LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Verbale di accertamento: la sua efficacia probatoria

Un automobilista veniva multato per uso del cellulare alla guida. Dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando un principio fondamentale: il verbale di accertamento fa piena prova dei fatti direttamente constatati dal pubblico ufficiale. Per contestare tali fatti, come l’aver visto il conducente con il telefono all’orecchio, non è sufficiente una semplice negazione, ma è obbligatorio presentare una querela di falso. In assenza di tale procedura, il verbale deve essere considerato veritiero.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’efficacia del Verbale di Accertamento: Quando Serve la Querela di Falso

Quando si riceve una multa, la prima reazione è spesso quella di contestarla. Ma quali sono i limiti di questa contestazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’efficacia probatoria del verbale di accertamento e sottolinea come, per certi fatti, non sia sufficiente una semplice negazione. Il caso analizzato riguarda una multa per guida con smartphone, ma il principio espresso ha una valenza molto più ampia e definisce i confini tra la libera valutazione del giudice e la fede privilegiata dell’atto pubblico.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva fermato dalla Polizia Municipale e sanzionato per aver violato il Codice della Strada, in particolare per aver guidato utilizzando uno smartphone tenuto con la mano all’orecchio. L’automobilista decideva di opporsi al verbale.

Sia il Giudice di Pace in primo grado che il Tribunale in appello accoglievano le ragioni del conducente. Secondo i giudici di merito, la dichiarazione degli agenti accertatori, riportata nel verbale, non godeva di fede privilegiata fino a querela di falso. Pertanto, il giudice poteva liberamente valutare tutte le prove e, in questo caso, aveva ritenuto non sufficientemente provata la violazione. L’ente locale, non condividendo questa interpretazione, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e il valore del verbale di accertamento

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente locale, cassando la sentenza del Tribunale e affermando un principio consolidato in giurisprudenza. La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non attribuire al verbale di accertamento la sua corretta efficacia probatoria.

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra i diversi contenuti di un verbale. Secondo la Suprema Corte, il verbale redatto da un pubblico ufficiale fa piena prova, fino a querela di falso, relativamente a specifici elementi:

1. I fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza.
2. I fatti che l’ufficiale ha potuto conoscere senza alcun margine di apprezzamento o percezione sensoriale soggettiva.
3. La provenienza del documento dall’ufficiale che lo ha redatto.
4. Le dichiarazioni rese dalle parti.

L’atto di vedere un conducente che tiene un cellulare all’orecchio rientra pienamente nella prima categoria: è un fatto storico, oggettivo, percepito direttamente dall’agente. Pertanto, per contestare tale circostanza, l’automobilista avrebbe dovuto avviare una procedura specifica chiamata “querela di falso”, volta a dimostrare la falsità di quanto attestato nel verbale.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che l’efficacia di fede privilegiata non si estende, invece, agli apprezzamenti, alle valutazioni personali dell’agente o ai fatti di cui egli sia venuto a conoscenza tramite terze persone o sulla base di proprie presunzioni. In quei casi, il giudice può liberamente valutare il contenuto del verbale come qualsiasi altra prova.

Tuttavia, nel caso specifico, la condotta contestata (l’uso del telefono tenuto in mano) è una percezione visiva diretta, un accadimento oggettivo che si svolge sotto gli occhi dell’agente. Di conseguenza, la sua attestazione nel verbale di accertamento assume il valore di piena prova. Il Tribunale, ritenendo di poter ‘liberamente apprezzare’ questa circostanza senza che fosse stata proposta una querela di falso, ha violato le norme sull’efficacia probatoria degli atti pubblici (art. 2700 c.c.) e sull’onere della prova (art. 2697 c.c.). L’opponente, limitandosi a contestare i fatti senza avviare l’apposito procedimento per dimostrarne la falsità, non ha adempiuto all’onere probatorio su di lui gravante.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per chiunque intenda contestare una sanzione amministrativa. Se l’oggetto della contestazione è un fatto materiale direttamente e oggettivamente constatato dall’agente verbalizzante, non è possibile limitarsi a una semplice negazione. È indispensabile intraprendere l’azione legale della querela di falso. In caso contrario, il contenuto del verbale di accertamento farà piena prova e il giudice sarà vincolato a considerarlo veritiero. La decisione rafforza quindi l’autorità dell’atto pubblico e chiarisce nettamente gli strumenti a disposizione del cittadino per contestarne il contenuto.

Il verbale di accertamento della polizia fa sempre piena prova?
No, secondo l’ordinanza, fa piena prova fino a querela di falso solo per i fatti che il pubblico ufficiale attesta siano avvenuti in sua presenza e che ha potuto constatare direttamente, senza margini di apprezzamento soggettivo. Non ha la stessa efficacia probatoria per le valutazioni personali dell’agente o per fatti appresi da terzi.

Per contestare una multa per uso del cellulare alla guida è sufficiente negare i fatti?
No. Poiché l’uso del cellulare tenuto in mano è un fatto che l’agente percepisce direttamente con i sensi, per contestarlo non basta una semplice negazione. È necessario avviare un procedimento specifico, la ‘querela di falso’, per dimostrare che l’agente ha attestato il falso.

Cosa succede se l’automobilista non presenta la querela di falso per contestare un fatto visto dall’agente?
Se non viene presentata la querela di falso, i fatti attestati nel verbale come direttamente percepiti dall’agente devono essere considerati veri dal giudice, il quale non può valutarli liberamente. Di conseguenza, l’opposizione alla sanzione sarà molto probabilmente respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati