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Abitualità del reato: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per non aver allontanato la propria mandria da un’area interdetta. La decisione si fonda sulla abitualità del reato, evidenziata dai numerosi precedenti penali dell’imputato, che ha impedito l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la sostituzione della pena detentiva.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità del Reato: Quando il Passato Criminale Impedisce i Benefici di Legge

L’ordinamento giuridico italiano prevede alcuni istituti volti a mitigare le conseguenze di reati considerati di minor gravità. Tuttavia, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, questi benefici non sono accessibili a tutti. La pronuncia in esame sottolinea come l’abitualità del reato, ovvero la tendenza di un soggetto a delinquere, possa precludere l’applicazione di norme favorevoli come la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo il caso per comprendere le ragioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un allevatore per non aver rispettato un provvedimento che gli imponeva di allontanare la sua mandria dal territorio di un comune. L’imputato, secondo i giudici di merito, non aveva adottato gli accorgimenti necessari per evitare che i suoi animali sconfinassero in un’area a loro interdetta. La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità penale, almeno a titolo di colpa.
L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando il rigetto della sua richiesta di rinnovare l’istruttoria, la mancata applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale (particolare tenuità del fatto) e la mancata sostituzione della pena detentiva con una sanzione meno afflittiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11637/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha ritenuto che le decisioni dei giudici di merito fossero state corrette e ben motivate su tutti i punti contestati. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende è stata la diretta conseguenza di questa decisione, essendo il ricorso privo di fondamento.

Le Motivazioni: l’Abitualità del Reato Come Elemento Decisivo

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella valutazione del comportamento complessivo dell’imputato. I giudici hanno evidenziato come le richieste dell’allevatore si scontrassero con la sua “storia criminale”.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte ha definito “ineccepibile” il rigetto della richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. La ragione è semplice e netta: l’abitualità del reato. L’imputato era gravato da numerose condanne precedenti per reati simili, tra cui inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, abbandono di animali, pascolo abusivo e furto. Questa ripetitività nel commettere illeciti dimostra una tendenza a delinquere che è incompatibile con la finalità dell’istituto della particolare tenuità del fatto, pensato per condotte occasionali e di minima offensività.

Il Rigetto della Sostituzione della Pena

Anche la richiesta di sostituire la pena detentiva con una sanzione sostitutiva è stata respinta sulla base di una valutazione insindacabile dei giudici di merito. Tale valutazione si è basata su due elementi principali:
1. Il “vissuto criminale” dell’imputato, che testimonia una personalità incline alla violazione delle norme.
2. Le concrete connotazioni della vicenda, che confermavano la sua “refrattarietà al rispetto delle regole”.

In sostanza, la Corte ha ritenuto che concedere un beneficio come la sanzione sostitutiva a un soggetto con un simile passato non avrebbe avuto alcuna efficacia dissuasiva o rieducativa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: i benefici di legge non sono automatici ma vanno meritati. La valutazione del giudice non si limita al singolo fatto-reato, ma si estende alla personalità e alla condotta di vita dell’imputato. L’abitualità del reato emerge come un ostacolo insormontabile per chi spera di ottenere l’applicazione di istituti premiali. La decisione insegna che una storia di ripetute violazioni della legge dimostra un’indole noncurante delle regole della convivenza civile, una condizione che giustifica pienamente un trattamento sanzionatorio rigoroso e privo di sconti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le motivazioni dei giudici di merito erano corrette e complete, e perché la colpa dell’imputato nel presentare un ricorso infondato era evidente.

Per quale motivo non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non è stata applicata a causa dell’abitualità del comportamento dell’imputato, gravato da numerose condanne precedenti per reati come inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, pascolo abusivo, abbandono di animali e furto. Tale abitualità è incompatibile con il beneficio.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Oltre a vedersi confermata la condanna, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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