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Abuso d’ufficio e prescrizione: calcolo del termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un funzionario pubblico condannato per abuso d’ufficio per il rilascio di un permesso di costruire illegittimo. La sentenza chiarisce il metodo corretto per calcolare la prescrizione del reato, includendo i periodi di sospensione, e sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e non generici. La Corte ha stabilito che, nel caso di specie, il reato non era ancora prescritto al momento della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abuso d’ufficio: la Cassazione fa chiarezza sulla prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale offre importanti spunti di riflessione sul reato di abuso d’ufficio e, in particolare, sul calcolo dei termini di prescrizione. Il caso analizzato riguarda un funzionario pubblico condannato per aver rilasciato un permesso di costruire illegittimo, un’occasione per la Suprema Corte di ribadire principi fondamentali sia di diritto sostanziale che processuale. L’analisi della decisione è cruciale per comprendere come i periodi di sospensione influenzino la durata della prescrivibilità di un reato.

I Fatti del Caso

I fatti risalgono al 2016, quando il Responsabile del Settore Urbanistica di un Comune siciliano rilasciava un permesso a costruire a una società. Il permesso, apparentemente finalizzato all’ampliamento di un edificio preesistente con l’aggiunta di un gazebo e di una piscina, in realtà consentiva la radicale sostituzione del piccolo fabbricato con tre corpi distinti e voluminosi, trasformando di fatto la proprietà in un vero e proprio resort. Sia il Tribunale che la Corte d’appello confermavano la condanna del funzionario per il reato di cui all’art. 323 c.p., ossia abuso d’ufficio, per aver intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società beneficiaria del permesso.

I motivi del ricorso e l’analisi sull’abuso d’ufficio

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi di doglianza:
1. L’intervenuta prescrizione del reato: La difesa sosteneva che il termine di prescrizione, calcolato a partire dal 20 gennaio 2016 (data del rilascio del permesso) e tenendo conto di un periodo di sospensione di 5 mesi e 24 giorni per un’astensione dalle udienze, fosse scaduto il 14 dicembre 2023, quindi prima della sentenza d’appello del 10 gennaio 2024.
2. Violazione di legge e vizi di motivazione: Si lamentava che la Corte d’appello non avesse adeguatamente considerato i motivi di gravame, limitandosi a sostenere che l’imputato, quale responsabile del procedimento, non avrebbe dovuto fare affidamento sul parere della Soprintendenza.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha smontato la tesi difensiva sulla prescrizione con un calcolo preciso. Partendo dalla data del reato (20 gennaio 2016), il termine di prescrizione, secondo le norme applicabili, è di sette anni e sei mesi. Questo termine sarebbe quindi scaduto il 20 luglio 2023. A questa data, tuttavia, deve essere aggiunto il periodo di sospensione correttamente indicato dalla difesa (5 mesi e 24 giorni). Di conseguenza, il termine finale per la prescrizione non era il 14 dicembre 2023, bensì l’11 gennaio 2024. Poiché la sentenza d’appello è stata pronunciata il 10 gennaio 2024, il reato non era ancora estinto.

Per quanto riguarda il secondo motivo, i giudici lo hanno ritenuto inammissibile per la sua genericità. La difesa, secondo la Corte, non aveva formulato critiche specifiche e puntuali alla motivazione della sentenza d’appello, limitandosi a una censura generale che non permetteva un esame nel merito.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi cardine del diritto penale e processuale. In primo luogo, evidenzia l’importanza del rigore matematico nel calcolo dei termini di prescrizione, dove ogni giorno conta e l’aggiunta dei periodi di sospensione deve essere eseguita correttamente. In secondo luogo, sottolinea un requisito fondamentale per l’accesso al giudizio di legittimità: i motivi di ricorso per Cassazione devono essere specifici, dettagliati e criticamente argomentati rispetto alla decisione impugnata. Non sono ammesse censure generiche o la mera riproposizione di argomenti già esaminati nei gradi di merito.

Come si calcola il termine di prescrizione di un reato includendo le sospensioni?
Si parte dalla data di commissione del reato e si calcola il termine base previsto dalla legge (nel caso di specie, sette anni e sei mesi). A tale data di scadenza si aggiunge la durata esatta di eventuali periodi di sospensione del procedimento, come quelli dovuti a scioperi degli avvocati, per determinare il termine finale.

Perché un motivo di ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un motivo di ricorso può essere dichiarato inammissibile se è formulato in modo generico, ovvero se non contiene riferimenti critici specifici e puntuali alla motivazione della sentenza impugnata, ma si limita a una critica generale o a riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti.

Quale condotta ha integrato il reato di abuso d’ufficio nel caso esaminato?
Il reato di abuso d’ufficio è stato integrato dal rilascio, da parte del responsabile del settore urbanistica, di un permesso di costruire illegittimo, in quanto consentiva una radicale trasformazione edilizia (da un piccolo fabbricato a un resort) mascherata da semplice ampliamento, procurando così un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società richiedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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