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Vendita senza incanto: quando l’aggiudicazione è?

La Corte di Cassazione ha stabilito che nella vendita senza incanto, l’aggiudicazione del bene è immediatamente definitiva e non ‘provvisoria’. Di conseguenza, il termine per il pagamento del saldo prezzo decorre dal momento dell’aggiudicazione stessa. La Corte ha rigettato il ricorso di una società che, ritenendo l’aggiudicazione non definitiva, non aveva versato il saldo, incorrendo così nella decadenza e nella perdita della cauzione.

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Vendita senza incanto: l’aggiudicazione è definitiva sin da subito

Quando ci si aggiudica un immobile in un’asta giudiziaria, è fondamentale comprendere da quale momento esatto partono gli obblighi di pagamento. Un’errata interpretazione può costare cara, portando alla perdita del bene e della cauzione versata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale della vendita senza incanto: la natura dell’aggiudicazione e la decorrenza del termine per il saldo prezzo. La Corte ha chiarito che, a differenza della vendita con incanto, in questa procedura l’aggiudicazione è da considerarsi immediatamente definitiva.

I Fatti del Caso

Una società si aggiudicava un immobile in una procedura di espropriazione immobiliare condotta con la modalità della vendita senza incanto. L’offerta della società prevedeva il pagamento del saldo prezzo in dodici rate mensili, decorrenti dalla “notifica dell’aggiudicazione definitiva”. Il professionista delegato alla vendita, nel verbale, aveva qualificato l’aggiudicazione come “provvisoria, sino all’emissione del decreto di trasferimento”.

Trascorsi cinque mesi senza che la società versasse alcuna rata, il giudice dell’esecuzione ne dichiarava la decadenza, disponendo l’acquisizione della cauzione. La società si opponeva, sostenendo che il termine per il pagamento non fosse mai iniziato a decorrere, poiché non aveva mai ricevuto una comunicazione di aggiudicazione “definitiva”, distinta da quella “provvisoria” indicata nel verbale. L’opposizione veniva rigettata sia dal Tribunale che, successivamente, dalla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla vendita senza incanto

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della società, affermando un principio di diritto fondamentale per chi partecipa alle aste immobiliari. I giudici hanno chiarito che la distinzione tra aggiudicazione “provvisoria” e “definitiva” è un concetto che non si applica alla vendita senza incanto.

L’uso del termine “provvisoria” da parte del professionista delegato è stato ritenuto giuridicamente errato ma ininfluente. Tale qualificazione non implica la necessità di un successivo atto di conferma da parte del giudice, ma va interpretata come un semplice richiamo al fatto che l’aggiudicazione può essere revocata in caso di mancato pagamento del saldo prezzo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una distinzione netta tra le due principali modalità di vendita forzata.

Nella vendita con incanto, l’aggiudicazione è effettivamente provvisoria perché la legge (art. 584 c.p.c.) ammette la possibilità che vengano presentate ulteriori offerte in aumento di un quinto entro dieci giorni, che possono riaprire la gara. Solo dopo questo periodo l’aggiudicazione diventa definitiva.

Nella vendita senza incanto, invece, questa possibilità non esiste. L’aggiudicazione che segue l’apertura delle buste e l’eventuale gara tra gli offerenti è, per sua natura, stabile e definitiva. Non è soggetta a successive offerte migliorative. Pertanto, il termine per il versamento del saldo prezzo inizia a decorrere immediatamente dalla data in cui l’aggiudicatario ha conoscenza dell’aggiudicazione, ovvero al termine delle operazioni di vendita a cui ha partecipato.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’aggiudicataria aveva ricevuto una comunicazione scritta dal professionista delegato che chiariva come il termine decorresse dalla data dell’aggiudicazione, rendendo così ingiustificabile qualsiasi affidamento sul carattere non definitivo della stessa e respingendo l’appello al principio di “buona fede”.

Infine, è stato dichiarato inammissibile il motivo di ricorso basato su una presunta “prassi” del Tribunale che prevedeva una convalida successiva dell’aggiudicazione. Secondo la Corte, una prassi locale, per quanto radicata, non può mai prevalere su una chiara disposizione di legge né creare un legittimo affidamento quando è contra legem.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per tutti i partecipanti alle aste giudiziarie. Nella vendita senza incanto, l’aggiudicazione è un atto definitivo che fa scattare immediatamente l’obbligo di versare il saldo prezzo nei termini stabiliti. Qualsiasi dicitura come “provvisoria” contenuta nei verbali deve essere interpretata non come una sospensione dell’efficacia, ma come un avvertimento sulla possibilità di revoca in caso di inadempimento. È essenziale, quindi, agire con prontezza e non attendere ulteriori comunicazioni “definitive” che la legge non prevede, per non rischiare di perdere sia l’immobile che la cauzione.

Nell’ambito di una vendita senza incanto, l’aggiudicazione è ‘provvisoria’ o ‘definitiva’?
Secondo la Corte di Cassazione, nella vendita senza incanto l’aggiudicazione è ontologicamente stabile e definitiva sin dal momento in cui viene disposta. La distinzione tra provvisoria e definitiva è propria solo della vendita con incanto.

Da quando decorre il termine per versare il saldo del prezzo in una vendita senza incanto?
Il termine per il versamento del saldo prezzo decorre dalla data in cui l’aggiudicatario acquisisce conoscenza della dichiarazione di aggiudicazione in suo favore, che di norma coincide con la conclusione delle operazioni di vendita a cui ha partecipato.

Una prassi del tribunale contraria alla legge può giustificare il comportamento di una parte?
No. La Corte ha stabilito che qualsiasi prassi di un ufficio giudiziario che sia contraria a una chiara ed univoca norma di legge (contra legem) è inidonea a creare legittimi affidamenti negli utenti e non può giustificare un inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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