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Abrogazione reato: annullamento e statuizioni civili

Un soggetto, condannato in primo grado per abuso d’ufficio e poi prosciolto in appello per prescrizione, ricorre in Cassazione. Nelle more del giudizio, interviene l’abrogazione del reato. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso, annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Di conseguenza, revoca anche le statuizioni civili, precisando che la parte danneggiata potrà agire separatamente in sede civile.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abrogazione reato: effetti su sentenza e risarcimento danni

L’abrogazione reato è un evento con profonde conseguenze sui processi in corso e persino su quelli già definiti con sentenza non ancora passata in giudicato. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la n. 16681 del 2025, offre un chiarimento fondamentale su come la depenalizzazione di una fattispecie, in questo caso l’abuso d’ufficio, impatti non solo l’esito penale ma anche le statuizioni civili relative al risarcimento del danno. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado per il reato di abuso d’ufficio, previsto dall’art. 323 del codice penale. In sede di appello, la Corte territoriale riformava parzialmente la decisione, dichiarando il reato estinto per intervenuta prescrizione, ma confermando le restanti statuizioni della sentenza, incluse quelle civili.

L’imputato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando vizi di violazione di legge e difetti di motivazione. Tuttavia, un evento normativo sopravvenuto cambiava radicalmente il quadro giuridico: la Legge n. 114 del 2024 abrogava il reato di abuso d’ufficio per cui era in corso il procedimento.

La questione giuridica: l’impatto dell’abrogazione del reato

Il ricorrente, attraverso il suo difensore, ha chiesto in via prioritaria alla Suprema Corte di prendere atto della sopravvenuta abrogazione reato e di annullare la sentenza. La questione centrale, dunque, non riguardava più i motivi originari del ricorso, ma gli effetti dell’ abolitio criminis su un processo giunto alla sua fase di legittimità.

La Corte era chiamata a decidere se, e come, la depenalizzazione dovesse incidere su una sentenza che aveva già dichiarato la prescrizione del reato, ma mantenuto ferme le condanne civili. Questo interrogativo tocca i principi fondamentali del diritto penale, come quello della retroattività della legge più favorevole.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata. Le motivazioni si fondano su principi consolidati e di fondamentale importanza.

L’applicazione immediata dell’ Abolitio Criminis

I giudici hanno ribadito che l’abrogazione di una norma incriminatrice produce effetti immediati e deve essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento. La formula da adottare in questi casi è l’annullamento della sentenza perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Questo principio prevale anche su una precedente declaratoria di prescrizione, in quanto più favorevole all’imputato.

La sorte delle statuizioni civili dopo l’abrogazione reato

La conseguenza più significativa della decisione riguarda le statuizioni civili. La Corte ha chiarito che, venendo meno la norma penale incriminatrice, vengono meno anche i presupposti per la condanna al risarcimento del danno nel processo penale. Pertanto, i capi della sentenza concernenti gli interessi civili devono essere revocati.

Questo non significa che la persona danneggiata perda il suo diritto al risarcimento. Significa, piuttosto, che dovrà far valere le sue pretese in un’altra sede, quella civile. La formula assolutoria per abrogazione del reato, infatti, non ha efficacia di giudicato nel processo civile, lasciando al danneggiato la piena libertà di agire “ex novo” per ottenere il risarcimento del pregiudizio subito.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: quando un fatto cessa di essere reato, nessuna conseguenza penale può sopravvivere, e anche le statuizioni civili collegate all’accertamento di quel reato devono essere revocate nell’ambito del processo penale. La tutela della persona danneggiata non viene annullata, ma viene correttamente ricollocata nella sua sede naturale, il giudizio civile, dove potrà essere accertata l’esistenza di un illecito civile e il conseguente diritto al risarcimento.

Cosa succede se un reato viene abrogato dopo la sentenza di appello?
La Corte di Cassazione deve annullare la sentenza impugnata, anche se questa aveva già dichiarato la prescrizione, perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. Questa formula è più favorevole per l’imputato e deve essere applicata immediatamente.

L’abrogazione del reato cancella anche la condanna al risarcimento del danno nel processo penale?
Sì, la Corte di Cassazione deve revocare anche i capi della sentenza che riguardano le statuizioni civili, come la condanna al risarcimento. La revoca è una conseguenza diretta del venir meno del reato presupposto.

La persona danneggiata perde il diritto al risarcimento se il reato viene abrogato?
No, la persona danneggiata non perde il diritto al risarcimento del danno. Tuttavia, dovrà esercitare il proprio diritto iniziando una nuova causa nella sede competente, ovvero il tribunale civile, poiché la decisione penale di proscioglimento per abrogazione non ha effetto in tale sede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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