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Abuso edilizio parziale: demolizione non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata per reati edilizi. La decisione si fonda sull’irrilevanza di una demolizione in un caso di abuso edilizio parziale e sulla non sanabilità delle opere residue. La Corte sottolinea il principio di unitarietà dell’abuso, che non può essere frazionato. Viene inoltre respinta l’istanza per la particolare tenuità del fatto a causa dell’imponenza complessiva dell’opera realizzata.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio parziale: la demolizione non salva dalla condanna

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia edilizia: le conseguenze di un abuso edilizio parziale. La pronuncia chiarisce che demolire solo una parte dell’opera illecita non è sufficiente a estinguere il reato né a consentire la sanatoria della porzione residua. Questo principio, basato sull’unitarietà dell’abuso, ha importanti implicazioni pratiche per chi si trova ad affrontare procedimenti penali per reati edilizi e paesaggistici.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata, condannata per una serie di reati in materia edilizia e paesaggistica. La difesa aveva proposto appello sostenendo, tra le altre cose, di aver provveduto a un parziale ripristino dello stato dei luoghi tramite demolizione e che le opere residue fossero sanabili. Inoltre, veniva richiesta l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la presunta scarsa offensività della condotta. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto tali argomentazioni, confermando la valutazione di colpevolezza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dura nei confronti degli abusi edilizi. La decisione si articola su diversi punti, sia di natura procedurale che sostanziale, offrendo chiarimenti fondamentali sulla gestione di un abuso edilizio parziale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte sono un compendio di rigore procedurale e principi di diritto sostanziale.

Innanzitutto, la Corte ha rilevato una carenza probatoria nel ricorso: la difesa non aveva allegato la documentazione necessaria a dimostrare le proprie affermazioni riguardo alla sanabilità. Questo vizio procedurale ha reso il motivo di ricorso tardivo, in quanto proposto per la prima volta in Cassazione senza una specifica contestazione delle risultanze della sentenza d’appello.

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio cardine: l’abuso edilizio parziale va considerato in modo unitario. Non è possibile ‘spezzare’ l’illecito, demolendone una parte e tentando di sanare il resto. La demolizione parziale, infatti, non estingue il reato, che continua a sussistere per le opere residue. Questo approccio unitario impedisce manovre elusive volte a regolarizzare solo una frazione di un intervento complessivamente illegittimo. Permettere una simile pratica potrebbe, inoltre, far emergere responsabilità penali anche a carico del funzionario pubblico che autorizzasse la sanatoria parziale.

Infine, è stata respinta anche la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale (particolare tenuità del fatto). La Corte d’Appello aveva correttamente valutato l’imponenza complessiva dell’opera e la persistenza del reato come elementi ostativi al riconoscimento della lieve entità. La Cassazione ha confermato che, per escludere tale beneficio, è sufficiente l’indicazione degli elementi ritenuti più rilevanti, senza necessità di analizzare ogni singolo criterio previsto dall’art. 133 del codice penale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza alcuni punti fermi nella giurisprudenza sull’abusivismo edilizio. In primo luogo, la demolizione di una porzione di un manufatto illegale non cancella l’illecito penale. In secondo luogo, il concetto di unitarietà dell’abuso impedisce soluzioni ‘ibride’ di demolizione e sanatoria parziale. Infine, la valutazione sulla tenuità del fatto deve tenere conto della portata complessiva dell’intervento abusivo. La decisione serve da monito sulla necessità di un approccio rigoroso e completo sia nella difesa tecnica, che deve essere proceduralmente impeccabile, sia nella valutazione del disvalore di condotte che ledono il corretto governo del territorio.

La demolizione di una parte di un’opera abusiva estingue il reato di abuso edilizio?
No, secondo la Corte la demolizione parziale non estingue il reato, il quale persiste finché esistono le opere residue non conformi alla normativa.

È possibile sanare la parte restante di un’opera dopo una demolizione parziale?
No, il principio di unitarietà dell’abuso edilizio non consente di demolire una parte e sanare un’altra ad essa connessa, in quanto l’intervento deve essere valutato nella sua interezza.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione della “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha escluso tale causa di non punibilità perché ha ritenuto l’opera edilizia complessivamente realizzata troppo imponente e il reato persistente, elementi che contrastano con il requisito della particolare tenuità dell’offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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