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Vittime del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16193/2025, ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno, stabilendo un principio fondamentale per le vittime del dovere. La Corte ha confermato che la condizione di ‘vittima del dovere’ costituisce uno status giuridico permanente e, come tale, l’azione per il suo riconoscimento è imprescrittibile. Tuttavia, i singoli ratei delle prestazioni economiche correlate sono soggetti alla normale prescrizione. La decisione distingue nettamente tra il diritto allo status e il diritto alle singole prestazioni economiche periodiche.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: la Cassazione conferma l’imprescrittibilità dello status

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale a tutela delle vittime del dovere, affermando che il diritto al riconoscimento di tale status non è soggetto a prescrizione. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, distinguendo nettamente tra la condizione giuridica permanente e i singoli benefici economici che ne derivano. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla domanda di un cittadino volta a ottenere il riconoscimento dei benefici previsti per le vittime del dovere, a seguito di lesioni riportate in servizio molti anni prima. La Corte d’Appello aveva accolto la sua richiesta, riformando la decisione di primo grado. Contro questa sentenza, il Ministero dell’Interno ha proposto ricorso per cassazione, basando la propria difesa principalmente su un punto: la prescrizione del diritto. Secondo il Ministero, essendo trascorso troppo tempo, il diritto del cittadino a richiedere i benefici si sarebbe estinto.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle vittime del dovere

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del Ministero. Gli Ermellini hanno chiarito che la qualifica di vittima del dovere non è un semplice diritto di credito, ma uno status giuridico. Come tale, l’azione volta a ottenerne il riconoscimento non può mai cadere in prescrizione. La Corte ha specificato che, sebbene lo status sia per sua natura imprescrittibile, i singoli ratei delle prestazioni assistenziali ed economiche ad esso collegate (come gli assegni vitalizi) sono invece soggetti ai normali termini di prescrizione. In altre parole, si può sempre chiedere di essere riconosciuti come vittima del dovere, ma si potranno riscuotere solo le somme maturate nel periodo non coperto da prescrizione.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato uno per uno i motivi di ricorso del Ministero.

1. Imprescrittibilità dello Status: Il primo e principale motivo di rigetto si fonda sulla consolidata giurisprudenza secondo cui la condizione di vittima del dovere, disciplinata dalla L. 266/2005, ha natura di status. Di conseguenza, l’azione per il suo accertamento è imprescrittibile. La prescrizione può colpire solo i diritti patrimoniali che da tale status derivano, come i singoli pagamenti periodici.

2. Natura Periodica delle Prestazioni: Il Ministero sosteneva che l’assegno vitalizio fosse un’obbligazione unica, il cui diritto si sarebbe estinto integralmente con la prescrizione. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che sia l’assegno vitalizio mensile sia lo speciale assegno vitalizio sono prestazioni periodiche. Questo significa che la prescrizione non estingue il diritto alla prestazione nel suo complesso, ma solo i singoli ratei non richiesti entro i termini di legge.

3. Legittimazione Passiva del Ministero: Il Ministero aveva eccepito anche un difetto di legittimazione passiva riguardo ai benefici sanitari e di assistenza psicologica, sostenendo che questi fossero a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte ha chiarito che la domanda del cittadino era volta a ottenere una declaratoria del diritto a tali benefici, strettamente legata all’accertamento dello status. Pertanto, il Ministero dell’Interno era il corretto contraddittore in questa fase. La competenza del Servizio Sanitario Nazionale entrerebbe in gioco solo in una fase successiva, qualora sorgessero controversie sulla qualità o misura delle prestazioni da erogare.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela per le vittime del dovere e per tutti coloro che hanno subito danni nell’adempimento dei propri compiti al servizio dello Stato. La decisione stabilisce con chiarezza che il tempo non può cancellare il diritto al riconoscimento di uno status così importante. Le implicazioni pratiche sono significative: chiunque ritenga di averne diritto può agire in qualsiasi momento per l’accertamento della propria condizione, pur con la consapevolezza che eventuali arretrati economici saranno limitati dal decorso della prescrizione. Si tratta di un giusto equilibrio tra la certezza dei rapporti giuridici e il doveroso riconoscimento del sacrificio compiuto da questi cittadini.

Il diritto a essere riconosciuto come vittima del dovere si prescrive?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la condizione di vittima del dovere è uno ‘status’ giuridico e, come tale, l’azione per ottenerne il riconoscimento è imprescrittibile, ovvero non si estingue con il passare del tempo.

I benefici economici per le vittime del dovere sono soggetti a prescrizione?
Sì. Mentre lo status è imprescrittibile, i singoli ratei delle prestazioni economiche (come gli assegni vitalizi) sono soggetti alla normale prescrizione. Ciò significa che si possono perdere le somme non richieste entro i termini previsti dalla legge.

Contro chi bisogna agire per ottenere i benefici sanitari legati allo status di vittima del dovere?
Per ottenere la declaratoria del diritto ai benefici, che è strettamente legata all’accertamento dello status, l’azione va correttamente proposta nei confronti del Ministero dell’Interno. La legittimazione degli organi del Servizio Sanitario Nazionale rileva solo in una fase successiva, qualora sorgano contestazioni sulla qualità o sulla misura delle prestazioni sanitarie da erogare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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