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Abitualità ostativa: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. La decisione si fonda sul principio della “abitualità ostativa”: i numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato per reati contro il patrimonio hanno impedito l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità Ostativa: Quando i Precedenti Bloccano la Non Punibilità

L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131 bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, il suo accesso non è incondizionato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la presenza di una abitualità ostativa, desumibile da precedenti specifici, precluda categoricamente l’applicazione di tale beneficio. Questo principio è stato riaffermato in un caso di ricettazione, dove il passato criminale dell’imputato ha avuto un peso determinante.

Il Caso in Esame: Dalla Ricettazione al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale. La sentenza, emessa dalla Corte d’Appello, confermava la responsabilità penale dell’imputato.

L’accusa e la condanna nei primi gradi di giudizio

L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver ricevuto beni di provenienza illecita. La Corte territoriale aveva confermato la sua colpevolezza, basando la decisione su argomenti giuridici solidi e coerenti con i principi della giurisprudenza in materia di dolo nel reato di ricettazione.

I motivi del ricorso: derubricazione e tenuità del fatto

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a due motivi principali. In primo luogo, ha contestato la qualificazione del fatto come ricettazione, chiedendone la derubricazione nella fattispecie meno grave di incauto acquisto (art. 712 c.p.). In secondo luogo, ha lamentato il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ex art. 131 bis c.p.

La Decisione della Corte: La Rilevanza della Abitualità Ostativa

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. La decisione evidenzia l’importanza dei precedenti penali specifici nella valutazione della personalità del reo.

Il rigetto del motivo sulla ricettazione

Sul primo punto, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse già scrutinato e motivatamente disatteso le doglianze dell’imputato. Le conclusioni raggiunte erano supportate da argomenti giuridici corretti e in linea con l’orientamento consolidato in tema di dolo.

L’inammissibilità del motivo sulla particolare tenuità del fatto

Il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che la non applicazione dell’art. 131 bis c.p. era giustificata dalla sussistenza di una abitualità ostativa. L’imputato presentava infatti plurimi, recenti e specifici precedenti in materia di reati contro il patrimonio. Tale circostanza, secondo la Corte, integra pienamente la condizione che preclude il beneficio, poiché non si deve guardare genericamente ai precedenti, ma a quelli della stessa indole che denotano una specifica inclinazione a delinquere in un determinato settore.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando come i giudici di merito avessero correttamente applicato i principi di diritto. Per quanto riguarda la ricettazione, la valutazione del dolo era stata adeguata. Sul punto cruciale dell’art. 131 bis c.p., la motivazione si è concentrata sulla nozione di ‘abitualità’. Non basta avere dei precedenti qualsiasi, ma è la loro specificità e la loro natura a creare un ostacolo insormontabile. La Corte ha precisato che i precedenti per reati contro il patrimonio indicano una tendenza a commettere reati della stessa indole, configurando così l’abitualità che la norma intende escludere dal beneficio della non punibilità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un beneficio accessibile a chi manifesta una serialità nel commettere reati. La valutazione dell’abitualità ostativa deve essere rigorosa e basata su precedenti specifici e della stessa indole. Questa decisione serve da monito, chiarendo che il passato criminale di un soggetto, se indicativo di una propensione a delinquere in un certo ambito, ha conseguenze dirette sull’applicabilità di istituti premiali. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano in parte già stati adeguatamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello e in parte manifestamente infondati, in particolare riguardo alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto.

Cosa si intende per ‘abitualità ostativa’ nel contesto di questa ordinanza?
Per ‘abitualità ostativa’ si intende la condizione dell’imputato che ha commesso più reati della stessa indole, come evidenziato dai suoi plurimi, recenti e specifici precedenti per reati contro il patrimonio. Questa condizione è ‘ostativa’, cioè impedisce l’applicazione del beneficio della non punibilità previsto dall’art. 131 bis c.p.

Può un imputato con precedenti penali beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
No, se i precedenti penali sono specifici, recenti e della stessa indole del reato per cui si procede. Come chiarito dall’ordinanza, tale ‘abitualità’ nel commettere reati contro il patrimonio dimostra una tendenza criminale che è incompatibile con la concessione del beneficio della non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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