LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abusivismo finanziario: reato di pericolo presunto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23654/2025, ha rigettato il ricorso di un soggetto condannato per abusivismo finanziario e truffa. La Corte ha chiarito che l’abusivismo finanziario è un reato di pericolo presunto, la cui esistenza non dipende dall’effettivo danno subito dagli investitori, ma dalla sola condotta di esercitare attività finanziarie senza autorizzazione. La decisione conferma la condanna e sottolinea come la tutela del corretto funzionamento del mercato finanziario prevalga sulla gestione, fedele o infedele, dei risparmi raccolti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abusivismo finanziario: reato di pericolo che prescinde dal danno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23654/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati finanziari: l’abusivismo finanziario è un reato di pericolo presunto, che si configura per il solo fatto di operare senza autorizzazione, indipendentemente dal risultato, positivo o negativo, della gestione dei risparmi altrui. Questa pronuncia offre spunti cruciali per comprendere la logica che protegge l’integrità del mercato e la fiducia dei risparmiatori.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per aver svolto per oltre un decennio attività di investimento per conto di clienti, utilizzando un blog e stipulando contratti senza possedere la necessaria abilitazione. Le accuse a suo carico erano due: violazione dell’art. 166 del D.Lgs. 58/1998 (TUF) per l’esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria, e truffa aggravata ai danni di alcuni clienti, ai quali non erano state restituite le somme investite.

La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità per l’abusivismo, rideterminando la pena e dichiarando estinta per prescrizione una delle accuse di truffa, ma confermando le statuizioni civili.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Travisamento della prova: Sosteneva che i giudici di merito avessero erroneamente quantificato le somme oggetto della condotta, confondendo i ricavi illeciti (circa 255mila euro) con le perdite totali subite dai clienti a causa degli investimenti (oltre 713mila euro). Questo errore, a suo dire, avrebbe avuto un impatto ingiusto sulla determinazione della pena e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
2. Violazione di legge: Lamentava la mancata concessione della sospensione condizionale della pena, ritenendo la motivazione dei giudici parziale e non adeguatamente ponderata rispetto a elementi a suo favore, come l’incensuratezza e la personalità non incline a un tenore di vita dispendioso.

L’analisi della Corte: la natura dell’abusivismo finanziario

La Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per chiarire la natura del reato di abusivismo finanziario. La Corte ha spiegato che questo illecito è un reato di pericolo presunto. Ciò significa che la legge non punisce il danno patrimoniale arrecato all’investitore, bensì il pericolo stesso creato al corretto funzionamento del mercato finanziario.

L’obiettivo della norma è tutelare l’affidabilità del sistema, garantendo che solo operatori qualificati, in possesso di specifici requisiti tecnici e di onorabilità, possano gestire il risparmio altrui. Di conseguenza, il modo in cui i fondi vengono concretamente gestiti – che sia in modo fedele o infedele, con profitto o con perdita – è un post factum, un evento successivo che non incide sulla consumazione del reato. Il delitto si perfeziona nel momento stesso in cui un soggetto non abilitato svolge attività di investimento.

Sulla Determinazione della Pena e le Attenuanti

Anche le doglianze relative alla pena sono state respinte. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello non si basava unicamente sul ‘grave danno’ economico, ma su una pluralità di fattori negativi:

* La lunga durata della condotta illecita (oltre dieci anni).
* Le modalità sistematiche e professionali con cui veniva svolta l’attività.
* L’abuso della fiducia riposta dai clienti.
* L’intensità del dolo.

Poiché anche uno solo di questi elementi è sufficiente a negare le attenuanti generiche, la contestazione sull’esatto ammontare delle somme era irrilevante per smontare l’impianto motivazionale. Allo stesso modo, la prognosi negativa sulla futura condotta dell’imputato, basata sulla serialità e la gravità dei fatti, giustificava pienamente il diniego della sospensione condizionale della pena, nonostante l’assenza di precedenti penali.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla distinzione netta tra il reato di abusivismo finanziario e quello di truffa. Mentre la truffa è un reato di danno che richiede un pregiudizio patrimoniale effettivo, l’abusivismo è un reato di pericolo volto a proteggere un bene giuridico più ampio: la stabilità e l’affidabilità del mercato mobiliare. La legge anticipa la soglia della tutela, punendo chiunque operi senza i requisiti richiesti, perché la sua sola presenza nel mercato è fonte di rischio. Pertanto, l’argomento difensivo basato sulla corretta quantificazione del danno era inefficace a scalfire la logica della condanna per abusivismo. La pena, inoltre, è stata ritenuta congrua perché basata su una valutazione complessiva della gravità del reato e della personalità dell’imputato, non solo sul profilo patrimoniale.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso nella lotta all’abusivismo finanziario. Il messaggio è chiaro: chiunque gestisca risparmi altrui senza autorizzazione commette un reato grave, a prescindere dalla sua abilità come investitore o dall’esito delle operazioni. La protezione della fede pubblica e dell’integrità dei mercati finanziari è un valore primario che l’ordinamento tutela con fermezza, punendo la condotta pericolosa in sé e per sé, prima ancora che si verifichi un danno concreto per i singoli risparmiatori.

Perché l’abusivismo finanziario è considerato reato anche se l’investitore non subisce una perdita economica?
Perché è un reato di pericolo presunto. La legge non punisce il danno al patrimonio del singolo, ma il rischio creato al corretto funzionamento e all’affidabilità del mercato finanziario. L’obiettivo è tutelare l’interesse pubblico a che solo soggetti abilitati e controllati gestiscano il risparmio.

In un caso di “doppia conforme”, quando si può contestare il travisamento della prova in Cassazione?
Secondo la sentenza, in caso di “doppia conforme” (sentenza di appello che conferma quella di primo grado), il vizio di travisamento della prova può essere dedotto in Cassazione solo se il dato probatorio asseritamente travisato è stato introdotto per la prima volta nel giudizio di secondo grado.

La sola incensuratezza è sufficiente per ottenere la sospensione condizionale della pena?
No. La Corte ha stabilito che, nonostante l’incensuratezza sia un elemento di valenza positiva, il giudice può negare il beneficio se individua altri elementi di segno contrario idonei a formulare una prognosi negativa, come la serialità e la gravità delle condotte, le modalità professionali del reato e l’ampio arco temporale della commissione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati