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Abuso edilizio paesaggistico: calcolo dei volumi

Una cittadina ha impugnato un’ordinanza di demolizione per un’opera illegale in un’area protetta, sostenendo un errato calcolo del volume. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che nel contesto di un abuso edilizio paesaggistico, anche i cosiddetti “volumi tecnici” devono essere conteggiati se hanno un impatto visivo sul paesaggio. Questa decisione conferma un criterio di calcolo più restrittivo per la tutela ambientale e convalida l’ordine di demolizione.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio paesaggistico: quando i volumi tecnici contano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22611/2025, torna su un tema cruciale in materia di edilizia e ambiente: la definizione e il calcolo della volumetria in caso di abuso edilizio paesaggistico. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: nella valutazione di un illecito in area vincolata, il concetto di volume assume una connotazione più ampia rispetto a quella puramente urbanistica, includendo anche i cosiddetti “volumi tecnici” se visibili e capaci di alterare il paesaggio. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per chi costruisce in zone soggette a tutela.

Il caso: una demolizione contestata

Una privata cittadina si opponeva a un’ordinanza di demolizione emessa dalla Corte di Appello di Napoli per un immobile realizzato abusivamente in una nota località termale, area soggetta a vincolo paesaggistico. La richiesta di revoca dell’ordine di ripristino si basava sulla presunta erroneità nel calcolo della volumetria dell’abuso. Secondo la ricorrente, la consulenza tecnica su cui si fondava la decisione aveva illegittimamente incluso nel computo elementi quali “volumi tecnici”, un piano ammezzato di altezza inferiore ai minimi di legge e la copertura con falda inclinata.

La decisione della Corte di Appello

La Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato l’istanza. Pur prendendo atto di una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 56/2016) che aveva parzialmente modificato la normativa, aveva evidenziato che l’illecito permaneva. La legge, infatti, continua a punire con maggiore severità gli interventi che superano determinate soglie volumetriche, come la creazione di una nuova costruzione con volume superiore a 1000 metri cubi. Nel caso specifico, la perizia aveva accertato un volume abusivo di 1.106,61 m³, superando ampiamente tale limite e rendendo legittimo l’ordine di demolizione.

La questione dei “volumi tecnici” nell’abuso edilizio paesaggistico

Il cuore del ricorso in Cassazione verteva sulla corretta interpretazione di cosa debba essere considerato “volume” ai fini della legge sulla tutela del paesaggio (D.Lgs. 42/2004). La difesa sosteneva che i volumi tecnici, non creando superficie abitabile e non incidendo sul carico urbanistico, non dovessero essere computati. Questa tesi, se accolta, avrebbe potuto ricondurre l’abuso a una fattispecie meno grave, potenzialmente escludendo la demolizione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due ordini di ragioni: una di carattere procedurale e una di merito.

Il ruolo della Cassazione: non un terzo grado di merito

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. Le doglianze della ricorrente, che chiedevano di ricalcolare i volumi e reinterpretare la consulenza tecnica, costituivano una richiesta di rivalutazione del fatto, inammissibile in questa sede. La valutazione del giudice dell’esecuzione, basata sulla consulenza tecnica, è stata ritenuta logica e corretta, e quindi non sindacabile.

Il concetto di volumetria in materia paesaggistica

Nel merito, la Corte ha offerto un chiarimento decisivo. L’interpretazione della norma penale che protegge il paesaggio deve essere finalistica. Il bene protetto è l’integrità del paesaggio stesso. Pertanto, qualsiasi intervento che possa avere un impatto visivo su di esso è rilevante. I volumi tecnici, anche se irrilevanti ai fini urbanistici (art. 44 d.P.R. 380/2001), devono essere considerati nel calcolo dell’abuso paesaggistico se sono emergenti dal terreno e visibili. Essi, infatti, modificano la percezione del luogo e alterano il paesaggio protetto. La Corte ha sottolineato come questa interpretazione sia confermata anche da normative successive (d.P.R. 31/2017), che sottopongono a procedura autorizzativa anche la realizzazione di manufatti accessori o volumi tecnici di dimensioni contenute.

Le conclusioni: un principio da non sottovalutare

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro: in tema di reati paesaggistici, il concetto di volumetria è più ampio e rigoroso di quello utilizzato in ambito urbanistico. Tutto ciò che è visibile e altera la morfologia del territorio, inclusi i volumi tecnici, contribuisce a definire la gravità dell’abuso. La sentenza conferma che superare le soglie volumetriche previste dall’art. 181, comma 1-bis, del D.Lgs. 42/2004 integra un reato grave per il quale l’ordine di demolizione è una conseguenza diretta e legittima. Per i costruttori e i professionisti del settore, ciò significa prestare la massima attenzione non solo alla superficie utile, ma all’impatto visivo complessivo di ogni manufatto realizzato in aree vincolate.

In un abuso edilizio paesaggistico, i “volumi tecnici” devono essere contati per determinare la gravità del reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai fini della tutela del paesaggio, anche i volumi tecnici devono essere inclusi nel calcolo se emergenti dal terreno e visibili, poiché possono determinare un impatto visivo sull’ambiente protetto, a differenza di quanto avviene sul piano puramente urbanistico.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di ricalcolare la volumetria di un abuso edilizio?
No. Il ricorso per Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può rivalutare le prove o i fatti già accertati dai giudici precedenti, come la consistenza volumetrica di un manufatto stabilita tramite una consulenza tecnica. Può solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono i limiti volumetrici superati i quali un abuso in area vincolata diventa un reato più grave?
La sentenza indica che il reato di cui all’art. 181, comma 1-bis, del d.lgs. 42/2004 si configura quando i lavori comportano, alternativamente: un aumento dei manufatti superiore al 30% della volumetria originaria, un ampliamento superiore a 750 metri cubi, oppure una nuova costruzione con una volumetria superiore a 1000 metri cubi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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