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Abrogazione differita: quando il GUP ferma il processo

La Corte di Cassazione ha stabilito che è abnorme, e quindi da annullare, il provvedimento con cui un Giudice dell’Udienza Preliminare (G.U.P.) dichiara la nullità di una richiesta di rinvio a giudizio basandosi sulla futura abrogazione della norma contestata. Tale decisione, basata su un evento futuro e incerto come l’abrogazione differita, crea un’indebita stasi del procedimento e rappresenta una regressione non prevista dal sistema processuale. Il G.U.P., di fronte a una richiesta formalmente corretta, deve procedere secondo le regole vigenti al momento della sua decisione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abrogazione Differita: Non Può Bloccare il Processo Penale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 875/2024) affronta un’interessante questione procedurale: cosa succede se un Giudice dell’Udienza Preliminare (G.U.P.) si trova a decidere su un reato la cui norma incriminatrice è destinata a essere cancellata in futuro? La Corte ha chiarito che l’abrogazione differita di una legge non può mai essere una valida ragione per dichiarare nulla una richiesta di rinvio a giudizio e fermare il processo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Il caso ha origine da un’ordinanza del G.U.P. presso il Tribunale di Roma. Il giudice aveva dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero nei confronti di un’imputata per un reato previsto dall’art. 7 della legge n. 26 del 2019. La motivazione del G.U.P. era singolare: si basava sul fatto che una legge successiva (la n. 197 del 2022) aveva previsto l’abrogazione di tale articolo, sebbene con effetto posticipato al 1° gennaio 2024.

In pratica, il giudice ha ritenuto che una richiesta di accusa fondata su una norma “a scadenza” fosse nulla, anticipando gli effetti di una abrogazione non ancora avvenuta.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il provvedimento del G.U.P. fosse “abnorme”, ovvero un atto anomalo che crea una paralisi ingiustificata del procedimento penale.

Il problema della abrogazione differita nel processo

Il cuore della questione giuridica risiede nel concetto di abrogazione differita e nel suo impatto sulla validità degli atti processuali. Un’accusa deve essere valutata sulla base delle leggi in vigore al momento in cui viene formulata e giudicata, non sulla base di future (e potenzialmente reversibili) modifiche legislative.

Il Pubblico Ministero ha sottolineato che la decisione del G.U.P. ha causato un’indebita regressione del procedimento, restituendo gli atti all’accusa senza una valida ragione giuridica. La norma, al momento della decisione, era pienamente in vigore e applicabile. Annullare l’atto sulla base di un evento futuro equivale a esercitare un potere non previsto dal codice di procedura penale, generando una stasi processuale contraria al principio della ragionevole durata del processo.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del Procuratore, annullando senza rinvio l’ordinanza del G.U.P. e disponendo la prosecuzione del procedimento. I giudici hanno qualificato il provvedimento impugnato come “abnorme”.

Un provvedimento è abnorme non solo quando è stravagante o bizzarro, ma anche quando, pur apparendo formalmente legittimo, produce l’effetto di bloccare il processo o di farlo regredire senza alcuna base normativa. Questo era esattamente ciò che era accaduto nel caso di specie.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il G.U.P. ha invocato una causa di nullità non prevista dall’ordinamento. L’abrogazione differita è irrilevante ai fini della validità di una contestazione basata sulla legge vigente. Il giudice non può “anticipare” gli effetti di una futura abrogazione.

Secondo la Cassazione, il G.U.P. avrebbe avuto altre strade, tutte proceduralmente corrette:

1. Se avesse ritenuto che il fatto non costituisse più reato (ad esempio, per un’abrogazione con effetto immediato), avrebbe dovuto pronunciare una sentenza di non luogo a procedere.
2. Se avesse ritenuto che la condotta potesse essere ricondotta a un’altra fattispecie di reato, avrebbe dovuto procedere, lasciando al giudice del dibattimento il compito di definire la corretta qualificazione giuridica del fatto.

Invece, dichiarando la nullità e restituendo gli atti al P.M., il G.U.P. ha determinato un’indebita regressione e una stasi del procedimento. La sopravvenienza di nuove disposizioni di legge, anche se modificative del trattamento sanzionatorio, non incide sulla validità della contestazione iniziale, ma deve essere gestita dal giudice nel corso del processo, applicando i principi del diritto intertemporale.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale della procedura penale: il processo deve seguire il suo corso naturale, basandosi sulle norme vigenti al momento degli atti. Un giudice non può bloccare un procedimento sulla base di previsioni o eventi futuri, come l’abrogazione differita di una norma. Un provvedimento che crea una simile paralisi è abnorme e deve essere annullato. La decisione garantisce la certezza del diritto e il corretto e tempestivo svolgimento dell’azione penale, evitando che interpretazioni creative dei giudici possano causare ingiustificate interruzioni della giustizia.

Un giudice può annullare una richiesta di rinvio a giudizio perché la norma incriminatrice verrà abrogata in futuro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’abrogazione differita di una norma è irrilevante ai fini della validità della contestazione. Il giudice deve decidere sulla base della legge in vigore al momento della sua valutazione, non su eventi futuri.

Cosa si intende per ‘provvedimento abnorme’ in procedura penale?
È un provvedimento che, per la sua singolarità o perché emesso al di fuori dei casi consentiti, si colloca al di fuori del sistema processuale oppure, pur essendo formalmente previsto, determina una stasi ingiustificata o un’indebita regressione del procedimento.

Cosa avrebbe dovuto fare il G.U.P. in questo caso, secondo la Cassazione?
Il G.U.P. avrebbe dovuto procedere con l’udienza preliminare. Se avesse ritenuto che il fatto, pur con la futura abrogazione, mantenesse rilevanza penale sotto un’altra norma, avrebbe dovuto disporre il giudizio. Se, invece, avesse ritenuto che l’abrogazione (se fosse stata immediata) avrebbe reso il fatto non più previsto come reato, avrebbe dovuto emettere una sentenza di non luogo a procedere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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