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Abuso edilizio in area vincolata: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per un abuso edilizio in un’area soggetta a vincoli paesaggistici, ambientali e sismici. La Corte ha stabilito che la pluralità di violazioni (edilizie, paesaggistiche e sismiche) impedisce di qualificare l’offesa come di ‘particolare tenuità’ ai fini della non punibilità. Inoltre, ha ribadito che, trattandosi di reato permanente, la prescrizione inizia a decorrere solo dalla cessazione dell’attività illecita, che in assenza di prove contrarie coincide con la data del sequestro.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso edilizio in area vincolata: la Cassazione chiarisce i limiti della non punibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema dell’abuso edilizio commesso in aree soggette a vincoli paesaggistici, ambientali e sismici, fornendo importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa e la decorrenza della prescrizione per i reati edilizi.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una proprietaria condannata per aver realizzato diverse opere abusive su un terreno situato all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, un’area protetta da vincoli paesaggistici e ambientali, oltre che classificata come zona sismica. Le opere includevano un vano seminterrato, strutture con pilastri e solai, una cucina in muratura, una scala, una recinzione e altre sistemazioni esterne, il tutto senza le necessarie autorizzazioni.
La Corte d’appello aveva confermato la condanna di primo grado, spingendo l’imputata a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha basato il ricorso su tre motivi principali:
1. Violazione processuale: Si contestava il mancato rispetto del nuovo termine di quaranta giorni per la comparizione in appello.
2. Mancato riconoscimento della non punibilità: Si sosteneva che l’intervento fosse di esigua consistenza e che il comportamento non fosse abituale, chiedendo l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità dell’offesa).
3. Prescrizione del reato: Si asseriva che i reati fossero ormai estinti per decorso del tempo, individuando una data di commissione dei fatti antecedente a quella considerata dai giudici di merito.

Abuso edilizio e particolare tenuità: la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso. Sul primo punto, ha chiarito che la nuova disciplina sui termini a comparire si applica solo ai ricorsi proposti dal 1° luglio 2024, non essendo quindi applicabile al caso di specie.

Il punto centrale della decisione riguarda il diniego della causa di non punibilità. La Corte ha affermato che la realizzazione di opere abusive che violano simultaneamente più normative di tutela (edilizia, paesaggistica, antisismica e di tutela del parco nazionale) integra un’offesa di per sé grave. La pluralità delle violazioni, anche se derivanti da un’unica condotta costruttiva, determina un’offensività complessiva che non può essere considerata ‘particolarmente tenue’.

Reato permanente e decorrenza della prescrizione

Anche il motivo sulla prescrizione è stato respinto. La Corte ha ribadito che l’abuso edilizio è un reato permanente. La sua consumazione non si esaurisce con l’inizio dei lavori, ma perdura fino a quando l’attività illecita non cessa. Tale cessazione può avvenire con l’ultimazione dell’opera, con la sua sospensione volontaria o con un provvedimento dell’autorità, come il sequestro penale.
Nel caso specifico, in assenza di prove fornite dalla difesa che attestassero una cessazione anticipata dei lavori, i giudici hanno correttamente individuato il dies a quo (il giorno di inizio del calcolo della prescrizione) nella data del sequestro, avvenuto il 12 novembre 2019. Di conseguenza, tenendo conto anche di un periodo di sospensione, il reato non era ancora prescritto.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della sentenza si fonda sul principio della valutazione complessiva dell’offesa. La Corte ha sottolineato che, ai fini dell’art. 131-bis c.p., non si può parcellizzare la condotta analizzando singolarmente ogni violazione. Al contrario, è necessario considerare l’impatto complessivo dell’intervento illegale sui beni giuridici protetti: l’ordinato assetto del territorio, la tutela del paesaggio e la sicurezza delle costruzioni. La realizzazione di opere significative in un contesto di pregio ambientale e a rischio sismico, senza alcun progetto né autorizzazione, costituisce una condotta di gravità tale da escludere a priori la particolare tenuità. Il danno prodotto all’ambiente e la rilevante modifica dell’assetto del territorio sono elementi che connotano la serietà del fatto. Neppure la pendenza di una domanda di condono o la presenza di permessi per altre opere possono elidere la gravità dell’illecito commesso.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di reati edilizi e ambientali. Le conclusioni pratiche sono chiare:
1. Costruire in aree vincolate violando più normative rende estremamente difficile, se non impossibile, ottenere il beneficio della non punibilità per particolare tenuità dell’offesa.
2. Il carattere permanente del reato di abuso edilizio sposta in avanti il termine di prescrizione, che inizia a decorrere solo dalla fine della condotta illecita.
3. L’onere di provare una data di cessazione dei lavori antecedente a quella dell’accertamento da parte delle autorità ricade sull’imputato. In mancanza di tale prova, si presume che l’attività illecita sia proseguita fino all’intervento repressivo.

Quando un abuso edilizio può essere considerato di ‘particolare tenuità’ e quindi non punibile?
Secondo la sentenza, un abuso edilizio difficilmente può essere considerato di ‘particolare tenuità’ quando comporta la violazione simultanea di più normative, come quelle edilizie, paesaggistiche e antisismiche. La pluralità di violazioni e l’entità delle opere realizzate determinano un’offensività complessiva che esclude l’applicazione del beneficio.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per un abuso edilizio?
Essendo un reato permanente, la prescrizione per l’abuso edilizio inizia a decorrere dal momento in cui cessa l’attività edilizia abusiva. Questo può coincidere con l’ultimazione dei lavori, la loro sospensione (volontaria o imposta) o, come nel caso di specie, con la data del sequestro penale, se non vi è prova di una cessazione precedente.

La violazione di più norme (edilizia, paesaggistica, sismica) con un’unica costruzione viene valutata separatamente?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che le violazioni non vengono valutate separatamente. Pur derivando da un’unica condotta naturalistica (la costruzione), esse contribuiscono a formare un’offensività complessiva del fatto, che deve essere valutata unitariamente per determinare la gravità del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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