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Vittime del dovere: assegno vitalizio equiparato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9494/2024, ha stabilito che l’assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere equiparato a quello, di importo superiore, previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Gli eredi di una vittima del dovere si erano visti negare l’adeguamento dell’assegno dai giudici di merito. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, affermando che il principio di uguaglianza e la consolidata giurisprudenza impongono un trattamento economico identico, respingendo l’idea di un adeguamento graduale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: la Cassazione sancisce la piena equiparazione dell’assegno vitalizio

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio di equità fondamentale per le vittime del dovere e i loro familiari. La Suprema Corte ha stabilito che l’assegno vitalizio mensile a loro riconosciuto deve essere dello stesso importo di quello corrisposto alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai unanime, mettendo fine a interpretazioni restrittive che penalizzavano ingiustamente chi ha servito lo Stato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta degli eredi di un servitore dello Stato, deceduto a seguito di gravi lesioni riportate durante un’operazione di tutela della pubblica incolumità e ufficialmente riconosciuto come vittima del dovere. Gli eredi avevano citato in giudizio il Ministero dell’Interno per ottenere l’adeguamento dell’assegno vitalizio mensile, chiedendo che venisse liquidato nella misura di 500,00 euro, come previsto per le vittime del terrorismo, anziché nell’importo inferiore di 258,23 euro che veniva loro corrisposto.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la domanda. Secondo i giudici di merito, la normativa non prevedeva un’immediata ed automatica equiparazione dei benefici, ma piuttosto un graduale adeguamento nel tempo, subordinato a limiti di spesa e criteri di precedenza stabiliti da un apposito regolamento attuativo (DPR n. 243/06). Le corti territoriali ritenevano che queste erogazioni non avessero carattere risarcitorio, ma di provvidenza economica basata sulla solidarietà sociale, giustificando così un’estensione progressiva e non integrale dei benefici.

La questione giuridica sulle vittime del dovere

Il nucleo della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 1, commi 562-565, della legge n. 266/2005. Questa norma ha esteso i benefici previsti per le vittime della criminalità e del terrorismo anche alle vittime del dovere e ai soggetti a loro equiparati. La questione era se questa estensione dovesse essere immediata e totale, portando l’assegno all’importo pieno di 500,00 euro, o se dovesse seguire le limitazioni previste dal regolamento attuativo che, di fatto, manteneva l’importo originario più basso.

Gli eredi, ricorrendo in Cassazione, hanno lamentato la violazione di legge, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente negato l’equiparazione dei benefici, ignorando un’unanime giurisprudenza di legittimità formatasi nel tempo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso fondato, accogliendolo integralmente. Gli Ermellini hanno ribadito che, secondo la consolidata giurisprudenza della stessa Corte, l’ammontare dell’assegno vitalizio mensile per le vittime del dovere è uguale a quello dell’analogo assegno attribuito alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

La Corte ha sottolineato come la legislazione primaria in materia sia permeata da un chiaro “intento perequativo” e debba essere interpretata in conformità al principio di razionalità ed equità sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Questo orientamento costituisce un vero e proprio “diritto vivente”, formatosi attraverso una costante giurisprudenza sia amministrativa che ordinaria. Di conseguenza, l’interpretazione restrittiva adottata dalla Corte d’Appello è stata considerata errata, in quanto non ha riconosciuto l’immediata equiparazione dei benefici.

Conclusioni

In accoglimento del ricorso, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Ancona, in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare il merito della controversia attenendosi al principio di diritto enunciato: agli eredi della vittima del dovere spetta l’assegno vitalizio mensile nell’importo maggiore di 500,00 euro.

Questa ordinanza non solo rende giustizia nel caso specifico, ma rafforza un principio cruciale: lo Stato deve garantire un trattamento economico paritario a tutti coloro che hanno sacrificato la propria incolumità al servizio della collettività, senza creare ingiustificate disparità basate su interpretazioni normative restrittive.

L’assegno vitalizio per le vittime del dovere deve avere lo stesso importo di quello per le vittime del terrorismo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’ammontare dell’assegno vitalizio mensile per le vittime del dovere e i soggetti equiparati è uguale a quello attribuito alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, ovvero 500,00 euro.

Perché i giudici di primo e secondo grado avevano respinto la richiesta degli eredi?
Perché ritenevano che la legge avesse previsto solo un’estensione progressiva e non immediata dei benefici, condizionata da regolamenti attuativi e tetti di spesa, e che non vi fossero ragioni per disapplicare la norma regolamentare che fissava l’importo a una cifra inferiore.

Qual è il principio giuridico su cui si fonda la decisione della Corte di Cassazione?
La decisione si fonda sul principio di razionalità ed equità (art. 3 della Costituzione) e sul cosiddetto “diritto vivente”, ovvero un orientamento giurisprudenziale consolidato che ha già stabilito la necessità di un’equiparazione completa e immediata dei benefici tra le diverse categorie di vittime.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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