistente e la creazione di una nuova scala in cemento armato.

La responsabilità dell’imputato era stata accertata sia in primo grado dal Tribunale sia dalla Corte d’Appello, sulla base delle prove raccolte, tra cui un sopralluogo della Polizia Municipale, fotografie satellitari che attestavano la recente edificazione e le stesse ammissioni dell’interessato, che si era qualificato come proprietario e committente dei lavori.

I Motivi del Ricorso e la Risposta della Corte

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Vizio di motivazione: presunta mancanza di argomentazioni adeguate da parte della Corte d’Appello.
2. Mancata prova del reato: contestazione sulla prova degli elementi oggettivi e soggettivi del reato.
3. Particolare tenuità del fatto: richiesta di applicazione della causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p.
4. Mancata concessione delle attenuanti generiche: critica al diniego delle attenuanti e alla subordinazione della sospensione condizionale della pena alla demolizione.

La Cassazione ha rigettato tutti i motivi, delineando con precisione il proprio ruolo e le ragioni della decisione.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso per Abuso Edilizio è Stato Respinto

La Suprema Corte ha dichiarato i primi due motivi inammissibili e gli altri due manifestamente infondati, confermando integralmente la decisione impugnata.

Inammissibilità per questioni di merito

I giudici hanno chiarito che le censure relative alla valutazione delle prove e alla ricostruzione dei fatti non rientrano nel numerus clausus dei motivi ammessi in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua, logica ed esauriente, basata su elementi concreti e non sindacabili in Cassazione.

L’infondatezza della particolare tenuità del fatto

La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131-bis c.p. La gravità della condotta, data dalla realizzazione di un’intera sopraelevazione di notevoli dimensioni e dalla permanenza dell’abuso nel tempo, escludeva la possibilità di considerare il fatto di particolare tenuità.

Il diniego delle attenuanti e la sospensione condizionale

Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato legittimo. La realizzazione di un’opera così impattante, in zona sismica e senza alcun progetto tecnico, non presentava alcun elemento di valutazione positiva. Infine, la subordinazione della sospensione della pena alla demolizione è stata confermata non solo come scelta corretta, ma come obbligatoria, dato che l’imputato aveva già usufruito in passato dello stesso beneficio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della Cassazione si fonda su principi cardine del nostro sistema processuale. Il Giudice di legittimità non è un ‘terzo giudice’ del fatto. Il suo compito è assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, non rimettere in discussione l’accertamento fattuale compiuto nei gradi di merito, a meno che la motivazione non sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, circostanze non riscontrate nel caso di specie. La Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato le risultanze processuali, dalle dichiarazioni del personale di polizia giudiziaria alle prove documentali, per fondare il giudizio di responsabilità. La reiezione della tesi della particolare tenuità del fatto è stata giustificata dalla notevole entità dell’abuso, che superava ampiamente la soglia di un intervento minore, configurando invece una trasformazione urbanistica rilevante. La decisione sulle sanzioni accessorie, infine, è stata ancorata a precisi obblighi di legge, come quello previsto dall’art. 165 del codice penale per chi ha già beneficiato della sospensione condizionale.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio dove si possono ridiscutere le prove. Le doglianze devono concentrarsi su precise violazioni di legge. In materia di abuso edilizio, la valutazione della gravità del fatto, ai fini dell’applicazione di istituti come la particolare tenuità o le attenuanti generiche, è ampiamente rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale deve basare la sua decisione su elementi concreti come la dimensione dell’opera, il suo impatto sul territorio e la pericolosità, specialmente in zone sismiche. Infine, la sospensione della pena condizionata alla demolizione si conferma uno strumento essenziale e, in certi casi, obbligatorio per garantire il ripristino della legalità violata.

È possibile contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito in un ricorso per cassazione?
No, la Corte di Cassazione non riesamina le prove né la ricostruzione dei fatti. Il suo giudizio è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e alla logicità della motivazione della sentenza impugnata, non potendo sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado.

Un abuso edilizio di notevoli dimensioni può essere considerato di ‘particolare tenuità del fatto’?
Secondo la decisione in esame, no. La Corte ha ritenuto che la realizzazione di una sopraelevazione di 150 mq e 500 mc, per sua natura e rilevanza, è una condotta di tale gravità da escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La sospensione condizionale della pena per reati edilizi può essere subordinata alla demolizione dell’opera abusiva?
Sì, e in alcuni casi è obbligatorio. La Corte ha confermato che la subordinazione della sospensione condizionale all’onere della demolizione è una previsione corretta. Diventa, inoltre, un obbligo di legge ai sensi dell’art. 165, comma 2, del codice penale, qualora l’imputato abbia già usufruito in passato di tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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