LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abitualità del reato: no alla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente. La Corte ha stabilito che l’abitualità del reato, dimostrata da precedenti violazioni della stessa natura, osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis c.p. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa della personalità negativa dell’imputato e dei suoi precedenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità del reato: quando la recidiva esclude la tenuità del fatto

L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione è soggetta a precisi limiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come l’abitualità del reato costituisca un ostacolo insormontabile per accedere a tale beneficio, specialmente in contesti come la guida senza patente. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di guida senza patente, previsto dall’articolo 116 del Codice della Strada. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, principalmente, due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il diniego delle circostanze attenuanti generiche con la conseguente applicazione di una pena ritenuta eccessiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sancisce la definitività della sentenza impugnata. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti normativi e giurisprudenziali che regolano sia l’istituto della tenuità del fatto sia la concessione delle attenuanti.

Le motivazioni sull’abitualità del reato

Le motivazioni addotte dalla Corte di Cassazione sono chiare e si articolano su due fronti principali, corrispondenti ai motivi del ricorso.

L’esclusione dell’Art. 131-bis c.p.

Il punto centrale della decisione riguarda l’abitualità del reato. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione del giudice di merito che aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. in ragione del carattere abituale della condotta dell’imputato. Dalla motivazione della sentenza impugnata emergeva, infatti, che il soggetto era incorso nella medesima violazione in altre due occasioni ravvicinate nel tempo.

La Cassazione richiama un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui la presenza di più reati della stessa indole (o plurime violazioni della stessa norma) impedisce di considerare il fatto come di particolare tenuità. La legge stessa, infatti, richiede una valutazione complessiva del comportamento, che in caso di ripetizione assume una dimensione ‘plurima’ e denota una tendenza a delinquere incompatibile con il beneficio. In particolare, per il reato di guida senza patente, la rilevanza penale scatta solo in caso di recidiva nel biennio, il che rende la condotta intrinsecamente non compatibile con il requisito della non abitualità richiesto dall’art. 131-bis c.p.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla determinazione della pena e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha giudicato la motivazione del giudice di merito adeguata e non illogica. Quest’ultimo aveva basato la sua decisione sulle modalità concrete del fatto e, soprattutto, sulla ‘negativa personalità dell’imputato’, gravato da numerosi precedenti penali.

La Suprema Corte ha ribadito che il giudice di merito, nel determinare la pena secondo i criteri dell’art. 133 c.p., ha ampia discrezionalità e può negare le attenuanti generiche anche basandosi su un solo elemento negativo ritenuto prevalente, come la personalità del colpevole o la gravità del reato. Una nuova valutazione della congruità della pena è inammissibile in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia palesemente arbitraria o viziata da un ragionamento illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con forza due principi fondamentali del diritto penale. In primo luogo, l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un beneficio accessibile a chiunque commetta reati di lieve entità, ma è riservato a condotte veramente occasionali. L’abitualità del reato, intesa come ripetizione di condotte illecite della stessa natura, è un indice di pericolosità sociale che preclude l’applicazione della norma. In secondo luogo, la valutazione della personalità del reo e dei suoi precedenti penali rimane un elemento centrale per la determinazione della pena e per la concessione delle circostanze attenuanti, rientrando nella piena discrezionalità del giudice di merito, il cui operato è difficilmente censurabile in Cassazione se sorretto da una motivazione congrua e logica.

Quando un reato è considerato ‘abituale’ al punto da escludere la non punibilità per tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, un comportamento è considerato abituale quando l’imputato ha commesso più reati della stessa indole o plurime violazioni della stessa disposizione penale. Questa ripetizione viene valutata complessivamente e dimostra una tendenza a delinquere che è incompatibile con il requisito della non abitualità richiesto dall’art. 131-bis c.p.

La guida senza patente può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, secondo la Corte. Il reato di guida senza patente acquisisce rilevanza penale solo in caso di recidiva nel biennio. Questa caratteristica intrinseca della norma rende la condotta di per sé incompatibile con il requisito della ‘non abitualità del comportamento’, che è una condizione essenziale per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Perché la Corte ha negato le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche perché la decisione del giudice di merito era basata su una motivazione adeguata, che teneva conto delle modalità del fatto e della ‘negativa personalità dell’imputato’, gravato da plurimi precedenti penali. Anche un solo elemento negativo ritenuto prevalente è sufficiente per negare tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati