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Vincolo Paesaggistico: Indennità di Espropriazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30690/2024, ha stabilito che un’area soggetta a vincolo paesaggistico permanente è considerata legalmente non edificabile ai fini della determinazione dell’indennità di espropriazione. La Corte ha rigettato sia il ricorso di un Comune per un vizio procedurale, sia quello dei proprietari che contestavano la valutazione, confermando che il valore del bene va calcolato in base al suo uso effettivo, compatibile con il vincolo, e non su un potenziale edificatorio inesistente.

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Vincolo Paesaggistico e Indennità di Esproprio: la Cassazione fa Chiarezza

L’indennità di espropriazione per un terreno con vincolo paesaggistico deve tenere conto della sua reale natura non edificabile, anche se l’area ha un’elevata appetibilità commerciale per altri usi. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 30690 del 2024, che ha risolto una complessa controversia tra un Comune costiero e i proprietari di un’area espropriata.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’espropriazione, da parte di un Comune, di un’area situata in una prestigiosa località balneare. I proprietari del terreno, ritenendo inadeguata l’indennità offerta, hanno avviato un contenzioso. La Corte d’Appello, basandosi su una consulenza tecnica, aveva determinato il valore del terreno considerandolo non edificabile. La ragione principale risiedeva in un vincolo paesaggistico imposto dalla legge sulla fascia costiera dei 300 metri dalla battigia, oltre a un precedente vincolo di inedificabilità derivante da una legge regionale.

Contro questa decisione, sia il Comune (ricorrente principale) sia i proprietari (ricorrenti incidentali) hanno presentato ricorso in Cassazione.

Le Tesi a Confronto: Vizio Procedurale e Valore del Terreno

Il Comune lamentava un vizio procedurale: il consulente tecnico d’ufficio (CTU) non aveva trasmesso alle parti la bozza della sua relazione, violando il loro diritto di difesa. Questo, secondo l’ente, avrebbe dovuto comportare la nullità della consulenza e della sentenza basata su di essa.

I proprietari, invece, contestavano la valutazione del terreno. Sostenevano che il vincolo di inedificabilità della legge regionale fosse scaduto e che il vincolo paesaggistico nazionale non implicasse un divieto assoluto di costruzione, ma solo la necessità di un’autorizzazione. Di conseguenza, a loro avviso, il valore dell’indennità avrebbe dovuto essere molto più alto.

L’impatto del Vincolo Paesaggistico secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, fornendo importanti chiarimenti su entrambi i fronti. Sul piano processuale, ha stabilito che l’omessa trasmissione della bozza di perizia costituisce una nullità relativa, che deve essere eccepita immediatamente. Il Comune, avendola sollevata solo nelle memorie conclusive, era ormai fuori tempo massimo.

Sul merito, la Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, incentrando la sua analisi sulla natura del vincolo paesaggistico. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: questo tipo di vincolo è “conformativo”.

Le Motivazioni

Il vincolo paesaggistico non è una limitazione temporanea, ma una qualità intrinseca del bene, che ne definisce lo statuto proprietario fin dall’origine. Non è soggetto a scadenza e rende il regime urbanistico locale irrilevante ai fini della valutazione. In altre parole, se un’area ha un vincolo di questo tipo, è legalmente considerata non edificabile, a prescindere da ciò che prevede il piano regolatore comunale. La Corte ha sottolineato che questa qualificazione era già stata accertata in un precedente giudizio tra le stesse parti relativo all’indennità di occupazione, rendendo tale punto una “cosa giudicata”.

La Corte d’Appello, quindi, aveva agito correttamente nel determinare l’indennità basandosi su questa premessa. Tuttavia, “non edificabile” non significa “senza valore”. I giudici di merito avevano infatti tenuto conto della posizione privilegiata del terreno (“uno dei pochi rimasti in realtà liberi tra le molte strutture recettive realizzate sulla costa”), riconoscendone un’elevata appetibilità per usi compatibili con il vincolo, come parcheggi o aree verdi a servizio del turismo. Il valore di 35 euro al metro quadro è stato ritenuto congruo proprio perché bilanciava il divieto di costruzione con il potenziale economico residuo.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma due principi fondamentali. Primo, le nullità procedurali devono essere fatte valere con tempestività, altrimenti si considerano sanate. Secondo, e più importante, il vincolo paesaggistico di natura conformativa definisce in modo permanente la non edificabilità di un’area. L’indennità di espropriazione deve quindi essere calcolata sul valore di mercato effettivo del bene, tenendo conto degli usi alternativi consentiti, ma senza poter considerare un potenziale edificatorio che la legge, per proteggere il paesaggio, esclude a priori.

Cosa succede se il consulente tecnico (CTU) non invia la bozza della sua relazione alle parti prima del deposito?
Secondo la Corte di Cassazione, l’omesso invio della bozza costituisce una nullità a carattere relativo. Ciò significa che la parte interessata deve contestare il vizio nella prima difesa utile successiva al deposito della perizia. Se non lo fa tempestivamente, la nullità si considera sanata e non può più essere fatta valere.

Un vincolo paesaggistico rende un terreno automaticamente non edificabile ai fini dell’indennità di espropriazione?
Sì, se il vincolo è di natura “conformativa”, come quello imposto sui territori costieri. La Corte ha chiarito che tale vincolo è una qualità intrinseca e permanente del bene, non soggetto a scadenza, che ne definisce la non edificabilità legale, a prescindere da altre normative urbanistiche locali.

Come viene calcolata l’indennità per un terreno espropriato con vincolo paesaggistico?
L’indennità viene calcolata non sul valore di un ipotetico terreno edificabile, ma sul suo valore venale effettivo, tenendo conto delle sue caratteristiche concrete. Questo include la sua posizione, l’appetibilità sul mercato e le possibilità di utilizzo economico compatibili con il vincolo (ad esempio, parcheggi, verde pubblico, servizi turistici), anche se non è consentita la costruzione di edifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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