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Abitualità del reato: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso volto a ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda su due motivi: la mera ripetizione dei motivi d’appello e la presenza di ‘abitualità del reato’, dimostrata da cinque precedenti condanne per reati della stessa indole, che osta all’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità del Reato: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso e sul concetto di abitualità del reato come ostacolo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, avendo già cinque precedenti condanne per reati della stessa indole, non poteva beneficiare dell’art. 131-bis del codice penale. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sia di diritto sostanziale che processuale.

Il Caso: la Richiesta di Non Punibilità e i Precedenti

Il ricorrente si era rivolto alla Corte di Cassazione dopo che la Corte d’Appello aveva confermato la sua condanna, rigettando la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il motivo principale del ricorso si basava su un presunto difetto di motivazione della sentenza d’appello. Tuttavia, l’imputato non era nuovo a vicende giudiziarie, vantando ben cinque condanne precedenti per il medesimo tipo di reato.

La Decisione della Cassazione e l’Abitualità del Reato

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per due ragioni distinte ma interconnesse. Questa doppia motivazione rafforza la decisione e fornisce una guida chiara per i futuri ricorsi.

1. La Genericità del Ricorso per Ripetitività

In primo luogo, i giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso erano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già presentati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ricordato il suo orientamento consolidato: un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni senza una critica puntuale e specifica della decisione impugnata è considerato non specifico e, quindi, inammissibile. Non assolve, infatti, alla sua funzione di critica, ma si trasforma in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, non consentito in sede di legittimità.

2. L’Ostacolo Insormontabile dell’Abitualità del Reato

In secondo luogo, e in modo decisivo, la Corte ha confermato la correttezza della valutazione della Corte d’Appello riguardo al requisito ostativo dell’abitualità del reato. L’articolo 131-bis c.p. esclude espressamente la sua applicazione quando il comportamento dell’autore è abituale. La presenza di cinque precedenti condanne per reati della stessa indole è stata considerata prova inequivocabile di tale abitualità, rendendo impossibile la concessione del beneficio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando come il ricorso non mirasse a evidenziare violazioni di legge o vizi logici manifesti nella sentenza impugnata. Al contrario, l’intento era quello di sollecitare un ‘improponibile sindacato sulle scelte valutative’ della Corte d’Appello. I giudici di merito avevano già fornito una motivazione ‘lineare e adeguata’, ancorata alle risultanze processuali e ai principi di diritto. La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato il principio secondo cui il comportamento abituale, desumibile dalla commissione di almeno altri due reati della stessa indole, preclude la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Di fronte a tale corretta applicazione della legge, la mera riproposizione delle censure già respinte non può che portare a una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Anzitutto, riafferma che il ricorso per cassazione deve essere uno strumento di critica mirata e non una semplice riproposizione di argomenti già vagliati. In secondo luogo, consolida l’interpretazione restrittiva dell’art. 131-bis c.p. in presenza di abitualità del reato, definita dalla reiterazione di condotte criminose della stessa natura. Per l’imputato, la conseguenza è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione di tremila euro alla cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver presentato un ricorso palesemente infondato.

Quando un ricorso per cassazione è considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è inammissibile quando si limita a ripetere pedissequamente i motivi già presentati e respinti in appello, senza muovere una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata.

L’abitualità del reato impedisce sempre l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, secondo l’ordinanza, la sussistenza del comportamento abituale, dimostrata in questo caso da cinque precedenti condanne per reati della stessa indole, costituisce un presupposto ostativo che impedisce di riconoscere la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisa colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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