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Verbale di accertamento: quando fa piena prova?

Un automobilista ha impugnato una multa per sorpasso su un dosso, sostenendo che la valutazione degli agenti fosse soggettiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando che il verbale di accertamento su fatti visti direttamente dagli agenti ha fede privilegiata. Per contestarlo, è necessaria una querela di falso, non basta la testimonianza di terzi.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Verbale di accertamento: la Cassazione chiarisce la sua efficacia probatoria

Quando riceviamo una multa, la prima reazione è spesso quella di contestarla. Ma quali sono i limiti di questa contestazione? Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce sull’incrollabile valore del verbale di accertamento redatto da un pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che i fatti percepiti direttamente dagli agenti non possono essere smentiti da una semplice testimonianza, ma richiedono un procedimento specifico: la querela di falso.

I Fatti del Caso: Il Sorpasso Contestato

Un automobilista veniva sanzionato per aver effettuato una manovra di sorpasso in prossimità di un dosso ascendente, violando l’articolo 148 del Codice della Strada. La multa si basava sul verbale redatto dagli agenti che avevano assistito direttamente alla scena. L’automobilista decideva di opporsi alla sanzione, ma la sua opposizione veniva respinta sia dal Giudice di Pace che, successivamente, dal Tribunale in sede di appello. Entrambi i giudici confermavano la legittimità dell’accertamento, basandosi sull’efficacia probatoria del verbale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Non arrendendosi, l’automobilista portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su due motivi principali:
1. Violazione delle norme sulla prova (artt. 2697 e 2700 c.c.): Sosteneva che l’accertamento degli agenti fosse frutto di una ‘percezione sensoriale con margini di apprezzamento’ e che, quindi, potesse essere contestato con normali mezzi di prova, come la testimonianza di un’altra persona presente, senza dover ricorrere alla complessa procedura della querela di falso.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Lamentava che il giudice d’appello non avesse considerato la deposizione di un testimone, la quale avrebbe descritto una conformazione della strada diversa da quella riportata nel verbale, suggerendo al massimo un’infrazione per eccesso di velocità e non per divieto di sorpasso.

L’Analisi della Corte: il valore del verbale di accertamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi manifestamente infondati, cogliendo l’occasione per ribadire un principio cardine del nostro ordinamento giuridico riguardo l’efficacia del verbale di accertamento.

La Fede Privilegiata del Verbale di Accertamento

I giudici hanno spiegato che il verbale redatto da un pubblico ufficiale fa piena prova, fino a querela di falso, riguardo ai fatti che l’agente attesta essere avvenuti in sua presenza o da lui compiuti. Questo significa che la descrizione delle condizioni di tempo e di luogo, e delle circostanze oggettive della violazione – come l’effettuazione di un sorpasso vicino a un dosso – è coperta da una ‘fede privilegiata’. Non si tratta di una valutazione soggettiva, ma della constatazione diretta e oggettiva di un fatto.

Il Limite della Prova Testimoniale

Di conseguenza, per contestare tali fatti, non è sufficiente presentare prove contrarie, come la testimonianza di un amico o di un passante. L’unico strumento giuridico idoneo a scalfire la veridicità del verbale è la querela di falso, un procedimento specifico volto a dimostrare che il pubblico ufficiale ha attestato il falso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una consolidata giurisprudenza. Ha chiarito che nel procedimento di opposizione a una sanzione amministrativa, la contestazione e la prova possono riguardare solo circostanze di fatto non attestate nel verbale come avvenute alla presenza del pubblico ufficiale. Tutti gli elementi descritti come percepiti direttamente e contestualmente dagli agenti (luogo, tempo, condotta del trasgressore) godono di fede privilegiata. La percezione di un sorpasso in prossimità di un dosso non è un’opinione, ma un dato oggettivo controllabile. Pertanto, qualsiasi tentativo di dimostrare una diversa dinamica dei fatti avrebbe dovuto necessariamente passare attraverso una querela di falso, che nel caso di specie non era stata proposta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Automobilista

Questa ordinanza conferma che la possibilità di contestare una multa ha limiti ben precisi. Se la violazione è stata accertata direttamente da un agente e riportata nel verbale, l’automobilista non può semplicemente sperare di cavarsela con una testimonianza a suo favore. La legge attribuisce un’elevata forza probatoria al verbale per garantire la certezza degli accertamenti. La decisione finale è stata quindi il rigetto integrale del ricorso, con la condanna del ricorrente al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, a dimostrazione della manifesta infondatezza delle sue pretese.

È possibile contestare un verbale di accertamento con la testimonianza di una persona presente?
No, secondo la Corte, se il verbale attesta fatti percepiti direttamente e senza margini di apprezzamento dagli agenti accertatori, come un sorpasso, non può essere contestato con una semplice testimonianza.

Qual è l’unico modo per contestare la veridicità di un fatto descritto in un verbale di accertamento?
L’unico strumento legale previsto per contestare i fatti coperti da ‘fede privilegiata’ in un verbale di accertamento è la proposizione di una ‘querela di falso’.

La valutazione di un sorpasso in prossimità di un dosso è considerata una percezione soggettiva dell’agente?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la constatazione di un sorpasso in prossimità di un dosso ascendente è una circostanza di fatto riscontrata direttamente e oggettivamente dall’agente, e non una sua valutazione soggettiva o un apprezzamento personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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