LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abolitio criminis: Cassazione revoca condanna immigrazione

La Corte di Cassazione ha revocato una condanna definitiva per inosservanza di un ordine di allontanamento emesso dal Questore. La decisione si fonda sul principio di abolitio criminis, in quanto la norma penale originaria è stata ritenuta incompatibile con una direttiva dell’Unione Europea. La Corte ha stabilito che la successiva modifica legislativa non ha creato una continuità normativa, ma una nuova fattispecie di reato, rendendo così la condanna precedente non più valida e soggetta a revoca in sede di esecuzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abolitio Criminis e Immigrazione: La Cassazione Revoca una Condanna Definitiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: l’abolitio criminis. Questo principio, che sancisce la non punibilità di un fatto quando una nuova legge non lo prevede più come reato, ha portato alla revoca di una condanna definitiva per un cittadino straniero. La decisione evidenzia l’impatto diretto del diritto dell’Unione Europea sulla legislazione nazionale, in particolare in materia di immigrazione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Milano del 2009, divenuta irrevocabile, con cui un cittadino straniero veniva condannato a una pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 14, comma 5-ter, del Testo Unico sull’Immigrazione, per non aver ottemperato all’ordine di allontanamento emesso dal Questore nel 2002.

Successivamente, il condannato, tramite il suo difensore, ha richiesto la revoca di tale sentenza al giudice dell’esecuzione, sostenendo che la norma incriminatrice fosse stata di fatto abrogata a seguito dell’intervento del diritto europeo. Il Tribunale di Milano, tuttavia, aveva rigettato l’istanza. Contro questa decisione è stato proposto ricorso per cassazione.

La Decisione e l’Impatto dell’Abolitio Criminis

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio il provvedimento del Tribunale e revocando la sentenza di condanna. Il cuore della decisione risiede nel riconoscimento di una vera e propria abolitio criminis per la fattispecie di reato per cui era intervenuta la condanna.

I giudici hanno chiarito che la vecchia formulazione della norma, che puniva con la reclusione la mancata ottemperanza all’ordine del Questore, è divenuta inapplicabile nell’ordinamento italiano. Questo cambiamento non è derivato da una legge di abrogazione esplicita, ma dall’incompatibilità della norma con la Direttiva 2008/115/CE, come stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella celebre sentenza “El Dridi”.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha articolato il proprio ragionamento su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito che la pronuncia della Corte di Giustizia UE ha determinato effetti sostanzialmente assimilabili all’abolitio criminis. Anche per i fatti commessi prima della scadenza del termine di recepimento della direttiva, la norma nazionale che prevedeva la pena detentiva per il soggiorno irregolare è risultata in contrasto con la normativa comunitaria, perdendo così la sua efficacia.

In secondo luogo, la Corte ha analizzato le modifiche legislative introdotte in Italia nel 2011 per adeguarsi alla direttiva. La nuova formulazione dell’art. 14, comma 5-ter, che sostituisce la reclusione con la pena della multa, non rappresenta una continuità normativa con la precedente. Si tratta, infatti, di una nuova incriminazione con presupposti e struttura differenti. La nuova norma richiede, ad esempio, il fallimento preliminare dei meccanismi di partenza volontaria, elementi non richiesti dalla vecchia fattispecie. Questa discontinuità strutturale conferma che la vecchia norma è stata effettivamente abrogata e non semplicemente modificata.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante affermazione della supremazia del diritto europeo e delle sue conseguenze dirette sul diritto penale interno. Si stabilisce che, in caso di abolitio criminis derivante dall’incompatibilità con la normativa UE, il giudice dell’esecuzione ha il dovere di revocare le sentenze di condanna definitive, ai sensi dell’art. 673 del codice di procedura penale. Questa decisione non solo risolve il caso specifico, ma fornisce un chiaro indirizzo interpretativo per tutte le situazioni analoghe, garantendo che nessuno sconti una pena per un fatto che, secondo l’ordinamento vigente (comprensivo del diritto europeo), non costituisce più reato.

Perché la condanna per inosservanza dell’ordine di allontanamento è stata revocata?
La condanna è stata revocata perché la norma penale su cui si basava (la vecchia versione dell’art. 14, c. 5-ter T.U. Immigrazione) è stata ritenuta incompatibile con la Direttiva europea 2008/115/CE. Questa incompatibilità, sancita da una sentenza della Corte di Giustizia UE, ha prodotto un effetto di abolitio criminis, rendendo il fatto non più previsto dalla legge come reato.

Cosa significa abolitio criminis nel contesto di questa sentenza?
Significa che la norma che puniva un certo comportamento è stata cancellata dall’ordinamento. Di conseguenza, nessuna condanna, nemmeno quella definitiva, può continuare a produrre i suoi effetti. La sentenza deve essere revocata dal giudice dell’esecuzione, come se il reato non fosse mai esistito.

La nuova legge che punisce l’inosservanza all’ordine di allontanamento è una continuazione della vecchia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non esiste continuità normativa tra la vecchia e la nuova disposizione. La nuova norma, introdotta nel 2011, prevede presupposti diversi (come il fallimento delle procedure di rimpatrio volontario) e una pena differente (multa anziché reclusione), configurando così una fattispecie di reato completamente nuova e distinta dalla precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati