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Abolitio criminis: traffico influenze e ricalcolo pena

La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di corruzione e traffico di influenze illecite. A seguito di una recente riforma legislativa, la Corte ha dichiarato l’abolitio criminis per il reato di traffico di influenze, annullando la relativa condanna. Per i restanti capi di imputazione per corruzione, la sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte di Appello per un corretto ricalcolo della pena, criticando la carenza di motivazione nell’individuazione del reato più grave e nella determinazione degli aumenti di pena conseguenti.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abolitio Criminis e Traffico di Influenze: La Cassazione Annulla e Ridefinisce i Confini della Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Sez. 2 Num. 18658 Anno 2025) offre spunti cruciali su temi centrali del diritto penale, tra cui gli effetti della successione di leggi nel tempo, nota come abolitio criminis, il corretto calcolo della pena in caso di reato continuato e la tutela della presunzione di innocenza. La decisione interviene su un complesso caso giudiziario riguardante reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione e traffico di influenze illecite, annullando parzialmente la sentenza impugnata e fornendo principi guida per i giudici di merito.

Il Caso: Dalla Corruzione al Traffico di Influenze

Il procedimento vedeva imputata una persona per una serie di reati, tra cui diverse ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per l’esercizio della funzione, oltre a un’accusa di traffico di influenze illecite. La Corte di Appello di Milano, in sede di rinvio, aveva confermato la responsabilità dell’imputata per questi reati, rideterminando la pena complessiva.

Contro tale decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando tre questioni principali:
1. La sopravvenuta abrogazione parziale del reato di traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.) a seguito di una modifica legislativa, che avrebbe reso la condotta contestata non più penalmente rilevante.
2. Un vizio di motivazione nel calcolo della pena, sia nell’individuazione del reato più grave (da cui partire per il calcolo della pena base) sia nella quantificazione degli aumenti per i reati “satellite”.
3. La violazione della presunzione di innocenza, in quanto la motivazione della sentenza di appello conteneva affermazioni sulla responsabilità dell’imputata per un reato che era stato dichiarato estinto per prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, con conseguenze significative sul destino processuale del caso.

In primo luogo, ha annullato senza rinvio la sentenza per quanto riguarda il reato di traffico di influenze illecite, perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Di conseguenza, ha eliminato la relativa pena di due mesi di reclusione.

In secondo luogo, ha annullato con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Milano la sentenza riguardo al trattamento sanzionatorio per i restanti reati. I giudici di legittimità hanno riscontrato una carenza motivazionale che impone un nuovo giudizio sul punto.

Infine, ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla presunzione di innocenza, ritenendolo infondato.

Le Motivazioni: L’impatto dell’Abolitio Criminis sul Giudicato

Il punto più rilevante della decisione riguarda l’applicazione del principio di abolitio criminis. La Corte ha rilevato che una recente legge (n. 114 del 2024) ha modificato la fattispecie del traffico di influenze illecite, restringendone l’ambito di applicazione. La nuova norma richiede che la mediazione illecita sia finalizzata a indurre un pubblico ufficiale a compiere un “atto contrario ai doveri di ufficio costituente reato dal quale possa derivare un vantaggio indebito”.

Nel caso di specie, il giudizio sulla responsabilità per questo reato era già passato in giudicato, e si discuteva solo della pena. Tuttavia, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’abolitio criminis prevale sul giudicato. Quando una legge abroga un reato, il giudice deve prenderne atto in ogni stato e grado del procedimento, anche in fase esecutiva. La norma incriminatrice cessa di esistere nell’ordinamento, rendendo il fatto non più punibile.

La Corte ha specificato che, pur in presenza di un giudicato sulla colpevolezza, la valutazione sulla persistente illiceità del fatto deve basarsi esclusivamente su quanto già accertato nel processo concluso, senza poter “riattivare” il giudizio di merito. Analizzando gli atti, i giudici hanno concluso che gli elementi accertati non erano sufficienti a configurare la nuova e più ristretta fattispecie di traffico di influenze. Mancava, in particolare, l’individuazione di un reato specifico che i pubblici ufficiali sarebbero stati indotti a commettere. Di conseguenza, è stato disposto l’annullamento senza rinvio.

Le Motivazioni: Il Calcolo della Pena nel Reato Continuato

La Cassazione ha accolto anche le censure relative al calcolo della pena. La Corte di Appello aveva individuato il reato più grave in una specifica condotta di corruzione, ma senza una motivazione adeguata e senza confrontarla con le altre condotte contestate. Inoltre, aveva determinato gli aumenti di pena per i reati satellite in modo acritico, ricalcando una precedente sentenza annullata e affermando erroneamente di non avere discrezionalità in merito.

La Suprema Corte ha ricordato che, nel determinare la pena per il reato continuato, il giudice deve:
1. Individuare con motivazione adeguata il reato più grave.
2. Stabilire la pena base per tale reato.
3. Calcolare e motivare aumenti di pena distinti per ciascun reato satellite, nel rispetto dei limiti di legge e del principio di proporzionalità.

La mancanza di tale percorso argomentativo ha reso la decisione illegittima, imponendo un nuovo giudizio sul punto.

Le Motivazioni: Presunzione di Innocenza e Reato Prescritto

Infine, la Corte ha affrontato la delicata questione della presunzione di innocenza. La difesa lamentava che la Corte d’Appello, pur in presenza di una declaratoria di prescrizione per un capo d’imputazione, avesse usato espressioni che implicavano una sostanziale affermazione di responsabilità. La Cassazione, pur riconoscendo l'”anomalia motivazionale”, ha ritenuto il motivo infondato. La ragione è che il dispositivo della sentenza (la parte decisionale) era corretto e non confermava alcuna responsabilità, né penale né civile, per quel reato. La digressione in motivazione, per quanto impropria, è stata considerata “superata ed assorbita dal chiaro epilogo decisorio”. In questo modo, il diritto dell’imputata a essere considerata innocente per il fatto prescritto è stato, in concreto, tutelato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma principi cardine del diritto penale sostanziale e processuale:
1. La forza prevalente dell’abolitio criminis, che opera anche su un giudicato parziale, obbligando il giudice a dichiarare che il fatto non costituisce più reato.
2. Il dovere di motivazione analitica e specifica nel calcolo della pena per il reato continuato, che non può risolversi in un’applicazione automatica e acritica degli aumenti.
3. La rigorosa tutela della presunzione di innocenza, che impone ai giudici di astenersi da qualsiasi linguaggio che possa suonare come un’affermazione di colpevolezza per reati estinti, anche se il dispositivo è formalmente corretto.

Cosa succede a una condanna se il reato viene successivamente abrogato dalla legge (abolitio criminis)?
La condanna deve essere annullata perché, in base al principio del favor rei, nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la legge posteriore, non costituisce più reato. Questo principio prevale anche su una sentenza di condanna parzialmente definitiva.

Come deve essere calcolata la pena in caso di reato continuato?
Il giudice deve prima individuare il reato più grave e stabilire per esso una pena base. Successivamente, deve applicare aumenti di pena distinti per ciascuno degli altri reati (i cosiddetti reati satellite), motivando in modo specifico l’entità di ogni singolo aumento.

La presunzione di innocenza è tutelata anche quando un reato è dichiarato estinto per prescrizione?
Sì. Una persona il cui reato è stato dichiarato prescritto è da considerarsi innocente agli occhi della legge. Le motivazioni delle sentenze successive non possono contenere affermazioni che esprimano una valutazione di “sostanziale” colpevolezza per quel reato, poiché ciò violerebbe il diritto alla presunzione di innocenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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