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Vizio occulto auto: risarcimento per uso specifico

Una scuola guida ha acquistato un’auto con un difetto al cambio che, sebbene non la rendesse del tutto inutilizzabile, la rendeva inadatta all’insegnamento. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la presenza di un vizio occulto auto, condannando la concessionaria a risarcire l’acquirente per la diminuzione di valore del veicolo, oltre al rimborso delle spese legali e di perizia. La decisione si è basata sulla valutazione di un consulente tecnico che ha stimato la perdita di valore al 20%.

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Pubblicato il 28 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Vizio Occulto Auto: Quando il Risarcimento è Dovuto Anche se il Veicolo Funziona

Un recente caso affrontato dal Tribunale di Milano offre spunti fondamentali sul tema del vizio occulto auto e sul diritto al risarcimento, anche quando il difetto non rende il veicolo completamente inutilizzabile. La vicenda riguarda una scuola guida che aveva acquistato un’automobile nuova, scoprendo poi un difetto al cambio che la rendeva inadatta al suo scopo principale: insegnare a guidare agli allievi. La sentenza chiarisce come la garanzia per i vizi tuteli non solo l’uso generico del bene, ma anche il suo utilizzo specifico e particolare.

I Fatti: Un’Auto Nuova con un Problema Insidioso

Una scuola guida acquista un’autovettura nuova da una concessionaria. Poco dopo l’acquisto, emerge una difficoltà nell’innesto del cambio, un problema particolarmente critico per gli allievi neopatentati. Nonostante vari interventi e la sostituzione dell’intero cambio, il vizio persiste.

Di fronte all’impossibilità di risolvere il problema, la scuola guida avvia un procedimento di Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) per far certificare il difetto da un esperto. Successivamente, cita in giudizio la concessionaria chiedendo un cospicuo risarcimento del danno, quantificato nel 60% del valore del veicolo, oltre ai costi per l’installazione e la rimozione degli accessori specifici (doppi comandi) e il rimborso delle spese legali.

La Decisione del Tribunale e il Vizio Occulto Auto

Il Tribunale di Milano ha accolto parzialmente le richieste della scuola guida. Pur non riconoscendo l’ingente somma richiesta dall’attore, ha condannato la concessionaria a pagare un risarcimento per la diminuzione di valore del veicolo, oltre al rimborso totale delle spese sostenute per l’ATP e per il giudizio.

La decisione si fonda interamente sulle conclusioni della perizia tecnica (CTU), che ha svolto un ruolo cruciale nella risoluzione della controversia.

L’Analisi della Perizia Tecnica (CTU)

Il Consulente Tecnico d’Ufficio ha confermato la presenza del vizio occulto auto. Nello specifico, ha rilevato un “impuntamento” della leva del cambio in manovre tipiche dell’apprendimento alla guida. L’aspetto chiave è che questo difetto, sebbene potesse rappresentare solo un fastidio per un guidatore esperto, rendeva il veicolo “certamente inadatto” allo scopo per cui era stato acquistato, ovvero l’insegnamento.

Inoltre, il perito ha concluso che il vizio non era “emendabile”, cioè non riparabile, dato che la concessionaria aveva già tentato ogni intervento possibile, inclusa la sostituzione completa del cambio.

Il Valore del Risarcimento Equitativo

Il punto centrale della sentenza è la quantificazione del danno. La scuola guida chiedeva un risarcimento pari al 60% del valore d’acquisto, una richiesta giudicata eccessiva e non giustificata. Il CTU, invece, ha stimato la perdita di valore commerciale del veicolo in via equitativa, nell’ordine del 20%, proprio a causa della difettosità riscontrata. Il Tribunale ha aderito a questa valutazione, liquidando un importo pari a 1.934,43 euro oltre IVA, ritenendolo un giusto ristoro per il disagio e la ridotta funzionalità del bene per l’uso specifico a cui era destinato.

Le Motivazioni

Il giudice ha motivato la decisione sottolineando che, sebbene il vizio non rendesse l’auto totalmente inadatta alla circolazione, ne pregiudicava in modo significativo l’uso peculiare per il quale era stata comprata. La concessionaria era quindi responsabile per aver venduto un bene con un difetto che ne diminuiva apprezzabilmente il valore e l’idoneità all’uso specifico. La richiesta di risarcimento del 60% è stata respinta perché non supportata da alcuna prova concreta, lasciando al giudice il compito di determinare il danno in via equitativa, basandosi sulla perizia tecnica. Il Tribunale ha anche riconosciuto che la scuola guida aveva utilizzato l’auto (percorrendo 60.000 km), un fattore che ha influenzato la valutazione del danno finale, escludendo una svalutazione calcolata sul prezzo di acquisto iniziale e orientandola invece sul valore commerciale al momento della perizia.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cruciale nella compravendita: il venditore è tenuto a garantire che il bene sia esente da vizi che ne diminuiscano il valore o lo rendano inidoneo all’uso a cui è destinato. È particolarmente importante notare che l'”uso” non è solo quello generico, ma anche quello specifico e particolare, come nel caso di un’auto per una scuola guida. Il caso dimostra l’importanza strategica dell’Accertamento Tecnico Preventivo per cristallizzare la prova del difetto e il ruolo determinante della Consulenza Tecnica d’Ufficio nella quantificazione equitativa del danno, soprattutto quando un calcolo preciso è impossibile.

Un difetto che non rende l’auto inutilizzabile dà comunque diritto a un risarcimento?
Sì, la sentenza stabilisce che se un vizio, pur non rendendo il veicolo totalmente inutilizzabile, lo rende inadatto all’uso specifico per cui è stato acquistato (in questo caso, l’insegnamento della guida), il compratore ha diritto a un risarcimento per la diminuzione di valore.Come viene calcolato il danno in caso di vizio non riparabile?
In questo caso, non potendo riparare il vizio, il danno è stato calcolato come la perdita di valore commerciale del veicolo. Il giudice ha seguito la stima del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), che ha quantificato la riduzione di valore nel 20% in via equitativa.

Le spese del procedimento di Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) sono rimborsabili?
Sì, il tribunale ha condannato la parte venditrice a rimborsare integralmente alla parte acquirente le spese sostenute per l’accertamento tecnico preventivo (pari a 3.090,05 euro), riconoscendolo come un costo necessario per far valere il proprio diritto in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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