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Abbandono di animali: quando è reato? Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il tema dell’abbandono di animali, confermando la condanna per una donna che aveva legato un cane al sole, causandogli ipertermia. Il caso chiarisce che per configurare il reato non è necessario un abbandono definitivo, ma è sufficiente detenere l’animale in condizioni incompatibili con la sua natura e produttive di gravi sofferenze. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, impedendo così la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abbandono di Animali: Legare un Cane al Sole è Reato

Il tema dell’abbandono di animali è purtroppo di costante attualità, ma una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i contorni giuridici di questa fattispecie. La Suprema Corte ha stabilito che lasciare un animale in condizioni di grave sofferenza, come legato al sole cocente, integra il reato previsto dall’art. 727 del Codice Penale, anche se l’abbandono non è definitivo e avviene in un luogo noto. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: La Condanna in Primo Grado

Una donna veniva condannata dal Tribunale per il reato di cui all’art. 727 c.p. La sua colpa? Aver lasciato un cane di razza pastore tedesco, di proprietà del suo ex compagno, legato alla ringhiera di un portone ed esposto al forte caldo estivo per circa due ore, senza acqua. A seguito della segnalazione, l’animale veniva trovato in stato di ipertermia, con una frequenza respiratoria quasi tripla rispetto al normale. Il Tribunale, riqualificando l’accusa originaria di maltrattamento, la condannava al pagamento di un’ammenda e al risarcimento dei danni in favore del proprietario, costituitosi parte civile.

Il Ricorso in Cassazione e le Motivazioni della Difesa

Contro la sentenza, la donna proponeva appello, che veniva però qualificato come ricorso per cassazione. La difesa contestava la configurabilità del reato di abbandono di animali, sostenendo che il cane era stato lasciato in un luogo noto a tutti (imputata, proprietario e condomini). Inoltre, si negava la sussistenza di gravi sofferenze, poiché la veterinaria intervenuta aveva sì riscontrato uno stato di accaldamento, ma non una condizione di salute precaria o di disidratazione. Si contestava, infine, anche il diritto al risarcimento del danno, poiché il proprietario, affidandole il cane, ne avrebbe accettato i rischi.

La Configurazione del Reato di Abbandono di Animali

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa un tentativo, non consentito in sede di legittimità, di ottenere una nuova valutazione dei fatti. I giudici hanno sottolineato che la motivazione del Tribunale era logica e ben fondata. La condotta della donna, lasciando il cane legato al sole, lo ha esposto a uno stato di sofferenza (ipertermia) e al rischio concreto di conseguenze gravi per la sua salute.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il reato previsto dall’art. 727, comma 2, del Codice Penale non punisce solo le sevizie o le torture, ma anche quei comportamenti colposi di abbandono e incuria che offendono la sensibilità psico-fisica degli animali. Questi ultimi sono riconosciuti come esseri viventi autonomi, capaci di reagire agli stimoli del dolore. La detenzione in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze è sufficiente per integrare il reato.

La Prescrizione del Reato e l’Inammissibilità del Ricorso

Un aspetto processuale di grande interesse riguarda la richiesta del Procuratore Generale di dichiarare il reato estinto per prescrizione, maturata dopo la sentenza di primo grado. La Cassazione ha respinto questa richiesta, applicando un principio consolidato: l’inammissibilità originaria del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale. Di conseguenza, il giudice dell’impugnazione non può prendere in esame cause di estinzione del reato sopravvenute alla sentenza impugnata. In parole semplici, un ricorso ‘fatto male’ o basato su motivi non ammessi dalla legge cristallizza la situazione giuridica, rendendo inefficace il tempo trascorso ai fini della prescrizione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è la distinzione netta tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di primo grado, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione. Nel caso di specie, la ricostruzione del Tribunale, basata sulle testimonianze e sugli accertamenti veterinari, era coerente e priva di vizi logici evidenti. Il secondo pilastro è di natura procedurale: l’inammissibilità del ricorso ha un effetto preclusivo. Non instaurandosi un valido rapporto processuale, la Corte non ha il potere di rilevare eventi successivi come la prescrizione. Questa regola serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a garantire la stabilità delle decisioni giudiziarie.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un’importante conferma della tutela che l’ordinamento riserva agli animali, considerati esseri senzienti. Si chiarisce che l’abbandono di animali non si limita al gesto di lasciarli per strada, ma include ogni condotta che li ponga in una condizione di grave sofferenza, anche se temporanea. Dal punto di vista processuale, la decisione ribadisce la rigidità delle regole sull’ammissibilità dei ricorsi in Cassazione e le gravi conseguenze che ne derivano, tra cui l’impossibilità di beneficiare della prescrizione maturata nelle more del giudizio.

Lasciare un animale in un luogo noto ad altre persone configura comunque il reato di abbandono di animali?
Sì, secondo la sentenza, il reato si configura non per il luogo in sé, ma per le condizioni di detenzione incompatibili con la natura dell’animale e produttive di gravi sofferenze, come l’esposizione al sole cocente che ha causato ipertermia.

Per configurare il reato di cui all’art. 727 c.p. è necessaria una condizione di salute permanentemente compromessa?
No, non è necessario. La sentenza chiarisce che uno stato di sofferenza acuto, come l’ipertermia, e il rischio di riportare serie conseguenze per la salute sono sufficienti per integrare la contravvenzione, anche se l’animale si riprende con un intervento minimo.

Un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile impedisce di far valere la prescrizione del reato maturata successivamente?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’inammissibilità originaria del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale di impugnazione e, di conseguenza, preclude la possibilità di dichiarare l’estinzione del reato per una causa, come la prescrizione, intervenuta dopo la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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