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Verbale di accertamento: quando è valido?

Una società sanzionata per lavoro irregolare ha impugnato il provvedimento, sostenendo che il verbale di accertamento fosse stato notificato oltre i termini di legge e si basasse su prove inattendibili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo due punti fondamentali. Primo, il termine di 90 giorni per la notifica decorre dalla conclusione delle indagini, non dal primo accesso ispettivo. Secondo, le dichiarazioni dei lavoratori raccolte dagli ispettori costituiscono materiale probatorio liberamente valutabile dal giudice, che può ritenerle decisive anche se parzialmente diverse dalle testimonianze rese in giudizio.

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Verbale di Accertamento: Termini di Notifica e Valore delle Prove

Un verbale di accertamento dell’Ispettorato del Lavoro è uno strumento fondamentale nella lotta al lavoro irregolare, ma la sua validità è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su due aspetti chiave: il termine per la notifica della sanzione e il valore probatorio delle dichiarazioni rese dai lavoratori durante l’ispezione. Questa decisione rafforza gli strumenti a disposizione degli organi ispettivi e definisce con precisione i limiti delle contestazioni da parte delle aziende.

I Fatti di Causa

Una società e il suo legale rappresentante si sono opposti a un’ordinanza-ingiunzione con cui l’Ispettorato del Lavoro li condannava al pagamento di oltre 42.000 euro a titolo di sanzione amministrativa. La contestazione riguardava l’omessa regolarizzazione del rapporto di lavoro di alcuni dipendenti. L’opposizione è stata rigettata sia dal Tribunale in primo grado sia dalla Corte d’Appello. L’azienda ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, basando la propria difesa su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Notifica Tardiva e Prove Inattendibili

I ricorrenti hanno sollevato due questioni principali per chiedere l’annullamento della sanzione:

1. Violazione dei termini di notifica: Secondo l’azienda, il verbale di accertamento era stato notificato oltre il termine di 90 giorni previsto dalla legge (art. 14, L. 689/1981), calcolando tale termine dal primo accesso ispettivo. Sostenevano che il ritardo fosse imputabile all’inerzia dell’Ispettorato.
2. Errata valutazione delle prove: L’azienda contestava l’attendibilità delle dichiarazioni rese dai lavoratori agli ispettori nell’immediatezza dei fatti, ritenendole insufficienti e contraddette da altre prove. Si lamentava che la Corte d’Appello avesse confermato la sanzione basandosi su tali dichiarazioni, senza considerare le prove a discarico.

La Decisione della Cassazione sul Verbale di Accertamento

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, confermando la validità della sanzione e del verbale di accertamento. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei principi normativi e giurisprudenziali in materia.

Il Termine per la Notifica del Verbale di Accertamento

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il dies a quo, ovvero il giorno da cui decorre il termine di 90 giorni per la notifica, non è la data del primo accesso ispettivo, ma il momento in cui l’amministrazione conclude l’attività di accertamento. Questo significa che l’Ispettorato ha a disposizione il tempo necessario per svolgere tutte le verifiche, acquisire documenti e sentire le persone informate sui fatti. Nel caso specifico, le indagini si erano protratte a lungo, includendo reiterate audizioni dei lavoratori e l’acquisizione di una dichiarazione spontanea decisiva a distanza di quasi due anni dal primo accesso. La Corte ha ritenuto congruo il tempo impiegato, escludendo qualsiasi inerzia colpevole dell’organo ispettivo.

Il Valore Probatorio delle Dichiarazioni dei Lavoratori

Riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha chiarito la natura probatoria del verbale di accertamento. Mentre i fatti attestati dai funzionari come avvenuti in loro presenza fanno piena prova fino a querela di falso, le altre circostanze accertate, come le dichiarazioni raccolte da terzi (i lavoratori), costituiscono materiale probatorio liberamente apprezzabile dal giudice. Il giudice di merito può legittimamente attribuire maggior peso alle dichiarazioni rese nell’immediatezza del sopralluogo, perché considerate più genuine, rispetto a quelle fornite successivamente in sede di testimonianza processuale. La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, aveva correttamente motivato la propria decisione, sottolineando la concordanza tra le dichiarazioni iniziali dei lavoratori e le deposizioni di due testimoni sentiti in giudizio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si concentrano sulla distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la decisione impugnata sia logicamente coerente e fondata su una corretta applicazione delle norme. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata, spiegando perché il tempo dell’accertamento fosse giustificato e perché le dichiarazioni raccolte dagli ispettori fossero attendibili. La scelta di dare prevalenza a determinate prove rispetto ad altre rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, a meno di un vizio logico palese, qui non riscontrato. La Corte ha quindi confermato che l’istruttoria condotta dall’Ispettorato e la successiva valutazione del giudice erano state corrette.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce che le aziende non possono facilmente far leva sulla durata delle indagini ispettive per ottenere l’annullamento delle sanzioni, a patto che l’amministrazione dimostri di aver svolto un’attività di accertamento continua e necessaria. In secondo luogo, rafforza enormemente il valore delle dichiarazioni che i lavoratori rendono agli ispettori durante i controlli. Queste dichiarazioni, se raccolte correttamente, possono essere considerate dal giudice prova sufficiente della sussistenza dell’illecito, anche in presenza di testimonianze successive potenzialmente divergenti. Per le imprese, ciò significa che la trasparenza e la regolarità dei rapporti di lavoro sono essenziali fin dal primo momento, poiché quanto emerge durante un’ispezione ha un peso probatorio determinante in un eventuale giudizio.

Da quale momento decorrono i 90 giorni per notificare un verbale di accertamento per lavoro irregolare?
Il termine di 90 giorni, previsto dall’art. 14 della Legge n. 689/1981, non decorre dalla data del primo accesso ispettivo, ma dal momento in cui si conclude l’intera attività di accertamento da parte dell’amministrazione, che comprende la valutazione di tutti gli elementi acquisiti.

Che valore hanno le dichiarazioni rilasciate dai lavoratori agli ispettori durante un controllo?
Le dichiarazioni rese dai lavoratori e verbalizzate dagli ispettori non fanno piena prova legale, ma costituiscono materiale probatorio liberamente valutabile e apprezzabile dal giudice. Il giudice può ritenerle sufficienti a dimostrare l’illecito, anche attribuendo loro maggior peso rispetto a testimonianze rese successivamente in giudizio.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, la valutazione delle prove e l’accertamento dei fatti sono di competenza esclusiva del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per vizi di legittimità, come la violazione di legge o un vizio di motivazione grave e palese, ma non per rimettere in discussione l’attendibilità di un testimone o la preferenza accordata a una prova rispetto a un’altra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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