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Vittime del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5426/2025, ha stabilito un principio fondamentale per le Vittime del dovere. Il ricorso del Ministero dell’Interno è stato respinto, confermando che la condizione di vittima del dovere è uno status giuridico imprescrittibile. Di conseguenza, l’azione per ottenerne il riconoscimento non è soggetta a limiti di tempo. Tuttavia, i singoli benefici economici che derivano da tale status, come gli assegni vitalizi, sono soggetti alla prescrizione ordinaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: la Cassazione conferma l’imprescrittibilità dello status

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di Vittime del dovere, consolidando un orientamento giurisprudenziale a tutela dei diritti di coloro che hanno subito invalidità per servizio. La Suprema Corte ha chiarito la distinzione fondamentale tra lo status di vittima, che è imprescrittibile, e i singoli benefici economici che ne derivano, i quali sono invece soggetti a prescrizione. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla domanda di un cittadino volta a ottenere il riconoscimento dei benefici spettanti alle Vittime del dovere. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto la sua richiesta. Contro la decisione di secondo grado, il Ministero dell’Interno ha proposto ricorso per cassazione, basando la propria difesa su due motivi principali legati all’istituto della prescrizione.

I motivi del ricorso del Ministero

Il Ministero ricorrente sosteneva due tesi principali:

1. Prescrizione dello status: Secondo il Ministero, il diritto al riconoscimento della condizione stessa di vittima del dovere doveva considerarsi soggetto alla prescrizione ordinaria. La Corte d’Appello avrebbe quindi errato nel considerare tale condizione uno status imprescrittibile.
2. Unicità dell’obbligazione: In subordine, il Ministero argomentava che l’assegno vitalizio mensile e lo speciale assegno vitalizio costituissero un’obbligazione unica. Di conseguenza, la presentazione della domanda oltre il termine di prescrizione avrebbe dovuto comportare l’estinzione dell’intero diritto e non solo dei singoli ratei maturati e non richiesti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: la natura di status delle Vittime del dovere

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi del ricorso, fornendo motivazioni chiare e in linea con la sua giurisprudenza consolidata.

Sulla imprescrittibilità dello status

I giudici hanno innanzitutto confermato che la condizione di Vittime del dovere, come delineata dalla legge (in particolare la L. n. 266/2005), ha natura di status. Questo significa che si tratta di una qualità giuridica permanente della persona, non soggetta a estinzione per il mancato esercizio nel tempo. L’azione legale volta a ottenere l’accertamento di tale status è, pertanto, imprescrittibile.

La Corte ha specificato che, sebbene lo status sia perenne, i singoli diritti patrimoniali che ne derivano (come i ratei delle prestazioni assistenziali) sono soggetti alla prescrizione decennale. In altre parole, una persona può chiedere in qualsiasi momento di essere riconosciuta come vittima del dovere, ma potrà richiedere solo i pagamenti arretrati degli ultimi dieci anni.
Questo orientamento, come sottolineato dalla Corte, trae origine da una rielaborazione della nozione di status compiuta dalle Sezioni Unite già nel 2000 (sentenza n. 483) ed è stato costantemente ribadito in numerose pronunce successive.

Sulla natura periodica degli assegni vitalizi

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Suprema Corte ha affermato che l’assegno vitalizio mensile e lo speciale assegno vitalizio non costituiscono un diritto di credito unitario, bensì una prestazione periodica. Essendo un’obbligazione di durata, la prescrizione non estingue il diritto nella sua interezza, ma colpisce unicamente i singoli ratei man mano che scadono. Anche per questi benefici, dunque, vale la regola generale della prescrizione decennale applicabile alle prestazioni previdenziali.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno, condannandolo al pagamento delle spese legali. La pronuncia consolida due principi di fondamentale importanza per la tutela delle Vittime del dovere:

1. Lo status di vittima del dovere è una condizione giuridica permanente e l’azione per il suo riconoscimento non si prescrive mai.
2. I benefici economici connessi, essendo prestazioni periodiche, sono soggetti alla prescrizione decennale limitatamente ai singoli ratei non riscossi, senza che ciò incida sul diritto a percepire le prestazioni future.

Lo status di Vittima del dovere può cadere in prescrizione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la condizione di vittima del dovere ha natura di status giuridico, e l’azione per ottenerne il riconoscimento è imprescrittibile, cioè non è soggetta a limiti di tempo.

I benefici economici per le Vittime del dovere si prescrivono?
Sì. Mentre lo status non si prescrive, i singoli ratei delle prestazioni economiche, come gli assegni vitalizi, sono soggetti alla prescrizione decennale. Ciò significa che si possono perdere solo i pagamenti arretrati più vecchi di dieci anni.

L’assegno vitalizio per le Vittime del dovere è considerato un’obbligazione unica?
No, la Corte ha chiarito che l’assegno vitalizio mensile e lo speciale assegno vitalizio costituiscono una prestazione periodica e non un diritto di credito unitario. Pertanto, la prescrizione colpisce i singoli ratei maturati e non l’intero diritto alla prestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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