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Abitualità della condotta: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa. La decisione si fonda principalmente sulla accertata abitualità della condotta, desunta da precedenti condanne specifiche, che osta al riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. L’ordinanza evidenzia anche vizi procedurali negli altri motivi di ricorso, rendendoli manifestamente infondati.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità della Condotta: Quando il Passato Criminale Rende Inammissibile il Ricorso

L’ordinanza in esame offre un chiaro spaccato di come la valutazione dell’abitualità della condotta di un imputato possa essere decisiva nell’esito di un processo penale, in particolare nel giudizio di Cassazione. Il caso analizzato riguarda un ricorso contro una condanna per truffa, dichiarato inammissibile per una serie di motivi che spaziano dalla fondatezza delle prove all’esistenza di vizi procedurali.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato per truffa (art. 640 c.p.) per aver inviato a una vittima una falsa ricevuta di spedizione di un bene acquistato online. L’artifizio era stato realizzato tramite un’utenza telefonica intestata all’imputato stesso. In appello, la condanna veniva confermata. L’imputato proponeva quindi ricorso per Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. Insufficienza delle prove a suo carico.
2. Mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena.
4. Mancata applicazione di una pena pecuniaria sostitutiva alla detenzione breve.

L’Abitualità della Condotta come Ostacolo Decisivo

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La motivazione centrale, tuttavia, risiede nel secondo motivo di ricorso. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello di non applicare l’art. 131-bis c.p. a causa del presupposto ostativo dell’abitualità della condotta. L’imputato, infatti, aveva già due condanne precedenti per appropriazione indebita e truffa. Questa reiterazione di reati contro il patrimonio è stata considerata un indicatore di una tendenza a delinquere, incompatibile con il beneficio della particolare tenuità del fatto, che presuppone un’offesa del tutto occasionale e di minima gravità.

Analisi degli Altri Motivi di Ricorso

Anche gli altri motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati:
* Responsabilità Penale: La Corte ha ritenuto logica e adeguata la motivazione dei giudici di merito, i quali avevano stabilito la riconducibilità della truffa all’imputato basandosi sull’intestazione dell’utenza telefonica utilizzata per l’invio della finta ricevuta.
* Sospensione Condizionale: Il motivo è stato giudicato generico e non specifico, in quanto non si confrontava adeguatamente con le ragioni della Corte territoriale, che aveva negato il beneficio sulla base di un giudizio prognostico negativo fondato proprio sui precedenti penali.
* Pena Sostitutiva: La richiesta di sostituire la pena detentiva è stata respinta per due ragioni procedurali: era stata formulata in modo generico e, soprattutto, proveniva da un difensore non munito di procura speciale, necessaria per tale tipo di istanza nel contesto di un giudizio celebrato in forma scritta (“cartolare”).

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su principi consolidati. In primo luogo, l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. richiede la presenza di più presupposti, e l’assenza anche di uno solo di essi, come l’occasionalità della condotta, è sufficiente per escludere il beneficio. La Corte ha richiamato la giurisprudenza secondo cui l’abitualità della condotta è un elemento decisivo che impedisce di qualificare il fatto come di “particolare tenuità”. In secondo luogo, il rigetto degli altri motivi sottolinea l’importanza del rispetto dei requisiti di forma e di sostanza nel presentare un ricorso. La specificità dei motivi (art. 591 c.p.p.) non è un mero formalismo, ma una necessità per consentire al giudice di comprendere le censure mosse alla sentenza impugnata. Infine, la necessità di una procura speciale per determinate richieste evidenzia come alcuni atti processuali richiedano un mandato esplicito e consapevole da parte dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il passato criminale di un imputato ha un peso determinante nella valutazione della sua condotta attuale e nell’accesso a determinati benefici di legge. L’abitualità della condotta, specialmente quando desunta da precedenti specifici, costituisce un ostacolo quasi insormontabile all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, il caso insegna che la cura degli aspetti procedurali è essenziale per la riuscita di un’impugnazione. Un ricorso con motivi generici o privo dei necessari poteri formali è destinato a essere dichiarato inammissibile, precludendo ogni possibilità di revisione della sentenza nel merito.

Perché i precedenti penali hanno impedito l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Perché i due precedenti per reati simili (appropriazione indebita e truffa) hanno fatto ritenere alla Corte che la condotta dell’imputato non fosse occasionale, ma abituale. L’abitualità della condotta è una causa ostativa prevista dalla legge per l’applicazione del beneficio della particolare tenuità del fatto di cui all’art. 131-bis del codice penale.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “privo dei requisiti di specificità”?
Significa che il motivo di ricorso è stato formulato in modo generico, senza contestare in maniera puntuale e argomentata le specifiche ragioni esposte nella sentenza impugnata. Nel caso di specie, il ricorso sulla mancata sospensione condizionale della pena non ha adeguatamente confutato il giudizio prognostico negativo basato sui precedenti penali.

Perché è stata respinta la richiesta di sostituire la pena detentiva con una pena pecuniaria?
La richiesta è stata respinta per due motivi procedurali: era formulata in modo troppo generico e, aspetto decisivo, era stata presentata da un avvocato che non era munito di una procura speciale. La legge richiede questo specifico mandato per poter richiedere pene sostitutive per conto del proprio assistito in un procedimento scritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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