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Vizio occulto immobile: amianto e risoluzione contratto

Una recente sentenza del Tribunale di Monza ha affrontato il tema del vizio occulto immobile in una compravendita. Gli acquirenti di un laboratorio artigianale, scoperta la presenza di amianto non solo sul tetto (fatto noto) ma anche nel controsoffitto, hanno richiesto la risoluzione del contratto. Il Tribunale ha rigettato la domanda, qualificando il difetto come un vizio occulto e non come consegna di ‘aliud pro alio’ (bene diverso). La decisione si fonda sul principio di autoresponsabilità dell’acquirente, che, a fronte di un immobile datato e di indizi visibili (rattoppi), avrebbe dovuto usare una maggiore diligenza nelle verifiche pre-acquisto. La presenza di amianto, sebbene grave, non ha snaturato la funzione del bene e non era tale da giustificare la risoluzione contrattuale.

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Pubblicato il 22 giugno 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Amianto Nascosto: Quando si Tratta di Vizio Occulto Immobile e Quando No

L’acquisto di una proprietà è un passo importante, ma cosa succede se, dopo la firma del contratto, si scopre un problema grave come la presenza di amianto? Un recente caso esaminato dal Tribunale di Monza offre spunti cruciali per comprendere la differenza tra un vizio occulto immobile e una situazione talmente grave da giustificare la risoluzione del contratto. Questa sentenza sottolinea l’importanza della diligenza dell’acquirente, specialmente quando si tratta di edifici datati.

I Fatti di Causa: La Scoperta dell’Amianto

Due acquirenti acquistavano un immobile adibito a laboratorio artigianale. Al momento della compravendita, era noto che la copertura del tetto fosse in eternit. Tuttavia, nel corso di lavori successivi, emergeva una sgradita sorpresa: anche il controsoffitto interno conteneva amianto friabile, un materiale ben più pericoloso. A seguito di un evento atmosferico violento che danneggiava sia il tetto che il controsoffitto, il problema diventava evidente e urgente. Gli acquirenti, ritenendo l’immobile totalmente inagibile e diverso da quanto pattuito, citavano in giudizio i venditori chiedendo la risoluzione del contratto per inadempimento e il risarcimento dei danni.

La Difesa dei Venditori e la Posizione del Tribunale

I venditori si difendevano sostenendo che l’immobile era agibile, come attestato da un certificato ottenuto tramite il meccanismo del silenzio-assenso anni prima. Affermavano inoltre che la presenza di amianto in un edificio costruito prima del 1992 non ne impedisce la vendita, a patto che sia in buono stato di conservazione. Contestavano che il controsoffitto presentasse segni di degrado al momento della vendita e attribuivano la responsabilità agli acquirenti, che avrebbero dovuto essere più diligenti nelle verifiche.

La Decisione del Tribunale sul Vizio Occulto Immobile

Il Tribunale di Monza ha rigettato la domanda degli acquirenti, escludendo che si trattasse di una consegna di aliud pro alio (un bene per un altro). La corte ha stabilito che la presenza di amianto nel controsoffitto, per quanto grave, costituiva un vizio occulto immobile, ma non trasformava il laboratorio in un bene di genere diverso. L’immobile, infatti, manteneva la sua funzione di laboratorio artigianale. La decisione ha posto l’accento sul principio di autoresponsabilità dell’acquirente.

Le Motivazioni della Sentenza

Il giudice ha spiegato che per avere aliud pro alio è necessario che il bene sia radicalmente diverso da quello concordato o abbia difetti che ne impediscano totalmente la funzione. In questo caso, il difetto era considerato ‘emendabile’ attraverso una bonifica. La Corte ha sottolineato un punto cruciale: gli acquirenti erano a conoscenza della presenza di amianto sul tetto e avevano notato tracce di riparazioni (‘rattoppi’) sul controsoffitto. Questi elementi, secondo il tribunale, avrebbero dovuto fungere da campanello d’allarme, inducendo a una verifica più approfondita prima di procedere con l’acquisto. La negligenza nel non indagare ulteriormente ha fatto ricadere le conseguenze sugli acquirenti stessi. Citando una recente sentenza della Cassazione (n. 13425/2024), il giudice ha ribadito che per gli immobili di vecchia costruzione, difetti legati alla vetustà sono facilmente individuabili con l’ordinaria diligenza e non costituiscono vizi occulti in senso stretto.

Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione fondamentale per chiunque si appresti ad acquistare un immobile, soprattutto se datato. La presenza di un difetto, anche grave come l’amianto, non garantisce automaticamente il diritto alla risoluzione del contratto. Il principio di autoresponsabilità impone all’acquirente un dovere di diligenza attiva: ispezionare attentamente l’immobile, notare eventuali segnali di allarme (come riparazioni o materiali sospetti) e, se necessario, commissionare perizie tecniche approfondite. Ignorare questi indizi può precludere la possibilità di far valere successivamente la garanzia per vizi, lasciando l’acquirente a sopportare i costi e le conseguenze della propria negligenza.

La presenza di amianto in un immobile acquistato giustifica sempre la risoluzione del contratto?
No. Secondo la sentenza, la presenza di amianto non giustifica la risoluzione del contratto se non altera la funzione essenziale del bene e se il difetto è rimediabile. Si configura come un vizio occulto della cosa venduta, non come la consegna di un bene completamente diverso (aliud pro alio).

Cosa significa che l’acquirente ha un dovere di diligenza?
Significa che l’acquirente non può ignorare indizi di possibili difetti. Nel caso analizzato, la conoscenza della presenza di amianto sul tetto e la visione di ‘rattoppi’ sul controsoffitto avrebbero dovuto spingere a ispezionare l’immobile in modo più approfondito prima dell’acquisto, subendo altrimenti le conseguenze della propria negligenza.

Quando un difetto è considerato ‘aliud pro alio’ e non un semplice vizio occulto immobile?
Si ha ‘aliud pro alio’ quando il bene consegnato appartiene a un genere del tutto diverso o presenta difetti che gli impediscono di assolvere alla sua funzione naturale o a quella pattuita, rendendolo una cosa diversa. Un vizio occulto, invece, pur diminuendone il valore o l’idoneità all’uso, non ne snatura l’essenza e la funzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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