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Abrogazione reato: reddito di cittadinanza e lex mitior

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per false dichiarazioni relative al reddito di cittadinanza. La difesa sosteneva l’avvenuta abrogazione del reato, ma la Corte ha chiarito che l’efficacia della norma abrogatrice è stata posticipata dal legislatore al 1° gennaio 2024, derogando al principio della lex mitior e mantenendo in vigore le sanzioni penali per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abrogazione reato e Reddito di Cittadinanza: la Cassazione fa chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 36324 del 2024, affronta una questione cruciale in tema di successione di leggi penali: l’abrogazione reato per le false dichiarazioni relative al Reddito di Cittadinanza. La Corte ha stabilito che, nonostante l’abrogazione della disciplina, le sanzioni penali sono rimaste in vigore per tutti i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, fornendo un’importante interpretazione sulla volontà del legislatore di derogare al principio della lex mitior.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una persona condannata in primo grado alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione per il reato previsto dall’art. 7, comma 1, del d.l. n. 4/2019. L’imputata aveva omesso di dichiarare, nella domanda per il Reddito di Cittadinanza, l’esistenza di una misura cautelare degli arresti domiciliari a suo carico e a carico del compagno, circostanza che avrebbe impedito la concessione del beneficio. La Corte di Appello, pur confermando la responsabilità penale, aveva convertito la pena detentiva in detenzione domiciliare.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomentazioni principali:

1. Erronea applicazione della legge penale: Si sosteneva che il reato contestato fosse stato abrogato dalla legge n. 197 del 2022, entrata in vigore il 1° gennaio 2023. Secondo la difesa, al momento del giudizio di appello (novembre 2023), il fatto non costituiva più reato per effetto del principio della lex mitior (applicazione della legge più favorevole).
2. Violazione di norme procedurali: Si lamentava la nullità della sentenza di primo grado perché il giudice, dopo la lettura del dispositivo, non aveva informato l’imputata della possibilità di richiedere pene sostitutive alla detenzione, come previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte: Analisi sull’abrogazione reato

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati. La decisione si concentra in modo particolare sulla questione della successione delle leggi e sull’abrogazione reato.

La questione della successione delle leggi penali

La Corte ha chiarito che, sebbene la legge n. 197 del 2022 abbia effettivamente disposto l’abrogazione delle norme sul Reddito di Cittadinanza, incluso l’art. 7 che prevedeva le sanzioni penali, la stessa legge ha fissato l’efficacia di tale abrogazione alla data del 1° gennaio 2024.

Inoltre, il legislatore è intervenuto successivamente con il decreto-legge n. 48 del 2023, il quale ha espressamente stabilito che le disposizioni dell’art. 7 continuassero ad applicarsi per tutti i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023. Questa scelta legislativa, secondo la Cassazione, costituisce una deroga esplicita e ragionevole al principio generale della retroattività della legge più favorevole (lex mitior). Lo scopo era quello di garantire la tutela penale del beneficio fino alla sua completa sostituzione con le nuove misure di sostegno, evitando un vuoto normativo.

La mancata nullità procedurale

Anche il secondo motivo è stato respinto. I giudici hanno ribadito che l’omessa comunicazione da parte del giudice di primo grado circa la possibilità di accedere a pene sostitutive non comporta la nullità automatica della sentenza. La scelta di applicare una pena sostitutiva è un potere discrezionale del giudice, e l’omissione dell’avviso presuppone una valutazione implicita di insussistenza dei presupposti. In ogni caso, nel caso specifico, la Corte di Appello aveva comunque accolto l’istanza, sostituendo la pena detentiva con la detenzione domiciliare, sanando di fatto ogni potenziale pregiudizio.

le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e teleologica della normativa. I giudici hanno evidenziato come l’intento del legislatore fosse quello di orchestrare una transizione ordinata dal Reddito di Cittadinanza alle nuove misure, come l’Assegno di Inclusione. Per questo motivo, si è reso necessario mantenere in vita il preesistente apparato sanzionatorio fino alla completa cessazione del vecchio beneficio. L’intervento normativo del 2023 ha fugato ogni dubbio, creando una disciplina transitoria che ha esplicitamente derogato all’art. 2, comma 2, del codice penale. Questa scelta, supportata da una ragionevole giustificazione, non viola alcun principio costituzionale.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 36324/2024 della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: l’abrogazione reato relativo alle false dichiarazioni per il Reddito di Cittadinanza non ha avuto effetto retroattivo. La volontà del legislatore di posticipare l’efficacia dell’abrogazione e di creare una disciplina transitoria prevale sul principio della lex mitior. Di conseguenza, tutte le condotte illecite commesse fino al 31 dicembre 2023 restano penalmente perseguibili secondo la vecchia normativa. Questa pronuncia offre certezza giuridica e conferma la piena legittimità dell’azione penale per i reati commessi durante il periodo di vigenza del beneficio.

L’abrogazione del reato di false dichiarazioni per il reddito di cittadinanza ha avuto effetto immediato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, per espressa volontà del legislatore, l’efficacia dell’abrogazione è stata posticipata al 1° gennaio 2024. Pertanto, i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023 sono rimasti penalmente rilevanti.

La mancata comunicazione da parte del giudice circa la possibilità di pene sostitutive rende nulla la sentenza?
No. Secondo la Corte, l’omissione dell’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p. non comporta la nullità della sentenza, in quanto la concessione di pene sostitutive rientra nel potere discrezionale del giudice e presuppone una valutazione implicita sulla sussistenza dei requisiti.

Il principio della lex mitior (legge più favorevole) è stato derogato in questo caso?
Sì. La Corte ha stabilito che la normativa successiva (in particolare il d.l. n. 48 del 2023) ha introdotto una deroga esplicita e ragionevole al principio della lex mitior, disponendo che le sanzioni penali previste per il reddito di cittadinanza continuassero ad applicarsi fino al 31 dicembre 2023.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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