LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Verifica negativa dipendente: la valutazione a 360°

Un ricercatore di un ente pubblico si è visto negare una progressione economica a causa di una verifica negativa dipendente. La valutazione contestava non solo ritardi nella produzione scientifica, ma anche una generale mancanza di collaborazione. L’interessato ha sostenuto che la valutazione dovesse limitarsi ai risultati scientifici documentati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la verifica dell’attività lavorativa deve essere ‘a tutto tondo’, includendo quindi la regolarità complessiva della prestazione, la collaborazione e l’adempimento dei doveri d’ufficio, non solo la qualità tecnica della ricerca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Verifica Negativa Dipendente: La Valutazione del Lavoratore è a 360 Gradi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema della verifica negativa dipendente nel contesto del pubblico impiego, specificamente per la progressione di carriera di un ricercatore. La decisione chiarisce che la valutazione dell’attività lavorativa non può essere frammentaria, ma deve considerare il dipendente nella sua globalità, includendo aspetti come la collaborazione e il rispetto dei doveri d’ufficio. Questo principio, sebbene applicato a un caso specifico, ha implicazioni rilevanti per tutti i rapporti di lavoro.

I Fatti del Caso

Un ricercatore a tempo indeterminato presso un importante ente di ricerca nazionale, avendo maturato l’anzianità necessaria per un avanzamento di carriera, presentava la relazione sulla sua attività scientifica. Il direttore della struttura, tuttavia, esprimeva un giudizio negativo, impedendo di fatto la progressione economica. Le ragioni della verifica negativa dipendente non si limitavano a una presunta scarsità della produzione scientifica o a ritardi nelle consegne, ma includevano anche la mancanza di disponibilità a collaborare alle necessità organizzative dell’istituto.

Il ricercatore impugnava tale decisione, sostenendo che la valutazione dovesse basarsi esclusivamente sulla relazione scientifica presentata, senza poter essere estesa ad altri aspetti del suo comportamento lavorativo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le sue domande, confermando la legittimità di una valutazione ‘a tutto tondo’ della sua attività. Il caso giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la verifica negativa

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che l’interpretazione corretta delle norme contrattuali (in particolare il CCNL del comparto ricerca) non limita la verifica ai soli elaborati o progetti scientifici. Al contrario, l’accertamento per la progressione di carriera deve consistere in una ‘verifica complessiva’ della regolarità dell’attività prestata.

La Corte ha specificato che anche i ricercatori, pur godendo di libertà di ricerca e autonomia professionale, sono tenuti a rispettare le direttive dell’ente, a collaborare per il buon andamento dell’ufficio e a svolgere ogni attività nell’ambito dei propri doveri contrattuali. Di conseguenza, una valutazione negativa può legittimamente fondarsi anche su carenze relative a questi aspetti generali della prestazione lavorativa.

Le Motivazioni

Il nucleo della motivazione risiede nell’interpretazione del concetto di ‘verifica complessiva’. La Corte ha chiarito che tale espressione ha una portata ampia e non può essere ridotta a un mero giudizio tecnico sulla produzione scientifica. La valutazione deve necessariamente considerare l’attività del dipendente nella sua globalità. Tra gli elementi che hanno concorso a determinare la verifica negativa dipendente vi erano ‘sistematici e prolungati ritardi’ e una scarsa produzione scientifica, ma anche una mancanza di collaborazione e la scelta personale di non utilizzare sistemi di rilevazione delle presenze, elementi che rientrano a pieno titolo nei doveri d’ufficio.

La Corte ha inoltre respinto i motivi di ricorso di natura procedurale. Ha dichiarato inammissibili le censure relative alla violazione di circolari interne, in quanto atti amministrativi e non norme di diritto. Ha parimenti respinto le doglianze sull’omesso esame di fatti decisivi, evidenziando come la doppia sentenza conforme nei gradi di merito precludesse tale tipo di censura e come, in ogni caso, i giudici avessero ampiamente motivato la loro decisione, basandola su un iter logico-argomentativo coerente.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel diritto del lavoro: la prestazione lavorativa non è un insieme di compiti slegati, ma un’obbligazione complessa che include diligenza, obbedienza e fedeltà. La valutazione del dipendente, specialmente ai fini di una progressione di carriera, non può ignorare il contesto generale in cui l’attività viene svolta. Anche in settori caratterizzati da un’elevata autonomia, come quello della ricerca, il lavoratore rimane parte di un’organizzazione e il suo contributo al buon andamento complessivo dell’ufficio è un elemento essenziale della sua prestazione. La decisione conferma che una verifica negativa dipendente è legittima se basata su un accertamento completo e motivato che consideri tutti gli aspetti del rapporto di lavoro.

Nella valutazione per una progressione di carriera, il datore di lavoro può considerare anche aspetti diversi dalla produzione scientifica?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione deve essere ‘complessiva’ e ‘a tutto tondo’, potendo quindi includere non solo la qualità della ricerca, ma anche la regolarità della prestazione, la collaborazione con l’istituto e l’adempimento dei generali doveri d’ufficio.

Cosa si intende per valutazione ‘a tutto tondo’ dell’attività di un ricercatore?
Significa che l’accertamento non si limita alla bontà degli elaborati o dei progetti redatti, ma si estende alla globalità dell’attività svolta. Include il rispetto delle direttive dell’ente, la collaborazione per il buon andamento dell’ufficio e il corretto adempimento di tutti gli obblighi contrattuali.

È possibile contestare in Cassazione una valutazione di merito se le sentenze di primo e secondo grado sono uguali?
La possibilità è limitata. Se le due sentenze di merito (Tribunale e Corte d’Appello) si fondano sul medesimo iter logico-argomentativo (c.d. ‘doppia conforme’), è preclusa la possibilità di denunciare in Cassazione l’omesso esame di un fatto decisivo, come previsto dall’art. 360, comma 1, n. 5 del codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati