LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abolitio criminis: abuso d’ufficio e prescrizione

In un caso di abuso d’ufficio, un imputato, per il quale era stata dichiarata la prescrizione, ha fatto ricorso in Cassazione. A seguito di una nuova legge che ha introdotto un’abolitio criminis per tale reato, la Suprema Corte ha annullato la sentenza. Ha assolto l’imputato con la formula ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’, stabilendo la prevalenza di questa causa di non punibilità sulla prescrizione e chiarendo la differenza rispetto a una piena assoluzione nel merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abolitio Criminis e Prescrizione: La Cassazione Chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un importante chiarimento sul rapporto tra abolitio criminis e prescrizione, delineando la gerarchia delle formule assolutorie. Il caso riguarda un imputato che, pur avendo ottenuto la declaratoria di prescrizione per il reato di abuso d’ufficio, ha insistito per ottenere un’assoluzione piena. L’intervento di una nuova legge che ha abrogato la fattispecie di reato ha cambiato le carte in tavola, portando a una decisione che illustra un principio fondamentale del diritto penale.

I Fatti del Processo

Il percorso processuale ha origine in primo grado, dove un imputato viene assolto da diverse accuse, mentre per il reato di abuso d’ufficio (ex art. 323 c.p.) viene dichiarata l’intervenuta prescrizione. La Corte d’Appello conferma questa decisione.

Non soddisfatto, l’imputato ricorre alla Corte di Cassazione, chiedendo un’assoluzione nel merito, con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. A sostegno della sua richiesta, invoca non solo l’insussistenza dell’elemento soggettivo (dolo), ma anche, in via subordinata, la sopravvenuta abolitio criminis del reato di abuso d’ufficio a seguito di una recente riforma legislativa (L. n. 114/2024).

L’Impatto dell’Abolitio Criminis sul Giudizio

Il nodo centrale della questione è la prevalenza dell’abolitio criminis su altre cause di estinzione del reato, come la prescrizione. La Cassazione ribadisce un principio consolidato: la questione concernente la depenalizzazione di un reato è pregiudiziale rispetto a quella relativa alla sua estinzione per prescrizione.

L’interesse dell’imputato a ottenere una formula assolutoria più favorevole è giuridicamente riconosciuto. Un’assoluzione perché ‘il fatto non è più previsto dalla legge come reato’ è considerata più vantaggiosa di una semplice declaratoria di prescrizione, poiché rimuove in modo più netto la macchia penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte accoglie il ricorso, ma non nella forma richiesta dalla difesa. Annulla la sentenza impugnata senza rinvio, ma la formula adottata non è ‘perché il fatto non sussiste’, bensì ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’.

La motivazione di questa scelta è cruciale. I giudici spiegano che la formula assolutoria più ampia (‘il fatto non sussiste’) presuppone l’assenza di un elemento costitutivo del reato. Una tale pronuncia esclude ogni possibile rilevanza giuridica del fatto, anche in sede civile. Per emetterla, soprattutto in presenza di una causa di estinzione come la prescrizione, è necessario che l’innocenza dell’imputato emerga ‘ictu oculi’, cioè in modo evidente e incontestabile dagli atti processuali, senza necessità di ulteriori accertamenti.

Nel caso specifico, tale evidenza non era riscontrabile. Di conseguenza, la Corte non poteva procedere a una valutazione di merito che avrebbe richiesto un apprezzamento dei fatti, compito precluso in sede di legittimità.

La formula corretta, in caso di abrogazione della norma incriminatrice, è proprio ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’. Questa assoluzione, pur cancellando la rilevanza penale, non esclude a priori una possibile rilevanza del fatto in sede civile per un eventuale risarcimento del danno.

Le Conclusioni: Quale Formula Assolutoria Prevale?

La sentenza stabilisce un ordine di priorità chiaro. Di fronte a una causa di estinzione del reato come la prescrizione e a una sopravvenuta abolitio criminis, il giudice deve applicare quest’ultima, in quanto più favorevole all’imputato. L’assoluzione piena nel merito (‘il fatto non sussiste’) rimane la formula più liberatoria in assoluto, ma la sua applicazione è subordinata alla prova evidente e immediata dell’innocenza, una condizione che non era soddisfatta nel caso di specie. La Corte, quindi, applica il principio del ‘favor rei’ nei limiti consentiti dallo stato degli atti, annullando la sentenza e dichiarando che il fatto, un tempo reato, oggi non lo è più.

Quando una legge abroga un reato, cosa succede a un processo in cui è stata già dichiarata la prescrizione?
In caso di abolitio criminis, questa prevale sulla prescrizione. Il giudice è tenuto ad annullare la sentenza e ad assolvere l’imputato con la formula ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’, in quanto considerata più favorevole per l’imputato rispetto alla semplice declaratoria di prescrizione.

Perché la Cassazione non ha assolto l’imputato con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, come richiesto dalla difesa?
La Corte di Cassazione non ha utilizzato la formula ‘perché il fatto non sussiste’ perché ciò avrebbe richiesto una valutazione di merito. Questa formula si applica solo quando l’innocenza dell’imputato emerge in modo assolutamente incontestabile dagli atti, senza necessità di ulteriori accertamenti, situazione non riscontrabile nel caso di specie.

Qual è la differenza tra l’assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’ e quella ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’?
L’assoluzione ‘perché il fatto non sussiste’ esclude l’esistenza stessa di un elemento costitutivo del reato, eliminando ogni possibile rilevanza giuridica del fatto, anche in sede civile. L’assoluzione ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’, dovuta a un’abolitio criminis, cancella solo la rilevanza penale del fatto, ma non esclude che lo stesso possa avere conseguenze in altre sedi, come quella civile per un risarcimento danni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati