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Vittime del dovere: danno morale nel calcolo invalidità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34708/2024, ha respinto il ricorso del Ministero della Difesa e dell’Interno, confermando che nel calcolo della percentuale di invalidità per le vittime del dovere deve essere inclusa la componente del danno morale. La Corte ha stabilito che i criteri di liquidazione previsti dalla legge 206/2004 non si applicano solo ai casi pregressi di terrorismo, ma a tutte le liquidazioni successive, garantendo un trattamento equo. Questa decisione consolida un importante principio a tutela di chi subisce danni nell’adempimento del proprio dovere.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: Il Danno Morale va Sempre Calcolato nel Risarcimento

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale per la tutela delle vittime del dovere, stabilendo che la valutazione del danno morale deve sempre essere inclusa nel calcolo della percentuale di invalidità. Questa decisione chiarisce l’ambito di applicazione della normativa di riferimento, respingendo un’interpretazione restrittiva proposta dalle amministrazioni statali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla domanda di un cittadino, riconosciuto vittima del dovere, volta a ottenere i benefici previsti dalla legge, tra cui la speciale elargizione, l’assegno vitalizio e l’esenzione dalle spese sanitarie. Sia il Tribunale di Livorno che la Corte d’Appello di Firenze avevano accolto la sua richiesta, basando la quantificazione dell’invalidità permanente su una valutazione che teneva conto anche della componente del danno morale.

Contro questa decisione, il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Interno hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’inclusione del danno morale fosse un errore.

Il Ricorso dei Ministeri e l’Interpretazione della Legge

I Ministeri ricorrenti hanno basato il loro unico motivo di ricorso su una presunta violazione e falsa applicazione dell’art. 6 della legge n. 206/2004. Secondo la loro tesi, questa norma, che permette di considerare il danno morale e l’aggravamento nella determinazione dell’invalidità, avrebbe dovuto applicarsi esclusivamente in due casi specifici:

1. Alle vittime del terrorismo già indennizzate prima dell’entrata in vigore della legge stessa.
2. Alle vittime del dovere contemplate dalla vecchia legge n. 628/1973.

In sostanza, le amministrazioni sostenevano che l’art. 6 avesse una funzione eccezionale di “riequilibrio”, volta a sanare posizioni pregresse, e non potesse essere applicato come regola generale alle nuove liquidazioni di benefici per le vittime del dovere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa interpretazione, definendola infondata. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, in particolare le sentenze delle Sezioni Unite (tra cui le nn. 6214, 6215 e 6217 del 2022), la Corte ha chiarito la vera natura dell’art. 6 della legge n. 206/2004.

La norma non ha una funzione meramente rivalutativa, limitata a casi passati, bensì una funzione “selettivo-regolativa”. Ciò significa che essa stabilisce un criterio di valutazione generale e permanente, applicabile a tutte le liquidazioni di benefici successive alla sua entrata in vigore. Di conseguenza, i benefici spettanti non solo alle vittime del terrorismo, ma anche a quelle della criminalità organizzata, del dovere e ai soggetti equiparati, devono essere parametrati a una percentuale di invalidità complessiva.

Questa invalidità, precisa la Corte, deve essere quantificata secondo i criteri medico-legali previsti dagli articoli 3 e 4 del D.P.R. n. 181 del 2009, che includono esplicitamente la valutazione del danno morale. La Corte d’Appello di Firenze, pertanto, aveva agito correttamente nel considerare tale voce di danno, evitando discriminazioni tra valutazioni anteriori e posteriori alla legge del 2004.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza perché riafferma un principio di equità e di piena tutela per le vittime del dovere. Viene definitivamente chiarito che il riconoscimento del danno non può essere frammentato, ma deve considerare la persona nella sua interezza, includendo anche la sofferenza psicologica e morale derivante dall’evento lesivo subito in servizio. L’ordinanza consolida un orientamento che impedisce alle amministrazioni di applicare in modo restrittivo la normativa, garantendo che il calcolo dell’invalidità sia uniforme e comprensivo di tutte le componenti del danno, in linea con una concezione moderna e integrale del risarcimento.

Nella quantificazione dell’invalidità per le vittime del dovere, si deve tener conto del danno morale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la percentuale di invalidità complessiva deve essere quantificata includendo anche la componente del danno morale, secondo i criteri medico-legali previsti dal D.P.R. n. 181 del 2009.

La regola che include il danno morale si applica solo alle liquidazioni di vecchi casi di terrorismo?
No. La Corte ha stabilito che l’art. 6 della legge n. 206/2004 ha una funzione selettivo-regolativa e si applica anche a tutte le liquidazioni di benefici successive alla sua entrata in vigore per le vittime del dovere, della criminalità organizzata e soggetti equiparati.

Qual è la funzione dell’articolo 6 della legge n. 206/2004 secondo la Cassazione?
Secondo la Corte, tale articolo non ha una funzione meramente rivalutativa di casi passati, ma svolge una funzione selettivo-regolativa, stabilendo un criterio di valutazione permanente per la quantificazione dell’invalidità che deve includere il danno morale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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