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Abuso d’ufficio prescritto: il risarcimento è dovuto?

La Corte di Cassazione chiarisce che la dichiarazione di estinzione del reato per abuso d’ufficio prescritto non elimina automaticamente il diritto al risarcimento del danno. Nel caso di un dirigente pubblico e un imprenditore accusati di aver falsificato documenti per coprire ritardi in un appalto, la Corte ha annullato la condanna penale per prescrizione, ma ha rinviato al giudice civile la decisione sulle statuizioni civili, confermando invece la condanna per falso ideologico.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso d’Ufficio Prescritto: Una Guida alla Sentenza della Cassazione sul Risarcimento dei Danni

Quando un reato si estingue per decorrenza dei termini, cosa ne è del diritto della vittima a ottenere un risarcimento? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23292/2024, offre un’importante chiave di lettura sul tema dell’abuso d’ufficio prescritto e sulle sue conseguenze sul piano civile. La pronuncia stabilisce che, anche se l’azione penale si ferma, la richiesta di risarcimento del danno può proseguire in sede civile, a determinate condizioni.

I Fatti: Un Appalto Pubblico Finito Sotto Inchiesta

Il caso riguarda la gestione di un appalto pubblico per il risanamento di un fabbricato comunale. Un dirigente pubblico, in qualità di direttore dei lavori, e l’imprenditore titolare della ditta appaltatrice sono stati accusati di aver commesso una serie di illeciti per mascherare un grave ritardo nell’esecuzione delle opere.

Per evitare l’applicazione di pesanti penali, stimate in oltre 100.000 euro, i due avrebbero creato a posteriori una serie di verbali falsi. In questi documenti, si attestava la sospensione dei lavori per “avverse condizioni meteo”, giustificando così un ritardo di 256 giorni in realtà attribuibile a inadempienze dell’appaltatore. Sulla base di questi fatti, venivano contestati i reati di falso ideologico in atto pubblico (aggravato dalla fidefacenza dei documenti), abuso d’ufficio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

La Decisione della Corte: l’abuso d’ufficio prescritto e le sue conseguenze

La Corte di Cassazione ha emesso una decisione complessa che distingue nettamente gli effetti penali da quelli civili:

1. Condanna per Falso Ideologico Confermata: La condanna per la falsificazione dei verbali è diventata definitiva. La Corte ha ritenuto provata la creazione postuma dei documenti e ha confermato l’aggravante della fidefacenza, essenziale per evitare la prescrizione di questo specifico reato.
2. Prescrizione per Abuso d’Ufficio e Truffa Aggravata: I reati di abuso d’ufficio e truffa sono stati dichiarati estinti per prescrizione. I termini massimi previsti dalla legge erano infatti decorsi prima della sentenza definitiva.
3. Rinvio al Giudice Civile per il Risarcimento: Nonostante l’abuso d’ufficio prescritto, la Corte ha annullato la sentenza d’appello per quanto riguarda le statuizioni civili e ha rinviato la causa a un giudice civile. Questo giudice dovrà riesaminare la questione del risarcimento dei danni derivanti dai reati estinti.
4. Annullamento delle Pene Accessorie: È stata eliminata la pena accessoria dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione, poiché i reati presupposto (abuso d’ufficio e truffa) erano stati dichiarati prescritti.

Le Motivazioni: La Differenza tra Effetti Penali e Civili

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento, sancito dall’articolo 578 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, quando il giudice d’appello o la Cassazione dichiarano un reato estinto per prescrizione, non possono esimersi dal decidere sulle domande civili se nei gradi precedenti era già stata pronunciata una condanna.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello non avesse motivato in modo sufficientemente approfondito la sussistenza del reato di abuso d’ufficio alla luce della riforma del 2020, che ha ristretto notevolmente l’ambito di applicazione della norma. La riforma richiede la violazione di “regole di condotta specifiche ed espresse” che non lascino margini di discrezionalità al pubblico ufficiale. I giudici di merito non avevano adeguatamente verificato se l’applicazione delle penali per il ritardo fosse un atto dovuto e privo di discrezionalità o se, al contrario, il dirigente avesse un margine di valutazione. Di conseguenza, pur dichiarando l’abuso d’ufficio prescritto, la Cassazione ha demandato questa delicata valutazione al giudice civile, che dovrà decidere se sussiste una responsabilità civile e, in caso affermativo, quantificare il danno.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 23292/2024 ribadisce un concetto fondamentale: la prescrizione di un reato non equivale a un’assoluzione nel merito e non cancella automaticamente le conseguenze dannose che da esso sono derivate. Per le vittime, in questo caso la pubblica amministrazione e l’ente erogatore dei fondi, la porta del risarcimento rimane aperta.

La decisione implica che la responsabilità per il danno può essere accertata in sede civile, anche se il reato è estinto. Il giudice civile, tuttavia, dovrà condurre un’analisi autonoma dei fatti, applicando i principi civilistici e tenendo conto delle evoluzioni normative, come la nuova e più restrittiva formulazione del reato di abuso d’ufficio. In sintesi, la fine del processo penale non segna necessariamente la fine della vicenda giudiziaria per chi ha subito un danno.

Cosa succede alle richieste di risarcimento quando un reato come l’abuso d’ufficio viene dichiarato prescritto?
La dichiarazione di prescrizione estingue il reato e pone fine all’azione penale, ma non annulla automaticamente il diritto al risarcimento del danno. Se nei precedenti gradi di giudizio era stata emessa una condanna anche alle statuizioni civili, la Corte di Cassazione, pur dichiarando la prescrizione, deve rinviare la causa al giudice civile competente per la decisione sul risarcimento.

Perché la condanna per falso ideologico è stata confermata mentre quella per abuso d’ufficio è stata annullata per prescrizione?
I due reati hanno termini di prescrizione diversi. Il reato di falso ideologico era aggravato dalla cosiddetta “fidefacenza” dell’atto pubblico, una circostanza che aumenta il termine di prescrizione. Questo ha permesso di arrivare a una condanna definitiva. Il reato di abuso d’ufficio, invece, aveva un termine di prescrizione più breve, che è maturato prima della conclusione del processo.

Una pena accessoria, come l’incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione, può essere mantenuta se il reato principale è prescritto?
No. La Corte ha chiarito che le pene accessorie sono strettamente legate alla condanna per il reato principale. Se il reato presupposto (in questo caso, l’abuso d’ufficio e la truffa aggravata) viene dichiarato estinto per prescrizione, anche la relativa pena accessoria deve essere eliminata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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