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Verbale di conciliazione: è vincolante sull’orario?

Una società del settore abbigliamento sanzionava una dipendente che si rifiutava di seguire un nuovo orario di lavoro, diverso da quello stabilito in un precedente verbale di conciliazione. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo che la clausola sull’orario contenuta nel verbale di conciliazione era una previsione vincolante, parte di un accordo complessivo tra le parti, e non poteva essere modificata unilateralmente dal datore di lavoro. Le sanzioni sono state quindi ritenute illegittime.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Verbale di conciliazione: può fissare l’orario di lavoro in modo definitivo?

Il verbale di conciliazione è uno strumento fondamentale nel diritto del lavoro, utilizzato per risolvere le controversie tra datore di lavoro e dipendente. Ma fino a che punto i suoi contenuti sono vincolanti per il futuro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che le clausole inserite in tale accordo, comprese quelle sull’orario di lavoro, non sono semplici dettagli, ma parte integrante di un patto che non può essere modificato unilateralmente.

I Fatti di Causa: la controversia sull’orario di lavoro

Il caso ha origine dalla decisione di una nota società operante nel settore dell’abbigliamento di applicare provvedimenti disciplinari (multa e sospensione) a una sua dipendente, con la qualifica di Capo Reparto. La “colpa” della lavoratrice era quella di non aver rispettato un nuovo orario di lavoro imposto dall’azienda a partire da settembre 2019.

La dipendente ha contestato le sanzioni, sostenendo che il suo orario di lavoro era già stato definito in un verbale di conciliazione firmato anni prima, il 10 luglio 2014. Tale accordo, che aveva risolto una precedente controversia relativa a un trasferimento, stabiliva un’articolazione oraria specifica (9:00-12:30 e 15:30-19:30). Secondo la lavoratrice, quella pattuizione era ancora valida e vincolante.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla dipendente, dichiarando illegittime le sanzioni e condannando l’azienda alla restituzione delle trattenute. I giudici di merito hanno ritenuto che la clausola sull’orario fosse una previsione conciliativa espressa, parte di un complesso di reciproche concessioni, e quindi pienamente vincolante.

L’interpretazione del verbale di conciliazione in Cassazione

L’azienda ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione del verbale di conciliazione da parte dei giudici. Secondo la tesi aziendale, l’accordo del 2014 riguardava esclusivamente la revoca di un trasferimento e la definizione dell’orario in regime full-time, senza alcuna intenzione di “cristallizzare” la turnazione per l’intera durata del rapporto di lavoro. L’azienda ha inoltre lamentato la mancata valutazione del comportamento della dipendente secondo i principi di buona fede e correttezza.

La Decisione della Corte: il verbale di conciliazione è vincolante

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che l’interpretazione fornita dai giudici di merito era logica, plausibile e ben motivata, e come tale non censurabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’interpretazione di un atto negoziale, come un verbale di conciliazione, deve basarsi non solo sul senso letterale delle parole, ma anche sulla “ratio” dell’accordo, ovvero sulla comune intenzione delle parti. Nel caso di specie, la clausola sull’orario non era un obiter dictum (un’affermazione incidentale), ma una “espressa previsione conciliativa” che faceva parte del pacchetto di “reciproche concessioni e pattuizioni”.

L’accordo era volto a prevenire future vertenze su ogni aspetto della prestazione lavorativa, non solo sul luogo di lavoro ma anche sulla sua collocazione temporale. La Corte d’Appello aveva correttamente ricostruito la volontà delle parti, concludendo che la modifica unilaterale dell’orario da parte del datore di lavoro era illegittima in quanto violava un patto vincolante.

Inoltre, la Cassazione ha dichiarato inammissibili altri motivi di ricorso, come quello sulla violazione dei doveri di buona fede, perché la questione non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio con la dovuta specificità (principio di autosufficienza del ricorso). La Corte ha anche ribadito che, in presenza di una “doppia conforme” (decisioni identiche di primo e secondo grado), la valutazione delle prove è preclusa al giudice di legittimità.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: il verbale di conciliazione è un contratto a tutti gli effetti e le sue clausole devono essere rispettate da entrambe le parti. Un datore di lavoro non può modificare unilateralmente condizioni essenziali del rapporto, come l’orario, se queste sono state specificamente definite in un accordo transattivo. La decisione sottolinea l’importanza di redigere accordi conciliativi con la massima chiarezza e completezza, per evitare future controversie interpretative. Per i lavoratori, rappresenta una tutela fondamentale contro modifiche arbitrarie delle condizioni pattuite per porre fine a una lite.

Un verbale di conciliazione può definire l’orario di lavoro in modo vincolante per il futuro?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, una clausola che stabilisce l’articolazione dell’orario di lavoro all’interno di un verbale di conciliazione non è un’affermazione incidentale, ma una previsione espressa che fa parte delle reciproche concessioni tra le parti. Pertanto, è vincolante e non può essere ignorata.

Il datore di lavoro può modificare unilateralmente un orario di lavoro stabilito in un accordo conciliativo?
No. Se l’orario di lavoro è stato oggetto di una specifica pattuizione in un verbale di conciliazione, il datore di lavoro non può successivamente modificarlo in modo unilaterale. Tale modifica costituirebbe una violazione dell’accordo, che ha forza di contratto tra le parti.

Perché la Cassazione ha ritenuto corretta l’interpretazione dei giudici di merito?
La Cassazione ha stabilito che i giudici di merito hanno correttamente interpretato la clausola sull’orario non in modo isolato, ma come parte integrante del complesso accordo transattivo. Hanno considerato la comune intenzione delle parti di prevenire future liti su tutti gli aspetti della prestazione, inclusa la collocazione temporale, rendendo l’interpretazione logica e coerente con i canoni ermeneutici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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