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Abitualità del comportamento: quando esclude la tenuità

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore. La corte conferma che l’abitualità del comportamento, evidenziata da reati simili commessi in ambito aziendale, osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abitualità del Comportamento: La Cassazione Nega la Tenuità del Fatto

L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione è soggetta a precisi limiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come l’abitualità del comportamento dell’imputato costituisca un ostacolo insormontabile per il riconoscimento di tale beneficio, specialmente quando i reati vengono commessi in contesti professionali o d’impresa.

I Fatti del Caso: L’Appello dell’Imprenditore

Il caso in esame ha origine dal ricorso presentato da un imprenditore condannato dalla Corte d’Appello di Messina per un reato previsto dal D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia). La difesa del ricorrente si fondava su un unico motivo: la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’imprenditore sosteneva che il reato contestato fosse di lieve entità e che, pertanto, dovesse beneficiare dell’art. 131-bis c.p. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto questa tesi, decisione contro cui è stato proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e l’Abitualità del Comportamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione dei giudici di legittimità si è concentrata sulla corretta valutazione operata dalla corte di merito riguardo all’abitualità del comportamento dell’imputato.

I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente evidenziato che l’imputato non era nuovo a condotte illecite. In particolare, le precedenti condanne riportate riguardavano reati commessi nello stesso ambito, ovvero nell’esercizio della sua attività di impresa. Questa serialità ha rivelato un’identità di indole nei reati, un fattore che, per legge, impedisce l’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni: Perché l’Abitualità Ostacola la Tenuità del Fatto

La motivazione della Corte di Cassazione è chiara e si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato. L’articolo 131-bis c.p. è pensato per escludere la punibilità in casi di reati occasionali e di minima offensività. La sua ratio non è quella di offrire impunità a chi delinque sistematicamente.

La Corte ha ribadito che la valutazione sull’identità dell’indole dei reati deve essere condotta in concreto, verificando se le diverse condotte criminali presentino caratteri fondamentali comuni. Nel caso di specie, il fatto che tutti i reati fossero stati commessi nel contesto imprenditoriale è stato ritenuto un elemento decisivo. Questo schema comportamentale ha dimostrato una propensione a delinquere che va oltre l’episodio singolo e occasionale, configurando appunto una abitualità del comportamento ostativa al beneficio richiesto. La motivazione della corte di merito è stata quindi giudicata congrua, logica e non ulteriormente sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa Penale

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, conferma che la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto deve essere supportata non solo dalla lieve entità del singolo episodio, ma anche dall’assenza di indicatori di una tendenza a delinquere. La fedina penale dell’imputato e il contesto in cui i reati vengono commessi assumono un’importanza cruciale. Per la difesa, è fondamentale dimostrare l’occasionalità della condotta e l’assenza di un modus operandi criminale. Al contrario, la pubblica accusa potrà far leva sulla serialità dei comportamenti per escludere il beneficio, come avvenuto in questo caso. La condanna finale del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende serve da monito sulla necessità di valutare attentamente i presupposti prima di intraprendere un’impugnazione.

Quando il comportamento di un imputato può essere considerato “abituale” ai fini dell’esclusione della tenuità del fatto?
Secondo la Corte, il comportamento è considerato abituale quando emerge un’identità di indole tra il reato per cui si procede e quelli oggetto di precedenti condanne, specialmente se commessi nel medesimo contesto, come l’esercizio di un’attività d’impresa. Questa ripetitività dimostra una tendenza a delinquere che osta al beneficio.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello, nel negare la tenuità del fatto a causa dell’abitualità del comportamento dell’imputato, fosse logica, congrua e non contestabile in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un appello viene dichiarato inammissibile per colpa evidente?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile e si ravvisano profili di colpa nell’impugnazione (a causa della sua evidente infondatezza), il ricorrente viene condannato, oltre al pagamento delle spese processuali, anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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