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Abitualità del reato: Cassazione nega benefici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentato furto di una pochette di valore. La decisione si fonda sull’abitualità del reato, desunta dai numerosi precedenti specifici della ricorrente, che ha impedito la concessione di attenuanti e l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità del Reato: Quando i Precedenti Escludono Ogni Beneficio

L’abitualità del reato è un concetto cruciale nel diritto penale, capace di influenzare pesantemente l’esito di un processo. Quando la condotta di un imputato dimostra una tendenza consolidata a delinquere, la legge prevede che alcuni benefici, come le attenuanti o la non punibilità per la tenuità del fatto, non possano essere concessi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio con fermezza, dichiarando inammissibile il ricorso di un’imputata proprio a causa dei suoi numerosi precedenti penali. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale orientamento.

I Fatti: Tentato Furto di una Pochette Firmata

Il caso ha origine dalla condanna di una donna per il reato di tentato furto aggravato. L’episodio si è verificato nel luglio del 2019, quando l’imputata ha tentato di sottrarre una pochette ‘griffata’. La Corte di Appello di Torino, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riducendo la pena, aveva confermato la responsabilità penale.

La difesa dell’imputata ha quindi presentato ricorso in Cassazione, articolando diverse censure. In particolare, si contestava la graduazione della pena e il mancato riconoscimento di tre importanti benefici:

1. Le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).
2. L’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).
3. La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile per tutte le censure sollevate. Secondo i giudici supremi, il ricorso era generico e manifestamente infondato, in quanto non si confrontava adeguatamente con le solide motivazioni della Corte di Appello. Quest’ultima aveva infatti basato la sua decisione su un elemento centrale: la significativa capacità a delinquere dell’imputata, attestata dai suoi plurimi precedenti specifici.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Abitualità del Reato

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, basandosi su principi giurisprudenziali consolidati.

Diniego delle attenuanti generiche: La Cassazione ha ritenuto che la Corte di Appello avesse adeguatamente motivato il diniego facendo riferimento ai precedenti penali e alla gravità concreta del fatto. Questi elementi sono sufficienti, secondo la giurisprudenza, a giustificare implicitamente il rigetto delle attenuanti generiche, senza necessità di una motivazione specifica per ogni deduzione difensiva.

Diniego dell’attenuante del danno tenue: Per quanto riguarda il tentato furto, la valutazione del danno non si fa su ciò che effettivamente mancava, ma sul valore della cosa che si sarebbe sottratta se il reato si fosse consumato. Nel caso di specie, la pochette era un oggetto di marca e quindi di valore non irrisorio. Di conseguenza, l’attenuante non era applicabile.

Diniego della non punibilità per tenuità del fatto: Questo è il punto focale della decisione. La Corte ha ribadito che l’abitualità del reato è un ostacolo insormontabile all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. I numerosi precedenti specifici dell’imputata delineavano un quadro di comportamento abituale, incompatibile con il giudizio di ‘particolare tenuità’ richiesto dalla norma. Anche un eventuale ravvedimento successivo al reato, peraltro solo genericamente allegato, non può trasformare un’offesa grave e abituale in un fatto tenue.

Le Conclusioni: L’Importanza della Condotta Pregressa dell’Imputato

L’ordinanza in esame offre un importante insegnamento: la storia criminale di un imputato ha un peso determinante nella valutazione giudiziaria. L’abitualità del reato, quando provata da precedenti specifici, non è un semplice dettaglio biografico, ma un fattore giuridico che preclude l’accesso a meccanismi premiali previsti dall’ordinamento. La decisione della Cassazione rafforza un principio di coerenza e rigore, secondo cui chi manifesta una persistente inclinazione a violare la legge non può beneficiare di istituti pensati per offese occasionali e di minima gravità. Questa pronuncia serve da monito, sottolineando che la valutazione della condotta complessiva e pregressa dell’imputato è un passaggio ineludibile per una corretta applicazione della legge penale.

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputata?
Le attenuanti generiche sono state negate perché la Corte ha ritenuto sufficiente motivazione i plurimi precedenti penali specifici dell’imputata e la concreta gravità del fatto. Questi elementi dimostravano una significativa capacità a delinquere, rendendo ingiustificata una riduzione della pena.

Perché il tentato furto di una pochette non è stato considerato un danno di lieve entità?
Nel reato tentato, il danno viene valutato ‘ex ante’, cioè in base al valore potenziale della cosa che si intendeva rubare. La Corte ha stabilito che, sebbene il portafogli all’interno potesse non contenere molto denaro, la pochette stessa era un oggetto ‘griffato’ e, quindi, di valore non irrisorio, escludendo così l’applicabilità dell’attenuante.

L’abitualità del reato impedisce sempre l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, secondo quanto stabilito dalla Corte, l’abitualità della condotta, dimostrata dai precedenti penali specifici, costituisce un elemento ostativo all’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Questo perché un comportamento reiterato è per sua natura incompatibile con la ‘particolare tenuità’ richiesta dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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