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Voto agenzia entrate: la giurisdizione è ordinaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20036/2024, ha risolto un conflitto di giurisdizione stabilendo che le azioni di risarcimento danni contro l’Agenzia delle Entrate per il suo voto negativo in un concordato preventivo rientrano nella competenza del giudice ordinario. La Suprema Corte ha chiarito che in tale contesto, il voto dell’Agenzia Entrate non costituisce esercizio di potere pubblico, ma un atto di natura privatistica compiuto in qualità di creditore, pertanto la controversia riguarda un diritto soggettivo.

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Voto Agenzia Entrate: la Cassazione conferma la Giurisdizione Ordinaria

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, n. 20036 del 22 luglio 2024, affronta una questione cruciale per le imprese in crisi: quale giudice è competente a decidere sulle richieste di risarcimento danni contro l’Amministrazione Finanziaria per il suo voto agenzia entrate nell’ambito di un concordato preventivo? La risposta della Suprema Corte è netta: la giurisdizione appartiene al giudice ordinario.

I Fatti di Causa

Una società in liquidazione e il suo liquidatore avevano citato in giudizio l’Agenzia delle Entrate presso il Tribunale civile, chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Secondo i ricorrenti, tali danni erano stati causati dalla dichiarazione di voto contrario, definita illegittima e arbitraria, espressa dall’Agenzia nell’ambito della proposta di concordato preventivo formulata dalla società. Questo voto negativo era risultato determinante per il mancato raggiungimento della maggioranza necessaria, portando successivamente alla dichiarazione di fallimento della società.

Il Tribunale civile adito, tuttavia, aveva declinato la propria giurisdizione, ritenendo che l’espressione di voto da parte dell’Agenzia costituisse un’attività discrezionale amministrativa e che la competenza spettasse quindi al giudice amministrativo. La causa veniva così riassunta dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, il quale, a sua volta, sollevava un conflitto negativo di giurisdizione, sostenendo che la controversia dovesse essere decisa dal giudice ordinario.

La Questione del Voto Agenzia Entrate e il Conflitto di Giurisdizione

Il cuore del problema risiedeva nella natura giuridica del voto agenzia entrate all’interno della procedura di concordato. Il giudice amministrativo ha sostenuto che l’Agenzia, pur essendo una pubblica amministrazione, nel momento in cui esprime il suo parere sulla proposta concordataria, agisce in veste privatistica, come un qualsiasi creditore che valuta la convenienza della proposta per la soddisfazione del proprio credito. Non vi sarebbe, in tale atto, un esercizio di potere pubblico, neppure mediato. Di conseguenza, la posizione giuridica lesa sarebbe quella di un diritto soggettivo, la cui tutela spetta al giudice ordinario, e non di un interesse legittimo, di competenza del giudice amministrativo.

La Decisione delle Sezioni Unite della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi del giudice amministrativo, risolvendo il conflitto e dichiarando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui la giurisdizione si determina in base al cosiddetto “petitum sostanziale”, ovvero la reale natura della controversia e la posizione giuridica soggettiva fatta valere.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi chiari e consolidati. In primo luogo, viene affermato che la pubblica amministrazione, quando esprime il proprio voto nel concordato preventivo, opera come qualsiasi altro creditore. La sua manifestazione di voto non rientra nel novero dei provvedimenti amministrativi, ma è un atto di gestione del credito di natura privatistica. Anche se il fine è la tutela dell’interesse pubblico al recupero del credito erariale, lo strumento utilizzato è quello previsto dal diritto comune per tutti i creditori.

La Corte ha specificato che tale voto, peraltro, non è nemmeno indispensabile se la maggioranza viene raggiunta altrimenti. Pertanto, l’azione risarcitoria intentata dalla società non contesta l’esercizio di un potere autoritativo, ma la lesione di un diritto soggettivo derivante da un comportamento (il voto contrario) tenuto dall’Agenzia in una posizione paritetica a quella degli altri creditori.

Di conseguenza, l’azione non interferisce con l’attività autoritativa della Pubblica Amministrazione e deve essere correttamente incardinata davanti al Tribunale ordinario, che è il giudice naturale dei diritti soggettivi.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio di diritto, offrendo certezza giuridica alle imprese che si trovano ad affrontare procedure di ristrutturazione del debito. Viene stabilito in modo definitivo che l’Agenzia delle Entrate, quando partecipa alle votazioni nei concordati, non gode di una posizione privilegiata derivante dalla sua natura pubblica, ma è soggetta alle stesse regole e alla stessa giurisdizione di un creditore privato. Qualsiasi presunto abuso o illegittimità nel suo comportamento dovrà essere valutato dal giudice ordinario, garantendo così una parità di trattamento tra tutti i soggetti coinvolti nella gestione della crisi d’impresa.

Quale giudice ha giurisdizione sulle richieste di risarcimento danni contro l’Agenzia delle Entrate per il suo voto in un concordato preventivo?
La giurisdizione spetta al giudice ordinario, poiché l’Agenzia agisce come un creditore privato e la controversia riguarda la lesione di un diritto soggettivo.

Quando l’Agenzia delle Entrate esprime il proprio voto in un concordato, agisce come pubblica amministrazione o come creditore privato?
Secondo la Corte di Cassazione, l’Agenzia delle Entrate opera come qualsiasi altro creditore. La sua manifestazione di voto è un atto di natura privatistica e non un provvedimento amministrativo espressione di potere pubblico.

Perché il voto negativo dell’Agenzia delle Entrate non è considerato un atto amministrativo?
Non è considerato un atto amministrativo perché si inserisce in una procedura concorsuale in cui l’Agenzia partecipa per la tutela del proprio credito, in posizione paritetica con gli altri creditori, senza esercitare un potere autoritativo o discrezionale tipico della pubblica amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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