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Abuso edilizio: no a sanatorie parziali

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione che revocava un ordine di demolizione per un abuso edilizio. La sentenza chiarisce che una nuova sanatoria, riguardante solo una parte dell’immobile, non costituisce un “fatto nuovo” tale da superare una precedente decisione di rigetto. La Corte ha ribadito i principi fondamentali dell'”immanenza dell’abusività” e della “valutazione unitaria”, affermando che un immobile abusivo deve essere considerato nel suo complesso e non può essere legalizzato per parti separate. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio in linea con questi principi.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso Edilizio: la Cassazione ribadisce il no alle sanatorie parziali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di abuso edilizio: la possibilità di revocare un ordine di demolizione in seguito a una nuova sanatoria. Con la sentenza in commento, la Suprema Corte ha annullato la decisione di un tribunale che aveva accolto la richiesta di revoca, stabilendo principi ferrei sulla valutazione unitaria dell’immobile abusivo e sull’impossibilità di regolarizzazioni “a pezzi”.

I Fatti del Caso: La Revoca di un Ordine di Demolizione

Il caso trae origine da un ordine di demolizione emesso in seguito a una sentenza di condanna per opere abusive, divenuta irrevocabile nel 1999. Il condannato aveva presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per revocare tale ordine, basandosi sul rilascio di un permesso in sanatoria per il recupero abitativo di un sottotetto, ottenuto nel 2023.
Il tribunale, in prima istanza, aveva accolto la richiesta, revocando l’ordine di demolizione del Procuratore della Repubblica. Contro questa decisione, il Procuratore ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice avesse erroneamente rivalutato questioni già decise e trascurato il principio secondo cui un immobile abusivo va considerato nella sua interezza.

La Questione Giuridica: Preclusione e l’Abuso Edilizio

Il cuore della controversia giuridica ruota attorno al concetto di “preclusione” nell’ambito dell’incidente di esecuzione. In parole semplici, una questione già esaminata e decisa dal giudice non può essere riproposta, a meno che non emergano fatti o elementi giuridici realmente nuovi e determinanti.
La Cassazione ha chiarito che il nuovo permesso in sanatoria per il sottotetto non costituiva una novità sostanziale tale da giustificare una nuova decisione. Il giudice di merito, infatti, non ha spiegato perché questo nuovo atto avrebbe dovuto cambiare le sorti di una valutazione già compiuta in precedenza, che aveva negato la legittimità di un altro condono relativo ai piani inferiori dello stesso edificio.

La Valutazione Unitaria dell’Abuso Edilizio secondo la Cassazione

La Corte ha colto l’occasione per ribadire due principi fondamentali in materia di reati edilizi, strettamente connessi tra loro.

Il Concetto di “Immanenza” dell’Illegalità

Il primo principio è quello della cosiddetta “immanenza dell’abusività”. Significa che il carattere illecito di un’opera edilizia non svanisce con il tempo. Esso “impregna” l’immobile in modo persistente. Di conseguenza, qualsiasi intervento successivo realizzato su una costruzione abusiva – anche una semplice manutenzione o una ristrutturazione – costituisce una ripresa dell’attività criminosa e integra un nuovo reato edilizio.

Inapplicabilità di Sanatorie Parziali

Il secondo principio, che discende direttamente dal primo, è quello della valutazione unitaria dell’immobile. Non è possibile “sanare” un edificio a pezzi, regolarizzando una parte e lasciandone altre abusive. L’immobile deve essere considerato come un complesso unitario ai fini della sanatoria o del condono. La regolarizzazione di una singola porzione, come il sottotetto nel caso di specie, è illegittima se il resto della struttura rimane abusivo, poiché ciò contrasta con la necessità di valutare l’opera nel suo insieme.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore. La motivazione del tribunale è stata giudicata “solo apparente”, in quanto si è limitata a citare il nuovo permesso come un “fatto nuovo” senza illustrarne la reale portata decisiva. Il giudice di merito avrebbe dovuto, invece, valutare l’intero manufatto, comprese le opere abusive preesistenti (piano seminterrato e piano terra), e verificare se il nuovo permesso fosse compatibile con l’abusività complessiva della struttura.
La Suprema Corte ha sottolineato che la sanatoria per il recupero di sottotetti, così come altre forme di regolarizzazione, presuppone che l’edificio su cui si interviene sia stato costruito legittimamente. In caso contrario, si finirebbe per regolarizzare “pezzi” di opere abusive, in palese violazione dei principi generali.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza rappresenta un importante monito per chi intende percorrere la strada delle sanatorie parziali per evitare una demolizione. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare:
1. Non esistono sanatorie “a pezzi”: Un immobile affetto da abuso edilizio deve essere valutato nella sua interezza. Qualsiasi istanza di condono o sanatoria deve riguardare la totalità delle opere illecite.
2. L’illegalità persiste: Qualsiasi nuovo lavoro su un edificio abusivo è considerato una prosecuzione del reato, anche se l’abuso originario è prescritto.
3. La preclusione è un ostacolo serio: Non si può continuare a presentare istanze al giudice dell’esecuzione sperando in un esito diverso, a meno di non poter dimostrare un fatto realmente nuovo e decisivo, capace di ribaltare le valutazioni precedenti.
In definitiva, la Corte ha annullato l’ordinanza e ha rinviato il caso al tribunale per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi scrupolosamente a questi principi, procedendo a una valutazione complessiva e unitaria dell’immobile.

È possibile ottenere la revoca di un ordine di demolizione presentando una nuova sanatoria per una sola parte dell’immobile abusivo?
No. Secondo la sentenza, una sanatoria parziale non è sufficiente a superare un precedente provvedimento di rigetto. L’immobile deve essere valutato nella sua interezza e la regolarizzazione di una singola porzione non sana l’illegalità complessiva della struttura.

Qualsiasi intervento su un immobile costruito illegalmente è a sua volta illegale?
Sì. La Corte applica il principio di “immanenza dell’abusività”, secondo cui il carattere illecito della costruzione originaria si estende a qualsiasi intervento successivo, anche se di modesta entità come la manutenzione. Tali interventi sono considerati una prosecuzione dell’attività illecita.

Come deve essere valutato un immobile con più abusi edilizi realizzati in tempi diversi ai fini di un condono?
L’immobile deve essere esaminato in maniera unitaria. Anche se gli abusi sono stati commessi in momenti diversi, ai fini della sanatoria o del condono, la struttura va considerata come un unico manufatto. I limiti e i requisiti per la regolarizzazione devono essere applicati all’opera nel suo complesso, senza parcellizzazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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