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Abusivismo abitativo: no allo stato di necessità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due persone condannate per un caso di abusivismo abitativo durato oltre dieci anni. La Corte ha rigettato la tesi dello stato di necessità, considerandola insostenibile a fronte di una situazione di illegalità prolungata e non di un mero disagio temporaneo, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abusivismo Abitativo: Quando il “Bisogno” non Basta a Giustificare l’Illegalità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: il protrarsi di una situazione di abusivismo abitativo per un lungo periodo non può essere giustificato invocando lo stato di necessità. La decisione chiarisce i confini tra un’emergenza reale e una condizione di illegalità consolidata, fornendo importanti spunti di riflessione sulle conseguenze legali dell’occupazione senza titolo.

I Fatti del Caso: Oltre un Decennio di Occupazione Illegale

Il caso ha origine dal ricorso presentato da due cittadini avverso una sentenza della Corte d’Appello che li aveva condannati. La vicenda ruotava attorno a una condizione di occupazione illegale di un immobile che si protraeva da oltre un decennio. I ricorrenti, nel tentativo di difendersi, avevano basato le proprie argomentazioni, tra le altre, sulla sussistenza di uno stato di necessità, derivante da un presunto disagio abitativo.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorsi Inammissibili

La Suprema Corte ha esaminato i ricorsi e li ha dichiarati inammissibili. Questa decisione, di natura procedurale, significa che i giudici non sono entrati nel merito della questione perché hanno ritenuto le argomentazioni difensive manifestamente infondate e generiche. Di conseguenza, la condanna precedente è diventata definitiva. Oltre a ciò, la Corte ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi ritenuti pretestuosi.

Le Motivazioni: Abusivismo Abitativo e l’Insostenibilità dello Stato di Necessità

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha smontato la linea difensiva. I giudici hanno sottolineato la “vacuità dell’argomentazione difensiva” relativa allo stato di necessità. La Corte ha chiarito che questa causa di giustificazione non può essere invocata in un contesto di abusivismo abitativo che si è protratto per oltre dieci anni.

Secondo la Corte, lo stato di necessità presuppone un pericolo attuale, imminente e non altrimenti evitabile. Una situazione di illegalità consolidata nel tempo, come un’occupazione decennale, non rientra in questa categoria. Si tratta, infatti, non di un “mero disagio abitativo” momentaneo che costringe a un’azione illecita per salvarsi da un pericolo imminente, ma di una scelta di vita illegale e prolungata. La motivazione delle sentenze dei precedenti gradi di giudizio, che evidenziava l’insostenibilità di tale difesa, è stata ritenuta “assolutamente congrua e corretta”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un principio giuridico cruciale: le difficoltà economiche o abitative, per quanto reali, non possono legittimare una violazione della legge a tempo indeterminato. Lo stato di necessità è uno strumento eccezionale, pensato per situazioni di emergenza imprevista e non per sanare condizioni di illegalità cronicizzate. La decisione serve da monito, chiarendo che chi intraprende la strada dell’occupazione illegale non può sperare di veder giustificata la propria condotta nel lungo periodo appellandosi a una generica condizione di bisogno. La giustizia, in questo caso, distingue nettamente tra una reazione a un pericolo immediato e l’instaurarsi in una situazione di permanente illegalità.

Perché i ricorsi presentati sono stati respinti?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché le argomentazioni difensive sono state giudicate troppo generiche e manifestamente infondate, in particolare quella relativa allo stato di necessità.

Lo stato di necessità può giustificare un’occupazione illegale di un immobile?
Secondo questa ordinanza, no. La Corte ha stabilito che una condizione di abusivismo abitativo protratta per oltre un decennio non può essere giustificata dallo stato di necessità, che è applicabile solo a situazioni di pericolo grave, attuale e imminente, non a condizioni di illegalità consolidate nel tempo.

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità dei loro ricorsi, i ricorrenti sono stati condannati a pagare sia le spese processuali del giudizio di Cassazione sia una sanzione pecuniaria di 3.000 euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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