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Abuso edilizio: chi demolisce? La Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di abuso edilizio relativo all’ampliamento non autorizzato di un’abitazione. I ricorsi degli imputati, basati sulla prescrizione del reato e sulla presunta estraneità ai fatti, sono stati respinti. La Corte ha chiarito che il reato edilizio si considera in corso fino alla completa ultimazione dei lavori, comprese le rifiniture. Inoltre, ha ribadito che la qualifica di ‘committente’ non spetta solo al proprietario, ma a chiunque abbia la disponibilità materiale del bene e un interesse diretto all’opera, giustificando così l’ordine di demolizione come condizione per la sospensione della pena.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso Edilizio: Responsabilità e Demolizione Secondo la Cassazione

L’abuso edilizio rappresenta una problematica costante nel nostro Paese, con implicazioni che vanno dalla tutela del paesaggio alla sicurezza strutturale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato alcuni aspetti cruciali della materia, offrendo chiarimenti importanti su chi sia il vero responsabile di un’opera illegale e su quando un reato di questo tipo possa considerarsi prescritto. La decisione analizza il caso di alcuni ampliamenti non autorizzati, realizzati da familiari che, pur non essendo gli unici proprietari, avevano la piena disponibilità degli appartamenti interessati.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda diversi membri di una famiglia, condannati nei primi due gradi di giudizio per aver realizzato degli ampliamenti abusivi collegati alle proprie abitazioni. Nello specifico, si trattava della creazione di nuove logge e volumi in violazione delle normative urbanistiche. Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni. In primo luogo, sostenevano che il reato fosse ormai estinto per prescrizione, affermando che i lavori fossero stati completati anni prima dell’accertamento. In secondo luogo, contestavano la loro qualifica di ‘committenti’, sostenendo di non avere la titolarità per ordinare i lavori e che il beneficio della sospensione condizionale della pena, subordinato alla demolizione, fosse ingiusto perché non avevano la disponibilità giuridica per adempiere.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, confermando le condanne e fornendo un’analisi dettagliata delle questioni sollevate.

La Prescrizione del Reato di Abuso Edilizio

Uno dei punti più importanti della sentenza riguarda il momento in cui inizia a decorrere il termine di prescrizione per un abuso edilizio. La difesa sosteneva che i lavori fossero terminati nel 2018, ben prima dell’accertamento del 2021. Tuttavia, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il reato edilizio è un reato ‘permanente’. La sua consumazione non cessa con la fine dei lavori strutturali, ma si protrae fino alla completa ultimazione dell’opera, incluse le rifiniture come infissi e ringhiere. Poiché al momento del sopralluogo queste finiture mancavano, la Corte ha concluso che il reato era ancora in corso e, di conseguenza, non poteva essere prescritto.

Chi è il Vero ‘Committente’ dell’Abuso Edilizio?

Un’altra questione fondamentale era stabilire chi fosse il responsabile penale. Gli imputati, pur abitando negli appartamenti ampliati, cercavano di scaricare la responsabilità. La Corte ha chiarito che, ai fini della legge penale, il ‘committente’ non è necessariamente il proprietario formale dell’immobile. La responsabilità si estende a chiunque abbia un interesse concreto e la ‘disponibilità materiale’ del bene. In questo caso, gli ampliamenti erano direttamente collegati agli appartamenti in uso esclusivo degli imputati, che ne avrebbero tratto un beneficio diretto. Questo legame fattuale è stato ritenuto sufficiente per qualificarli come committenti, indipendentemente dalla proprietà formale dell’edificio.

Demolizione e Sospensione della Pena: un Obbligo per chi ha Disponibilità del Bene

Infine, la Corte ha confermato la legittimità della decisione di subordinare il beneficio della sospensione condizionale della pena alla demolizione delle opere abusive. L’obiezione degli imputati era che, non essendo pieni proprietari, non potessero procedere alla demolizione. La Cassazione ha respinto anche questa argomentazione, specificando che l’ordine di demolizione può essere legittimamente imposto non solo al proprietario, ma a chiunque abbia la disponibilità materiale e giuridica del bene. Poiché gli imputati avevano il controllo di fatto sugli appartamenti e sugli ampliamenti ad essi connessi, erano nelle condizioni di poter adempiere all’ordine del giudice.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici volti a garantire l’effettività della repressione degli abusi edilizi. In primo luogo, la natura permanente del reato edilizio impedisce che il semplice trascorrere del tempo sani l’illecito finché l’opera non è completamente finita. In secondo luogo, la nozione di ‘committente’ viene interpretata in senso sostanziale e non formale: conta chi beneficia e controlla di fatto l’opera, non solo chi ne possiede il titolo di proprietà. Infine, l’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi, come condizione per benefici processuali, viene ancorato alla situazione di dominio effettivo sul bene, per assicurare che la sanzione non sia meramente simbolica ma porti a un risultato concreto.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che la responsabilità per un abuso edilizio non si ferma ai soli proprietari, ma coinvolge chiunque abbia un interesse e un controllo effettivo sull’immobile. Chi abita e beneficia di un ampliamento abusivo è considerato responsabile e può essere obbligato a demolirlo per ottenere la sospensione della pena. Si tratta di un monito importante: la legge guarda alla sostanza dei fatti, punendo chi trae vantaggio dall’illegalità, al di là delle qualifiche formali.

Quando si considera completato un abuso edilizio ai fini della prescrizione?
Un abuso edilizio è un reato permanente. La sua consumazione, e quindi il decorso della prescrizione, inizia solo con l’ultimazione completa di tutti i lavori, comprese le opere di rifinitura come infissi, ringhiere e finiture interne ed esterne. Fino a quel momento, il reato si considera ancora in corso.

Chi può essere considerato ‘committente’ di un’opera abusiva, oltre al proprietario?
Può essere considerato ‘committente’ chiunque, pur non essendo proprietario, abbia la disponibilità materiale del bene e si adoperi concretamente per la realizzazione dell’opera, avendone un interesse diretto. Il collegamento funzionale tra l’abitazione in uso e l’ampliamento abusivo è sufficiente a fondare la responsabilità.

È legittimo subordinare la sospensione della pena alla demolizione dell’abuso edilizio per chi non è proprietario dell’immobile?
Sì, è legittimo. La condizione della demolizione per ottenere la sospensione condizionale della pena può essere imposta a chiunque abbia la disponibilità materiale e giuridica del bene, e quindi la concreta possibilità di adempiere all’ordine, anche se non è il proprietario formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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