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Abbandono di animali: inammissibile ricorso di fatto

Una donna, condannata per l’abbandono del suo cane in un’area dismessa, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sostenendo che le lamentele riguardavano una valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La condanna per abbandono di animali è stata quindi confermata, con l’aggiunta delle spese processuali e di una sanzione economica.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abbandono di Animali: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’abbandono di animali è una fattispecie di reato disciplinata dal nostro ordinamento che suscita sempre grande sensibilità sociale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire non solo la sostanza del reato, ma anche importanti principi processuali, in particolare i limiti del ricorso in sede di legittimità. Il caso analizzato riguarda una persona condannata per aver lasciato il proprio cane in un’area dismessa, che ha tentato di contestare la decisione fino all’ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Il punto di partenza è una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Milano. Una donna è stata ritenuta colpevole del reato previsto dall’art. 727 del Codice Penale per aver abbandonato il proprio cane. L’animale era stato lasciato in un’area dismessa, oggetto di sgombero, dove la donna aveva precedentemente vissuto in modo abusivo. Allontanandosi definitivamente da quel luogo, la proprietaria non aveva portato con sé il cane, lasciandolo in un cortile neppure recintato.

Il Ricorso e la Questione sull’Abbandono di Animali

Contro la sentenza di condanna, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione. Il suo unico motivo di lamentela si concentrava su un presunto errore di valutazione da parte del giudice di merito. In sostanza, la ricorrente sosteneva che il tribunale avesse sbagliato nel ritenere provato lo stato di abbandono, omettendo di motivare adeguatamente le ragioni di tale convincimento. La difesa mirava a una rilettura dei fatti e delle prove, proponendo una versione alternativa secondo cui non vi era stata una volontà di abbandonare l’animale.

La Differenza tra Merito e Legittimità

È fondamentale comprendere che il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio ‘di legittimità’ e non ‘di merito’. Questo significa che la Corte non può riesaminare i fatti, valutare nuovamente le prove (come testimonianze o documenti) o sostituire la propria interpretazione a quella del giudice precedente. Il suo compito è esclusivamente quello di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Le lamentele che riguardano la ricostruzione dei fatti, definite ‘doglianze in punto di fatto’, non sono ammesse in questa sede.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sposando pienamente il principio appena descritto. I giudici hanno chiarito che le argomentazioni della ricorrente erano ‘mere doglianze in punto di fatto’, volte a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

La sentenza impugnata, secondo la Cassazione, era sorretta da una motivazione ‘adeguata e non manifestamente illogica’. Il Tribunale aveva spiegato chiaramente perché riteneva che si fosse verificato l’abbandono: l’imputata si era allontanata in via definitiva dal luogo in cui viveva, lasciandosi alle spalle il cane in un cortile aperto. Questo comportamento è stato interpretato come una chiara interruzione del rapporto di custodia e cura, integrando così il reato di abbandono.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze dirette per la ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema giudiziario: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. L’abbandono di animali viene confermato come reato la cui prova si basa sulla valutazione del giudice di merito, e se tale valutazione è logicamente motivata, non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte.

Posso ricorrere in Cassazione se non sono d’accordo su come il giudice ha valutato i fatti?
No. L’ordinanza chiarisce che il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Non è possibile chiedere alla Corte di rivalutare le prove o i fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Cosa si intende per ‘abbandono’ di un animale secondo questa decisione?
L’abbandono si concretizza quando una persona si allontana definitivamente da un luogo, lasciando lì il proprio animale (in questo caso, un cane) in un’area non sicura come un cortile non chiuso, interrompendo così il rapporto di cura e custodia.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Chi ha proposto il ricorso inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo specifico caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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