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Abuso edilizio: no allo stato di necessità per bisogno

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per abuso edilizio a carico di un individuo che aveva realizzato manufatti in un campo nomadi. Il ricorso, basato su motivi quali la prescrizione, lo stato di necessità abitativa e la particolare tenuità del fatto, è stato integralmente rigettato. La sentenza ribadisce che l’ordine di demolizione è una conseguenza obbligatoria della condanna e che lo stato di necessità non può essere invocato per giustificare la costruzione illegale, neppure per soddisfare un bisogno primario come quello dell’abitazione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio: no allo stato di necessità per bisogno abitativo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 28363/2025) affronta diversi temi cruciali in materia di abuso edilizio, fornendo chiarimenti importanti sulla prescrizione, sullo stato di necessità e sull’obbligatorietà dell’ordine di demolizione. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per aver realizzato opere abusive in un campo nomadi, confermando la linea dura della giurisprudenza in questo settore.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di un mese di arresto e 3.000 euro di ammenda per il reato di cui all’art. 44, lett. b), del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001). Il fatto, accertato nel febbraio 2019, consisteva nella realizzazione di manufatti abusivi di modeste dimensioni all’interno di un campo nomadi. La condanna includeva anche l’ordine di demolizione delle opere.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa aveva presentato un ricorso basato su sei motivi, tra cui:
1. La mancata ammissione a un giudizio abbreviato condizionato alla produzione di documentazione amministrativa.
2. La mancata declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, sostenendo una datazione delle opere antecedente alla cosiddetta “riforma Orlando”.
3. L’erronea esclusione dello stato di necessità e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la precarietà delle opere e il bisogno abitativo.
4. Il diniego delle attenuanti generiche e una pena ritenuta eccessiva.
5. L’omessa risposta sulla richiesta di esonero dagli oneri economici della demolizione a causa dello stato di indigenza.

L’analisi della Corte di Cassazione sull’abuso edilizio: le motivazioni

La Corte di Cassazione ha giudicato il ricorso infondato in ogni suo punto, offrendo una disamina dettagliata delle questioni sollevate.

La questione della prescrizione dopo la riforma Orlando

La Corte ha respinto la tesi della prescrizione. Il reato, essendo stato commesso nel febbraio 2019, rientra pienamente nel regime introdotto dalla legge n. 103/2017 (“riforma Orlando”). Citando una recente pronuncia delle Sezioni Unite, i giudici hanno confermato che la nuova disciplina sulla sospensione della prescrizione si applica a tutti i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019. Di conseguenza, il termine di prescrizione maturerà solo nel 2027. Inoltre, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’opera abusiva deve essere valutata nella sua unitarietà ai fini del calcolo del dies a quo della prescrizione, senza poter frazionare i singoli interventi edilizi.

Abuso edilizio: Esclusione dello stato di necessità e della particolare tenuità del fatto

Il cuore della pronuncia risiede nel rigetto della tesi difensiva basata sullo stato di necessità. La Cassazione ha affermato, in linea con il suo orientamento consolidato, che in materia di abuso edilizio non è configurabile l’esimente dello stato di necessità. Anche se il diritto all’abitazione è un bene primario, la sua lesione non integra il requisito dell’inevitabilità del pericolo, necessario per l’applicazione dell’art. 54 c.p. La costruzione abusiva non è mai l’unica soluzione per far fronte a un bisogno abitativo.

Allo stesso modo, è stata esclusa la particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.). I giudici di merito avevano evidenziato il “considerevole impatto urbanistico” delle opere e il loro carattere progressivo, elementi incompatibili con l’occasionalità della condotta e la minima offensività richieste dalla norma.

L’obbligatorietà dell’ordine di demolizione

Infine, la Corte ha respinto le doglianze relative all’ordine di demolizione. Tale ordine, previsto dall’art. 31 del Testo Unico dell’Edilizia, è una statuizione obbligatoria che il giudice deve emettere con la sentenza di condanna. Le asserite difficoltà economiche dell’imputato, che lo renderebbero impossibilitato a sostenere i costi della demolizione, sono state ritenute irrilevanti in sede di giudizio di legittimità. Tali questioni, infatti, attengono alla fase successiva dell’esecuzione della sentenza e non ne inficiano la validità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida principi giurisprudenziali di grande importanza in materia di abuso edilizio. In primo luogo, conferma l’applicazione rigorosa delle nuove norme sulla prescrizione, restringendo le possibilità di estinzione del reato. In secondo luogo, ribadisce l’impossibilità di giustificare la commissione di un reato edilizio invocando il bisogno abitativo, chiudendo la porta all’applicazione dello stato di necessità. Infine, sottolinea il carattere inderogabile e automatico dell’ordine di demolizione come conseguenza della condanna, relegando le questioni economiche dell’imputato alla sola fase esecutiva. Questa pronuncia rappresenta un chiaro monito sulla severità con cui l’ordinamento persegue la tutela del territorio e del corretto sviluppo urbanistico.

È possibile invocare lo stato di necessità per giustificare un abuso edilizio commesso per bisogno abitativo?
No. Secondo la sentenza, in materia di abusivismo edilizio, non è configurabile lo stato di necessità, poiché, anche ipotizzando un danno grave alla persona come la lesione del diritto all’abitazione, manca il requisito dell’inevitabilità del pericolo.

L’ordine di demolizione di un’opera abusiva è sempre obbligatorio, anche se l’imputato è indigente?
Sì. La Corte ha ribadito che l’ordine di demolizione è una statuizione obbligatoria per legge (art. 31, comma 9, d.P.R. n. 380/2001) che consegue alla sentenza di condanna. Le difficoltà economiche dell’imputato non incidono sulla legittimità dell’ordine, ma possono essere considerate solo nella fase successiva di esecuzione del provvedimento.

Come si calcola la prescrizione per un reato di abuso edilizio realizzato in più fasi nel tempo?
La Corte ha specificato che, ai fini della prescrizione, l’opera abusiva deve essere considerata nella sua unitarietà. Non è possibile considerare separatamente i singoli componenti realizzati in momenti diversi. Il termine di prescrizione inizia a decorrere dal completamento dell’opera o dall’ultimo intervento abusivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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