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Verbale autovelox: prova e validità della multa

Una società ha contestato delle multe per eccesso di velocità, lamentando la mancata produzione in giudizio delle fotografie scattate dall’autovelox. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il verbale autovelox, redatto da un pubblico ufficiale, costituisce piena prova della violazione. Spetta al conducente dimostrare, con prove concrete, un eventuale malfunzionamento del dispositivo.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Verbale Autovelox: La Cassazione Conferma la Validità Anche Senza Foto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla validità del verbale autovelox e sull’onere della prova nelle contestazioni per eccesso di velocità. La decisione chiarisce che la multa è legittima anche se le fotografie dell’infrazione non vengono prodotte in giudizio, attribuendo al verbale redatto dal pubblico ufficiale un’elevata efficacia probatoria. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali per gli automobilisti e per la Pubblica Amministrazione.

I Fatti del Caso

Una società proponeva opposizione contro due ordinanze-ingiunzioni emesse dalla Prefettura per violazioni dei limiti di velocità, accertate tramite autovelox dalla Polizia Municipale. L’opposizione veniva rigettata sia in primo grado dal Giudice di Pace, sia in appello dal Tribunale. La società decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su tre motivi principali:

1. Mancanza di prova: Si sosteneva che l’Amministrazione non avesse fornito prova adeguata della violazione, in quanto le fotografie erano state visionate solo su un sito internet e non prodotte formalmente in giudizio.
2. Errore di percezione: Si contestava al Tribunale un errore percettivo, per aver fondato la propria decisione sull’esistenza di prove fotografiche di fatto mai acquisite agli atti del processo.
3. Vizio di motivazione: Si lamentava una motivazione apparente e contraddittoria della sentenza d’appello, che non avrebbe adeguatamente risposto alle specifiche censure mosse riguardo alla carenza probatoria.

La Validità del Verbale Autovelox secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i tre motivi di ricorso, ritenendoli infondati e rigettando l’impugnazione. I giudici hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale in materia, stabilendo principi chiari sull’efficacia probatoria degli strumenti di rilevamento della velocità e dei relativi verbali.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni capisaldi giuridici. In primo luogo, ha ribadito che l’efficacia probatoria di uno strumento come l’autovelox, regolarmente omologato e sottoposto a verifiche periodiche, è piena fino a prova contraria. Ciò significa che non è l’Amministrazione a dover dimostrare il corretto funzionamento dell’apparecchio, ma è l’opponente (l’automobilista) a dover fornire prove concrete di un suo difetto di costruzione, installazione o funzionamento.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale del caso, la Cassazione ha chiarito che la mancata produzione in giudizio dei rilievi fotografici non invalida l’accertamento. Il verbale di accertamento dell’infrazione, redatto da un pubblico ufficiale, fa piena prova, fino a querela di falso, dei fatti che l’agente attesta essere avvenuti in sua presenza e delle circostanze descritte. Questo include l’attestazione che il rilevamento è avvenuto tramite un determinato dispositivo.

Le risultanze strumentali (come la velocità registrata dall’autovelox) valgono come prova fino a che l’opponente non dimostri il contrario, ad esempio allegando e provando circostanze di fatto che facciano dubitare dell’affidabilità della misurazione. La parte che si oppone, avendo visionato le foto sul sito del Comune, avrebbe potuto contestarle specificamente o impugnarle con querela di falso, cosa che non è avvenuta.

Infine, la Corte ha giudicato la motivazione della sentenza d’appello come chiara, sintetica e sufficiente a soddisfare il “minimo costituzionale” richiesto dalla legge, respingendo così anche la censura sul vizio di motivazione.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: il verbale redatto dalla Polizia ha un’autonoma forza probatoria che non dipende dalla produzione in giudizio della documentazione fotografica. Per contestare efficacemente una multa per eccesso di velocità non è sufficiente lamentare la mancanza delle foto agli atti del processo. È invece necessario un onere probatorio attivo da parte del ricorrente, che deve allegare e dimostrare elementi specifici e concreti in grado di minare l’affidabilità dell’accertamento tecnico o la veridicità di quanto attestato nel verbale.

La multa per eccesso di velocità è valida anche se le fotografie dell’autovelox non vengono presentate in tribunale?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la mancata produzione del rilievo fotografico in giudizio è ininfluente. Il verbale di accertamento redatto dal pubblico ufficiale costituisce di per sé piena prova dell’infrazione fino a querela di falso.

Chi deve dimostrare che l’autovelox non funzionava correttamente?
L’onere della prova grava sull’automobilista che si oppone alla sanzione. È l’opponente a dover allegare e provare, sulla base di circostanze concrete, un eventuale difetto di costruzione, installazione o funzionamento del dispositivo.

Che valore legale ha il verbale di accertamento di un’infrazione stradale?
Il verbale fa piena prova, fino a querela di falso, dei fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza e descritti senza margini di apprezzamento, nonché della sua provenienza. Le risultanze degli apparecchi valgono invece fino a prova contraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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