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Abuso edilizio: il legittimo affidamento non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di demolizione per un abuso edilizio. I ricorrenti, eredi dell’autrice dell’illecito, avevano invocato il principio di legittimo affidamento, sostenendo di aver confidato nei permessi di costruire in sanatoria. La Corte ha stabilito che non poteva sorgere alcun legittimo affidamento, data l’incertezza della normativa sul condono e l’esistenza di una giurisprudenza consolidata che interpretava restrittivamente i limiti volumetrici. Di conseguenza, la richiesta di sospensione della demolizione è stata respinta.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso Edilizio: il Legittimo Affidamento non Ferma la Demolizione

Il principio del legittimo affidamento può salvare un immobile da un ordine di demolizione derivante da un abuso edilizio? Con la sentenza n. 7381 del 2025, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta, dichiarando inammissibile il ricorso degli eredi della responsabile di un illecito edilizio. La decisione ribadisce la rigidità della giurisprudenza in materia e chiarisce i limiti entro cui un cittadino può confidare negli atti della Pubblica Amministrazione.

I Fatti del Caso: La Lunga Vicenda di un Immobile Abusivo

La vicenda giudiziaria ha origine da un ordine di demolizione emesso a seguito di una condanna definitiva per un abuso edilizio realizzato tra il 1991 e il 1993. Gli eredi della persona condannata avevano presentato un incidente di esecuzione per chiedere la sospensione del procedimento e dell’ordine di demolizione. La loro richiesta si basava principalmente su due argomenti: il presunto pericolo strutturale per un immobile storico adiacente in caso di demolizione e, soprattutto, il principio di legittimo affidamento derivante dal rilascio di permessi di costruire in sanatoria da parte del Comune.

La Corte d’appello di Napoli aveva rigettato la richiesta, spingendo i ricorrenti a rivolgersi alla Corte di Cassazione.

L’Appello in Cassazione: Tre Motivi a Sostegno della Sospensione

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione: La Corte d’appello avrebbe omesso di esaminare il motivo relativo al pericolo concreto e immediato di pregiudizio strutturale per un immobile storico legittimo, adiacente a quello da demolire.
2. Violazione del legittimo affidamento: Sostenevano che il rilascio di titoli abilitativi in sanatoria (basati sulla legge sul condono del 1994) avesse generato in loro la ragionevole convinzione della legalità dell’immobile. Chiedevano, su questo punto, un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per interpretare il diritto comunitario.
3. Violazione dell’art. 3 della Costituzione: Lamentavano una disparità di trattamento rispetto a soggetti che riescono a sanare abusi edilizi sfuggendo al controllo giurisdizionale.

Le Motivazioni della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi di ricorso inammissibili, confermando l’ordine di demolizione. Analizziamo le ragioni della decisione.

Il Rischio Strutturale: Un Motivo Manifestamente Infondato

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che l’impossibilità di eseguire una demolizione per ragioni tecniche deve seguire una procedura specifica (art. 33, comma 2, d.P.R. 380/2001), che non era stata attivata. Inoltre, tale procedura si applica solo a opere di “ristrutturazione edilizia”, mentre nel caso di specie si trattava di una “nuova costruzione” ex novo. Pertanto, il motivo era manifestamente infondato sin dall’origine, e la sua mancata disamina da parte della Corte d’appello non costituiva un vizio tale da annullare la decisione.

Abuso Edilizio e Legittimo Affidamento: Un Principio Non Applicabile

Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha escluso che nel caso di specie potesse sorgere un legittimo affidamento. Il principio, di derivazione europea, richiede che le norme siano chiare e prevedibili. La normativa sul condono edilizio del 1994, al contrario, non era affatto chiara riguardo alla possibilità di presentare più domande di sanatoria per un unico fabbricato al fine di aggirare i limiti di cubatura (750 mc).

La giurisprudenza, sia amministrativa che penale, già prima della condanna definitiva, si era consolidata nel senso di considerare l’abuso nella sua unitarietà, rendendo irrilevante la suddivisione fittizia in più domande. Secondo la Corte, un “operatore economico prudente e accorto” avrebbe dovuto prevedere l’esito negativo della sanatoria. Di conseguenza, non si erano mai create le condizioni per un’aspettativa fondata e meritevole di tutela. Non essendoci un legittimo affidamento da proteggere, è venuta meno anche la necessità di un rinvio alla Corte di Giustizia Europea.

La Questione di Costituzionalità: Un Motivo Troppo Generico

Infine, la Corte ha respinto la censura relativa alla violazione dell’art. 3 della Costituzione come inammissibile per genericità. I ricorrenti non hanno indicato con precisione la norma che ritenevano incostituzionale, né hanno fornito argomentazioni sufficienti, limitandosi a evocare un “criterio di casualità” basato sulla circostanza di essere o meno incappati in un procedimento giudiziario. Tale argomento non costituisce una valida questione di legittimità costituzionale.

Conclusioni

La sentenza conferma la linea di rigore della Cassazione in materia di abuso edilizio. La demolizione rimane la sanzione principale e la sua esecuzione può essere impedita solo in circostanze eccezionali e ben definite. Il principio del legittimo affidamento non può essere invocato come uno scudo generico contro gli ordini di ripristino, specialmente quando l’aspettativa si fonda su normative ambigue e su un’interpretazione palesemente in contrasto con la giurisprudenza consolidata. Per i cittadini, la lezione è chiara: la massima prudenza è d’obbligo, poiché confidare in sanatorie dall’esito incerto non mette al riparo dalle conseguenze dell’illecito.

Un ordine di demolizione per abuso edilizio può essere sospeso invocando il legittimo affidamento basato su una legge di condono?
No, non in questo caso. La Corte di Cassazione ha stabilito che non può sorgere un legittimo affidamento se la normativa sul condono non è chiara e la giurisprudenza consolidata la interpreta in modo restrittivo. Un operatore diligente non avrebbe potuto ragionevolmente aspettarsi la legalizzazione dell’immobile in tali circostanze.

La mancata analisi di un motivo di ricorso da parte di un giudice d’appello rende nulla la sua decisione?
Non necessariamente. Secondo la Cassazione, se il motivo di ricorso non esaminato era comunque “manifestamente infondato”, la sua omissione non vizia la sentenza, che resta valida.

Un giudice nazionale è sempre obbligato a sottoporre una questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) quando viene invocato il diritto comunitario?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di rinvio pregiudiziale non sussiste se il ricorso nazionale è dichiarato inammissibile. In tal caso, la questione diventa irrilevante per la decisione del caso e il rinvio non è necessario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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