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Abolitio criminis accise gas: annullata condanna

La Cassazione ha annullato una condanna per sottrazione di gas naturale al pagamento delle accise. A seguito di una modifica legislativa che ha innalzato la soglia di punibilità, il fatto non costituisce più reato, configurando una ipotesi di abolitio criminis e diventando un illecito amministrativo.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abolitio Criminis per le Accise sul Gas: la Cassazione Annulla la Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso di sottrazione di gas naturale al pagamento delle accise, applicando il principio dell’abolitio criminis a seguito di una modifica legislativa. Questa decisione evidenzia come le variazioni normative possano avere un impatto diretto e retroattivo sui processi in corso, trasformando un illecito penale in una questione meramente amministrativa.

I Fatti del Caso

Un cittadino era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 40, comma 6, del D.lgs. n. 504 del 1995. L’accusa era quella di aver sottratto all’accertamento e al pagamento dell’accisa un quantitativo di 6.058 metri cubi di gas naturale. Al momento dei fatti, la legge considerava reato la sottrazione di quantitativi superiori a 5.000 metri cubi. L’imputato, ritenendo ingiusta la condanna, ha proposto ricorso per cassazione tramite il suo difensore.

La Svolta Normativa e l’Abolitio Criminis

Il punto di svolta del caso è rappresentato dall’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 141/2024. Questa nuova normativa ha modificato in modo sostanziale la disciplina delle accise sui prodotti energetici. In particolare, ha innalzato la soglia di punibilità per il reato di sottrazione di gas naturale da 5.000 a 10.000 metri cubi.

La nuova legge stabilisce che se la quantità di gas evasa è inferiore a 10.000 metri cubi, non si applica più una sanzione penale, ma una sanzione amministrativa pecuniaria. Questo cambiamento configura un classico caso di abolitio criminis: un fatto che prima era considerato reato, cessa di esserlo per effetto di una nuova legge più favorevole all’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondato e assorbente il motivo relativo alla sopravvenuta abolizione del reato. I giudici hanno osservato che il quantitativo di gas contestato all’imputato, pari a 6.058 metri cubi, sebbene superiore alla vecchia soglia, è nettamente inferiore al nuovo limite di 10.000 metri cubi introdotto dal D.Lgs. 141/2024.

In applicazione del principio del favor rei (o principio di retroattività della legge più favorevole), la Corte ha dovuto applicare la nuova normativa, anche se entrata in vigore dopo la commissione del fatto. Di conseguenza, il comportamento dell’imputato non è più previsto dalla legge come reato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si basa su un’interpretazione chiara della successione delle leggi penali nel tempo. Il legislatore, modificando l’art. 40 del D.lgs. 504/1995, ha espresso una nuova valutazione del disvalore sociale della condotta, ritenendo che solo le evasioni di entità maggiore (superiori a 10.000 metri cubi) meritino una sanzione penale. Per le evasioni di entità inferiore, si è ritenuta sufficiente una sanzione amministrativa. Poiché il fatto commesso dall’imputato rientra in questa seconda categoria, la condanna penale non poteva più essere mantenuta. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, poiché il fatto non sussiste più come reato.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante applicazione del principio di legalità e di retroattività della norma penale più favorevole. L’imputato vede cancellata la sua condanna penale, con tutte le relative conseguenze. Tuttavia, la vicenda non si chiude del tutto. La Corte ha infatti disposto la trasmissione degli atti all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Questo significa che l’illecito, pur non essendo più penale, mantiene una sua rilevanza a livello amministrativo. L’imputato sarà quindi soggetto al pagamento di una sanzione pecuniaria, il cui importo sarà determinato dall’autorità competente, che può variare dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, con un minimo di 5.000 euro.

Cosa succede se una legge cambia e un’azione che prima era reato non lo è più?
Se una nuova legge decriminalizza un comportamento, si applica il principio dell’abolitio criminis. Questo significa che nessuno può essere punito per quel fatto, e le eventuali condanne già emesse vengono annullate, come accaduto nel caso di specie.

La condanna per sottrazione di accise sul gas è stata annullata solo perché la quantità era inferiore alla nuova soglia?
Sì, il motivo decisivo è stato proprio questo. Il quantitativo di gas sottratto (6.058 metri cubi) era inferiore alla nuova soglia di punibilità penale fissata a 10.000 metri cubi dal D.Lgs. n. 141/2024. Di conseguenza, il fatto non è più previsto dalla legge come reato.

L’annullamento della condanna penale significa che l’imputato non subirà alcuna conseguenza?
No. L’annullamento della condanna penale non cancella l’illecito, ma lo declassa a illecito amministrativo. La Corte di Cassazione ha infatti ordinato la trasmissione degli atti all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che procederà a irrogare una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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